Quella del leader è una figura importante per ogni partito. Il suo volto, le sue idee, lo stile comunicativo che sceglie di adottare diventano elementi distintivi di quella forza politica, nonché un faro da seguire per le persone che hanno scelto di abbracciare determinati ideali. Nella maggior parte dei casi è però raro che la figura del leader sia così intrecciata all’identità del partito da rendere impossibile immaginare una prosecuzione di quest’ultimo in assenza del primo.
Partiti sopravvissuti senza il leader originario
La Lega Nord, per esempio, è riuscita a sopravvivere anche senza Umberto Bossi, il suo fondatore, e a raggiungere di nuovo risultati politici importanti. Certo, per riuscirci ha dovuto affrontare un percorso di trasformazione che ha portato all’abbandono, almeno sulla carta, di alcuni vecchi cavalli di battaglia e un cambio di nome significativo, ma non ha stravolto al 100% la propria identità. E anche ora, per quanto la figura di Matteo Salvini sia emblematica, non è poi così difficile immaginarsi qualcun altro alla guida del partito (quelli di Luca Zaia e Massimiliano Fedriga sono due nomi molto gettonati, per fare un esempio).
Il Pd ha cambiato vari segretari nel corso degli anni e persino il Movimento 5 Stelle, caso particolarissimo all’interno del panorama politico italiano, è riuscito a sopravvivere a un cambio di paradigma che avrebbe potuto affossarlo per sempre. C’è solo un partito che nel corso degli anni è rimasto pressoché immutabile e avvinghiato così stretto al suo leader da rendere impossibile menzionare l’uno senza citare l’altro: Forza Italia.
Il caso di Forza Italia
Dal 18 gennaio 1994 al 27 marzo 2009, il partito è sempre stato guidato dal suo fondatore, ossia Silvio Berlusconi. È stato poi rifondato il 16 novembre 2013, sempre sotto la guida dell’ex presidente del Consiglio, che ha tenuto strette le redini fino al giorno della sua morte, il 12 giugno 2023. Ora Forza Italia si ritrova ad affrontare una situazione del tutto nuova (anche se tutt’altro che imprevedibile): andare avanti senza l’uomo che ne è stato il volto fin dall’inizio.
Farsi carico dell’eredità di Berlusconi è tutt’altro che facile, ma all’interno del partito ci sono alcune persone che avrebbero le carte in regola per affrontare un’impresa del genere. Il nome più ovvio è quello di Antonio Tajani, che oltre a essere il coordinatore nazionale di Forza Italia ne è anche il vicepresidente. Per anni è stato il braccio destro di Berlusconi e ha ricoperto degli incarichi istituzionali importanti (tutt’ora è il ministro degli Esteri del governo Meloni). Inoltre, può contare sull’appoggio di Paolo Barelli, il capogruppo di Forza Italia alla Camera.
Un altro nome da non sottovalutare è quello di Licia Ronzulli, capogruppo del partito al Senato, che per oltre 10 anni è stata una fedelissima dell’ex premier, arrivando persino a prendere il posto di Mariarosaria Rossi come sua assistente. Nel 2018 è stata eletta senatrice e nel corso della stessa legislatura è diventata presidente dalla Commissione parlamentare per l’infanzia. Nel 2021, invece, è stata nominata responsabile per i rapporti con gli alleati di Forza Italia. Insomma, il suo è un nome che ha un peso importante all’interno del partito e molti iscritti guarderebbero con favore a una sua eventuale leadership.
A prescindere dal totonomi c’è però un altro fattore da tenere in considerazione: il peso economico della famiglia Berlusconi sul partito. Forza Italia, infatti, ha accumulato un debito di 92,2 milioni di euro e non può pensare di andare avanti senza l’appoggio degli eredi dell’ex premier. Quest’ultimi potrebbero scegliere di continuare a garantire l’esistenza del partito fondato dal Cavaliere, oppure scegliere di reclamare quei soldi che, a conti fatti, spettano loro di diritto. In entrambi gli scenari, Forza Italia dovrà comunque affrontare una trasformazione più o meno massiccia e non è detto che riesca a sopravvivere a lungo ora che il pilastro sul quale si è retta per tanti anni non c’è più.