Tra i vari temi caldissimi della settimana politica che si sta chiudendo, spicca la discussione in Parlamento sul cosiddetto Ius Scholae. Si tratta di una proposta di legge, voluta fortemente dal Partito Democratico, finalizzata a riconoscere la cittadinanza ai figli degli immigrati. Per ottenerla, il minore deve risiedere legalmente in Italia e deve avere frequentato regolarmente, nel territorio nazionale, per almeno cinque anni, uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale idonei al conseguimento di una qualifica professionale. E su questa possibile novità, osteggiata dal centrodestra, arriva ora l’approvazione della Chiesa, tramite i vescovi della Cei.
Perché lo Ius Scholae è importante per la Cei
“La riforma della cittadinanza con lo Ius scholae va incontro alla realtà di un Paese che sta cambiando“, ha infatti dichiarato in un’intervista all’Ansa monsignor Gian Carlo Perego. Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e abate di Pomposa, Perego nella Cei è il Presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e Presidente della Fondazione Migrantes.
“Spero che le ragioni e la realtà prevalgano rispetto ai dibattiti ideologici. Per il bene non solo di chi aspetta questa legge, ma anche dell’Italia che è uno dei Paesi più vecchi“, ha aggiunto monsignor Perego. L’arcivescovo si è anche soffermato su alcune polemiche politiche di questi giorni. Forze di centrodestra affermano infatti che lo Ius scholae non debba essere una priorità in un periodo come questo, carico di emergenze. “Ne parliamo da almeno quindici anni, contrapporre il caro-bollette non ha senso“, è la replica del rappresentante della Cei.
Cittadinanza: un tema che interessa tutti
La legge sullo Ius scholae, secondo monsignor Perego, “viene letta con parametri ideologici e non guardando invece alla realtà. Quella di un milione e quattrocentomila ragazzi che aspettano di essere cittadini italiani. Di questi, 900 mila sono alunni delle nostre scuole e gli altri hanno più di 18 anni. La realtà è quella di un’Italia che è cambiata, con cinque milioni e mezzo di migranti che sono un mondo di famiglie, di studenti, di lavoratori“.
“Di questo dovrebbe tenere conto tutta la politica. Occorre leggere la situazione e utilizzare lo strumento della cittadinanza per rendere tutti partecipi di questa trasformazione“, ha aggiunto monsignor Perego. Secondo cui lo Ius scholae riguarda “le persone che attendono ma anche gli italiani che sempre si sono detti favorevoli a questo provvedimento. Nei sondaggi sono oltre il 70%“. E anche la Chiesa, attraverso la Cei e i vescovi, dice sì a questa storica novità.