Tasse diverse per chi ha figli e chi invece non ne ha. È ciò su cui sta lavorando l’attuale Governo in carica.
Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sta sviluppando un provvedimento che si prefigga lo scopo di combattere il tasso di natalità ormai ai minimi storici in Italia, differenziando le tasse tra chi ha più di un figlio e chi no.
Un’idea che sta già facendo discutere e che nelle prossime settimane potrebbe incendiare il dibattito politico.
Un provvedimento contro la denatalità
Come riportato dall’ANSA, Giorgetti nelle scorse ore è entrato nel dettaglio del dossier in questione e salito attualmente in cima all’agenda del Governo Meloni, per cui resta un’azione prioritaria anche quella di continuare a percorrere la strada dei tagli al cuneo fiscale.
In audizione alle Commissioni riunite di Bilancio di Camera e Senato, il Ministro dell’Economia ha confermato l’ambizione da parte dell’esecutivo di contrastare la denatalità che sta affliggendo il nostro Paese, anche con azioni di un certo peso.
Una di queste potrebbe essere proprio quella di differenziare le tasse per chi ha una famiglia numerosa e chi invece di figli non ne ha, incentivando così la natalità.
“Non possiamo tassare allo stesso modo chi è single e chi ha una famiglia con figli perché chi ha figli sopporta costi che in qualche modo alterano il concetto, tanto caro a tanti qui presenti, della progressività del carico fiscale”.
Queste le parole con le quali il Ministro Giorgetti ha promosso il provvedimento in questione.
Il Ministro Tajani concorda
Qualora dovesse essere approvata, la proposta del Ministro dell’Economia potrebbe costare circa un miliardo di euro, da trovare all’interno del bilancio.
Concorde sul provvedimento è il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il quale, ospite ieri sera della trasmissione Dritto e Rovescio, ha espresso così il proprio parere in merito:
“C’è un problema demografico nel nostro Paese. Gli italiani non fanno più figli. Credo sia giusto avere figli, è nella nostra natura. Se poi uno non può avere figli, può anche adottarli”.
Entrando più nello specifico, Tajani ha definito la proposta attualmente in studio presso il Governo come un atto di giustizia:
“La popolazione invecchia sempre di più e questo significa fare un danno alla nostra economia. Non possiamo far scomparire l’Italia. Detassare chi ha più di un figlio è un atto di giustizia”.
La possibile proposta
Ad anticipare la notizia circa questo dossier contro la denatalità era stato nelle scorse ore il quotidiano Il Foglio, il quale ha parlato di un provvedimento che potrebbe essere presentato già entro la fine dell’anno.
Nel concreto, attualmente allo studio dovrebbero essere delle forme di detassazione per le famiglie con almeno due figli, andando così a favorire la natalità, area in cui negli ultimi anni “non ci sono stati investimenti”, come dichiarato nei giorni scorsi dalla premier Giorgia Meloni.
Un’idea che ha trovato anche i favori di alcuni componenti della Commissione Finanze alla Camera.
I deputati Alberto Bagnai, Laura Cavandoli, Giulio Centemero e Alberto Gusmeroli si sono, infatti, espressi così in una nota:
“Ridurre la tassazione per le famiglie con uno o più figli a carico è un segnale di buon senso per contrastare il fenomeno della denatalità. Una proposta che la Lega, da sempre sensibile alla questione demografica, sostiene convintamente per garantire la tenuta sociale ed economica del Paese. Per noi, la questione demografica è prioritaria. Bene, dunque, il taglio consistente alle imposte sul reddito per sostenere i nuclei familiari e invertire la rotta dell’inverno demografico”.
D’accordo anche il Presidente della Commissione Finanze e senatore della Lega, Massimo Garavaglia:
“Ridurre le tasse a chi fa più figli ci sembra la scelta migliore per tutelare la natalità e le famiglie. La proposta del Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, va in questa direzione, perché reintrodurrebbe una detrazione di 10.000 euro l’anno per ogni figlio a carico, per tutti e senza limiti di reddito, fino alla conclusione del percorso di studi. Una misura che si sommerebbe all’assegno unico, favorendo però i nuclei più numerosi”.