Gli Stati Uniti chiedono di rimuovere «aggressione russa» dal comunicato del G7 sulla guerra in Ucraina

Gli Stati Uniti chiedono di rimuovere il termine «aggressione russa» dal comunicato del G7 sulla guerra in Ucraina.

Il 24 febbraio 2025 segnerà il terzo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, un conflitto che ha profondamente alterato l’ordine geopolitico mondiale e ha avuto ripercussioni significative sulle relazioni internazionali. In vista di questa data, si profila una controversia all’interno del G7, il gruppo delle sette nazioni più industrializzate e influenti al mondo, attualmente presieduto dal Canada.

Gli Stati Uniti hanno espresso la loro opposizione all’inserimento della frase «aggressione russa» in un comunicato finale che sarà presentato durante un incontro virtuale tra i leader dei paesi del G7. Questa richiesta, confermata da diverse fonti diplomatiche, sembra essere in linea con un riavvicinamento strategico del presidente statunitense Donald Trump verso la Russia di Vladimir Putin.

Stati Uniti, il linguaggio del G7 e le sue implicazioni

La richiesta americana di modificare il testo del comunicato non è solo una questione di parole, ma riflette un cambio di paradigma nel modo in cui gli Stati Uniti intendono affrontare il conflitto in Ucraina. Le dichiarazioni di Trump negli ultimi giorni sollevano preoccupazioni, in particolare le sue affermazioni false che attribuiscono all’Ucraina la responsabilità della guerra e descrivono il presidente Volodymyr Zelensky come un «dittatore senza elezioni». Tali commenti non solo minano la credibilità degli Stati Uniti come leader mondiale, ma alimentano anche la narrativa russa, che tenta di giustificare le sue azioni in Ucraina.

Gli USA chiedono di rimuovere «aggressione russa» dal comunicato del G7 sulla guerra in Ucraina
Gli USA chiedono di rimuovere «aggressione russa» dal comunicato del G7 sulla guerra in Ucraina | EPA/PRESIDENTIAL PRESS SERVICE – Newsby.it

I precedenti comunicati del G7 avevano chiaramente identificato la Russia come l’aggressore, e la guerra che ha scatenato era stata definita come una chiara aggressione. Tuttavia, la bozza attuale, che gli Stati Uniti stanno cercando di modificare, cerca di adottare un linguaggio più neutro e meno accusatorio. Nella proposta di revisione, si mantiene la menzione della «guerra devastante iniziata con l’invasione russa dell’Ucraina», ma si elimina il riferimento diretto all’aggressione russa. Questa scelta potrebbe avere ripercussioni significative sui futuri negoziati di pace.

Secondo i funzionari statunitensi, questa strategia mirerebbe a non ostacolare i negoziati in corso con la Russia, iniziati di recente a Riad, Arabia Saudita. Questi colloqui sono stati condotti senza il coinvolgimento di Kiev o di rappresentanti europei, il che solleva interrogativi sulla legittimità e sull’efficacia di tali discussioni. Non è chiaro se il presidente Zelensky sarà invitato alla riunione del G7, un elemento che potrebbe compromettere ulteriormente la posizione dell’Ucraina nel contesto internazionale.

Il governo italiano, rappresentato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, si troverà in una posizione delicata. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non parteciperà all’incontro, ufficialmente a causa di un impegno già previsto a Roma con il presidente degli Emirati Arabi Uniti. Tuttavia, è evidente che Meloni desidera mantenere buoni rapporti con Trump e il suo partito, esprimendo riserve sulle recenti iniziative diplomatiche europee, inclusa quella organizzata dal presidente francese Emmanuel Macron a Parigi.

Un altro aspetto significativo è il cambiamento nel linguaggio utilizzato dal Dipartimento di Stato statunitense. Recentemente, il segretario di Stato Marco Rubio ha parlato di «conflitto in Ucraina» durante un incontro con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. Questo uso di termini come «conflitto» invece di «guerra» non è puramente semantico: riflette un tentativo di minimizzare le responsabilità della Russia e potrebbe essere visto come una concessione a Mosca. Nonostante il regime russo continui a riferirsi al conflitto come a un’«operazione militare speciale», il fatto che gli Stati Uniti abbandonino un linguaggio più diretto potrebbe suggerire una volontà di dialogo che, al momento, sembra più una strategia di contenimento che un vero approccio alla risoluzione dei problemi.

In aggiunta a queste dinamiche, gli Stati Uniti hanno recentemente rifiutato di sostenere una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in coincidenza con l’anniversario dell’invasione, che sosteneva il principio dell’integrità territoriale e sovranità dell’Ucraina. Questo rifiuto non solo indebolisce la posizione diplomatica americana, ma potrebbe anche incoraggiare ulteriormente le ambizioni espansionistiche della Russia, che continua a ignorare il diritto internazionale e le norme stabilite.

In un contesto così complesso e in continua evoluzione, il futuro della guerra in Ucraina rimane incerto. Le scelte fatte dagli Stati Uniti e dai loro alleati nei prossimi giorni e settimane saranno cruciali per determinare il corso del conflitto e le prospettive di pace nella regione. L’atteggiamento di Washington potrebbe influire non solo sul destino dell’Ucraina, ma anche sull’equilibrio geopolitico globale, con conseguenze che potrebbero estendersi ben oltre i confini europei. La questione dell’aggressione russa, e come essa verrà affrontata nel comunicato del G7, è solo un aspetto di un quadro molto più ampio e complesso che continuerà a svilupparsi nei prossimi anni.

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