Dopo l’affossamento al Senato del ddl Zan, nelle ultime ore sta tornando in voga l’espressione “franchi tiratori”. Una locuzione che ormai da decenni è usata perlopiù in politica in riferimento a chi, grazie al voto segreto, opta per una decisione parlamentare diversa rispetto al proprio schieramento politico. E che tornerà di “moda” tra gennaio e febbraio in occasione dell’elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Ma qual è la sua origine?
L’origine bellica della locuzione
La locuzione ha a che fare con il contesto bellico e arriva dalla Francia (loro dicono franc-tireurs) ma in questo caso “franco” significa “libero”. Sembra che la prima volta che si parlò di franchi tiratori fosse alla fine del Settecento, negli anni della Rivoluzione francese. Il riferimento era a singole persone o piccoli gruppi di fanteria leggera che combattevano una sorta di guerriglia autonoma e non dipendente dagli ordini o dai piani a cui doveva invece sottostare l’esercito regolare.
Dalla Francia, la parola si diffuse poi anche in Italia. Secondo la Treccani si attesterebbe nell’italiano scritto dal 1870, all’interno di cronache giornalistiche sulla guerra franco-prussiana. Sempre Treccani spiega che fu negli anni Cinquanta del ‘900 che la locuzione si spostò dal contesto bellico verso il “linguaggio politico e giornalistico italiano”. Per “franchi tiratori” s’intendeva quindi, in senso figurato, per indicare “il rappresentante di un partito o di uno schieramento che, in votazioni segrete di organi collegiali, vota in modo diverso da quello concordato o ufficialmente deciso dal proprio partito o schieramento”.
I franchi tiratori che “impallinarono” Prodi nel 2013
Così come nel contesto bellico, anche in politica i franchi tiratori agiscono senza che li si possa riconoscere. In contesto bellico, però, essi agiscono liberamente ma pur sempre a supporto della loro fazione. In politica, invece, i franchi tiratori usano spesso il segreto per agire contro la loro parte politica. Inoltre, come scritto negli anni ’70 su un Dizionario politico e parlamentare, “nel franco tiratore parlamentare c’è, riflessa, l’immagine del ‘cecchino’: che, nascosto, tira all’improvviso”.
In politica italiana le più note e seguite votazioni segrete sono spesso quelle per eleggere il Presidente della Repubblica. E infatti è in queste occasioni che diventa molto in voga l’espressione, sulle pagine dei quotidiani. Una delle prime “vittime” fu Amintore Fanfani, nel 1971. Tuttavia molti ricorderanno più probabilmente dei “101” che nel 2013 impedirono a Romano Prodi di diventare Capo dello Stato, sabotando il voto del centrosinistra dall’interno. Per andare ancora più indietro, a chi si occupa di politica sono forse noti i tre “mezzi tecnici” che il politico democristiano Carlo Donat-Cattin propose come gli unici davvero efficaci per non far eleggere un candidato sicuro. Quei tre “mezzi tecnici” erano “veleno, pugnale o franchi tiratori”. Il successore di Mattarella al Quirinale, con tutta probabilità, avrà il contributo di questi ultimi.