In vista delle elezioni europee del 2024 Forza Italia mette i paletti. “Nessuno in Europa farà mai un accordo con Marine Le Pen e con Afd”, ha detto il neo segretario del partito Antonio Tajani, ospite della Versiliana a Marina di Pietrasanta.
La prima, leader del Rassemblement National, “è contro l’Europa e vuole uscire dalla Nato”. Il secondo, il partito di estrema destra tedesco Alternative fur Deutschaland, ha una “cultura nazista” e “fa schifo”, è stato l’affondo del ministro degli Esteri.
Secondo Tajani, che è anche vice presidente del Partito popolare europeo, “se si vogliono sconfiggere i socialisti” alle europee “l’unico modo possibile è trovare un accordo tra popolari, conservatori e liberali”.
La posizione di Meloni su Le Pen
Quello lanciato dal titolare della Farnesina è sembrato un messaggio diretto alla presidente del Consiglio che solo pochi giorni fa nell’intervista congiunta a Repubblica, Stampa e Corriere della Sera non ha chiuso la porta a possibili alleanze in vista del voto del 2024. “Non ho ragione di mettere veti su nessuno, non ho quest’autorevolezza. E comunque non affronto adesso la cosa”, ha detto Meloni. “Le intese le faremo quando si conosceranno i pesi elettorali”.
Un’ipotesi, quella di una possibile alleanza con il partito di Marine Le Pen, che finora la premier sembrava aver escluso. Le due del resto non si sono mai amate e le divergenze di tipo politico paiono superare i punti di contatto.
“Cresce la consapevolezza che l’accordo innaturale tra Popolari e Socialisti non sia più adeguato alle sfide che l’Europa sta affrontando”, aveva già detto agli inizi di luglio in un’intervista al quotidiano di Via Solferino. “È una fase stimolante in cui conservatori e l’Italia possono giocare un ruolo centrale”.
Dichiarazioni che fanno il paio con i rumor di palazzo secondo cui la premier non avrebbe alcuna intenzione di legarsi alle forze di estrema destra – in testa il partito di Le Pen – e punterebbe, piuttosto, a un accordo, non necessariamente un’alleanza organica, con i Popolari europei.
Le fibrillazioni nella maggioranza
Di certo, dopo la scelta del governo di varare a sorpresa una tassa sugli extra profitti delle banche, crescono le fibrillazioni in seno alla maggioranza di governo di centrodestra. Secondo diversi osservatori, Tajani ancora non ha digerito la mossa della premier che lo ha escluso. Da qui i toni insolitamente sopra le righe per un politico compassato come lui.
Il Rassemblement e l’Afd, due partiti esplicitamente anti-europeisti, fanno parte del gruppo Identità e Democrazia al Parlamento europeo, lo stesso della Lega. Non a caso anche il segretario del partito Matteo Salvini, dopo le esternazione dell’azionista di maggioranza della coalizione, si è affrettato a replicare: “Chi non vuole un accordo con Le Pen, preferisce governare con i socialisti, preferisce Macron“, ha tagliato corto il leader del Carroccio.
Il voto europeo dunque ha riportato in luce le divergenze che albergano all’interno della colazione in fatto di alleanze internazionali. Da un lato l’europeismo granitico di Forza Italia e, dall’altro, il sovranismo euroscettico di Lega e Fratelli d’Italia, al netto dei toni edulcorati della leader di FdI da quando veste i panni della premier.
Non a caso ieri da Marina di Pietrasanta l’ex presidente del Parlamento Ue ha dato sfoggio dell’esperienza maturata nei palazzi di Bruxelles: “Bisogna conoscere bene la politica europea per parlarne. Il Partito popolare europeo non accetterebbe mai un accordo di questo tipo. In Europa non valgono le logiche italiane. Non siamo io, Meloni e Salvini a decidere”, ha spiegato il leader di Forza Italia.
Insomma una maggioranza “composta da popolari, conservatori, liberali e magari socialisti in posizione defilata” resta la via maestra, secondo il capo della Farnesina. Una coalizione che escluderebbe il gruppo Identità e Democrazia di cui fa parte la Lega di Matteo Salvini.