L’incontro tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo annuncia una ritrovata sintonia all’interno del Movimento 5 Stelle, o almeno sono state scongiurate scissioni. Nelle settimane scorse tra l’ex premier e il garante del M5S sono volate accuse durissime e telefonate burrascose.
Finché sul blog Grillo era sembrato porre fine alla questione. “Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione. Io questo l’ho capito, e spero che possiate capirlo anche voi”. Infine, dopo un paziente lavorio diplomatico degli altri big del Movimento tra i due sembra essere tornata la pace.
Quali sono stati i punti di conflitto che hanno diviso Grillo e Conte e portato in fibrillazione i Cinque Stelle? Tutto è ruotato principalmente sullo Statuto del Movimento. Riscritto da Conte e bocciato da Grillo. Ma anche su un bilanciamento di poteri e contropoteri tra garante e leader in pectore.
Un aspetto che non è andato giù a Beppe Grillo era il passaggio in cui dal nuovo Statuto Conte eliminava l’articolo sui poteri del garante. Il Garante, cioè Grillo, in base alle regole attuali è di fatto inamovibile. Inoltre, ha il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme.
Conte non aveva intenzione di accettare questa “diarchia” perché riteneva che limitasse eccessivamente la libertà di manovra del capo politico. E per questo l’ex premier nel nuovo statuto ne aveva limitato i poteri riducendolo a una sorta di figura consultiva. Mandando Grillo su tutte le furie.
Conte ha sempre ritenuto scontato che spettasse a lui il compito di scegliere i propri vice. E chiedeva anche maggiori poteri sugli incarichi e sulla squadra. Su questo tema, nonostante l’iniziale resistenza di Grillo, alla fine si era giunti all’accordo.
La questione cruciale nello scontro è stata tuttavia la discussione sul vincolo dei due mandati, cioè il tetto massimo che un rappresentante M5S può avere nelle istituzioni. Un caposaldo “imprescindibile” del Movimento per Grillo. Modificabile per Conte, forse per accontentare alcuni parlamentari fedelissimi giunti al “capolinea”.
Un tema particolarmente spinoso è stata la politica estera. Grillo ha chiesto di essere il “rappresentante internazionale del Movimento nel mondo”. Dunque anche con i capi di Stato e le cancellerie estere. Una condizione inaccettabile per Conte. Anche perché su alcuni temi non c’è sempre stata identità di visioni tra i due. Un esempio su tutti, l’apertura di Grillo alla Cina.
Anche per quanto riguarda l’appoggio al governo Draghi, Grillo ne è stato fin da subito fautore. Conte, invece, è rimasto sempre abbastanza vago sul tema.
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