Giorgia Meloni ha cambiato idea sulle accise?

Giorgia Meloni cambia rotta sulle accise: dopo aver proposto di abolirle nel 2019, ora prepara un aumento. Scopri tutti i dettagli

Durante la campagna elettorale e nei suoi interventi all’opposizione, Giorgia Meloni aveva promesso l’eliminazione delle accise sui carburanti, utilizzando anche video virali per spiegare il meccanismo dietro a queste tasse. Tuttavia, una volta al governo, ha fatto marcia indietro e non ha rinnovato il taglio delle accise introdotto dal governo precedente.

Giorgia Meloni ha davvero cambiato idea sulle accise?

Ora, secondo quanto emerge dal Piano strutturale di bilancio, l’attuale governo si prepara ad aumentare le accise sul gasolio, allineandole a quelle della benzina. Questo intervento potrebbe comportare un esborso aggiuntivo di 3 miliardi per gli automobilisti, come segnalato dalle associazioni dei consumatori. A ciò si aggiunge che nel 2023 le spese per accise e Iva sui carburanti hanno toccato i 38,1 miliardi di euro, un aumento del 22,7% rispetto all’anno precedente.

Meloni ha cambiato idea sulle accise? Nel 2019 aveva proposto di abolirle
Giorgia Meloni ha cambiato idea sulle accise? Nel 2019 aveva proposto di abolirle | European Union – Newsby.it

 

Il Ministero dell’Economia ha cercato di placare le polemiche, sottolineando che l’aumento delle accise non sarà una “scelta semplicistica” ma piuttosto una “rimodulazione” tra gasolio e benzina. Nonostante queste rassicurazioni, l’impatto politico per Meloni potrebbe essere significativo, dato che il tema delle accise era stato centrale nella sua campagna elettorale.

L’opposizione ha prontamente reagito. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha ricordato il video del 2019 in cui Meloni, davanti a un benzinaio, spiegava il funzionamento delle accise e ne chiedeva l’abolizione progressiva. Schlein ha quindi attaccato: “Ora da Palazzo Chigi spieghi con la stessa chiarezza perché ha deciso di aumentare le accise, gravando sulle famiglie e sulle imprese italiane”. Secondo Schlein, il governo ha deciso di prelevare 3 miliardi di euro in più dai proprietari di veicoli diesel e dal settore dell’autotrasporto, in un momento in cui il trasporto pubblico è in crisi e non ci sono investimenti sufficienti nella mobilità sostenibile.

Simili critiche arrivano anche dal Movimento 5 Stelle. Sabrina Licheri, capogruppo M5S in commissione Industria al Senato, ha definito il cambiamento di posizione di Meloni sulle accise come un “voltafaccia”, accusando la presidente del Consiglio di aver raccontato “balle” durante la campagna elettorale. Licheri ha paragonato Meloni allo “sceriffo di Nottingham”, accusandola di colpire i più deboli con misure come i tagli alle pensioni, gli aumenti delle bollette e ora l’innalzamento delle accise.

Anche Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra ha attaccato duramente la decisione del governo, sostenendo che i 3 miliardi potevano essere recuperati dagli extraprofitti delle compagnie energetiche, farmaceutiche, dell’industria delle armi o dalle banche, anziché dalle tasche degli automobilisti costretti a usare il diesel per andare a lavoro. Fratoianni ha definito questa mossa “la tassa sbagliata”, sottolineando come manchi una vera volontà politica di tassare chi ha guadagnato di più durante la crisi economica.

Il Ministero dell’Economia ha cercato di chiarire la posizione del governo, affermando che le notizie riguardanti un aumento delle accise sui carburanti sono “del tutto fuorvianti”. Tuttavia, lo stesso ministero ha confermato che, in linea con gli impegni presi nell’ambito del PNRR e delle raccomandazioni della Commissione Europea, il governo è tenuto a ridurre i sussidi ambientali dannosi. Tra questi, vi sono le minori accise che gravano sul gasolio rispetto alla benzina, e dunque è in fase di studio un meccanismo per allineare le due imposte.

Il tema delle accise sui carburanti è diventato una questione spinosa per il governo Meloni. La promessa di eliminare queste imposte era stata una parte centrale della sua campagna elettorale, ma ora si trova a dover affrontare la realtà di un bilancio statale in difficoltà e delle richieste dell’Unione Europea per ridurre i sussidi dannosi per l’ambiente. Questo cambiamento di rotta, oltre a rappresentare un problema di credibilità politica, potrebbe avere un impatto negativo sugli automobilisti e sul settore dell’autotrasporto, due categorie già duramente colpite dall’aumento dei prezzi dei carburanti.

Le opposizioni, dal Partito Democratico al Movimento 5 Stelle fino a Alleanza Verdi e Sinistra, hanno colto l’occasione per attaccare la presidente del Consiglio, sottolineando il contrasto tra le promesse elettorali e le politiche attuate. Accuse di “voltafaccia” e di “inganno” sono ricorrenti, e la richiesta di spiegazioni pubbliche è forte. La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha chiesto a Meloni di “metterci la faccia” e di spiegare al Paese le ragioni di questa “nuova tassa”.

Dall’altro lato, il governo cerca di difendersi sostenendo che l’aumento delle accise non è una misura diretta ma parte di un piano più ampio per la transizione ecologica e la riduzione delle emissioni di CO2. Tuttavia, rimane il nodo delle conseguenze sociali ed economiche di questo provvedimento, che potrebbe colpire duramente le fasce più deboli della popolazione e le piccole e medie imprese.

In definitiva, la questione delle accise sui carburanti rappresenta un banco di prova cruciale per il governo Meloni, che dovrà trovare un equilibrio tra le esigenze di bilancio, gli impegni europei e le promesse fatte agli elettori.

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