L’idea di abbassare la soglia di sbarramento dal 4 al 3% è tornata a circolare negli ultimi giorni e subito Lega e Forza Italia hanno fatto muro per dire no agli “aiutini”, per usare le parole del leader del Carroccio Matteo Salvini.
Casomai, è tesi del vice premier, “sarebbe più ragionevole alzare la soglia: consentirebbe di limitare la frammentazione politica che rende il Paese più debole”. A ogni modo, taglia corto, “la modifica della legge elettorale non è una priorità”.
Ancora più categorica Forza Italia: “Per noi la soglia al 4% non si deve toccare, siamo totalmente contrari, soprattutto in diminuzione”, ha sentenziato Raffaele Nevi, portavoce nazionale degli azzurri e vicepresidente vicario dei deputati di FI.
I piccoli partiti: “Va garantita la rappresentanza”
Dentro la maggioranza, l’unico possibilista sembra solo il partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Come spiega il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato Lucio Malan, “non c’è alcuna preclusione in merito”.
L’idea si era fatta largo nei mesi scorsi tra i capannelli di Montecitorio, attraverso contatti informali fra esponenti della maggioranza e dell’opposizione: uniformare la soglia di sbarramento per le elezioni europee a quella delle politiche abbassando l’asticella al 3% e consentire così anche alle forze politiche minori di correre per uno scranno all’Europarlamento.
Partita inizialmente da Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra, secondo fonti parlamentari, l’ipotesi avrebbe fatto presa tra i partiti più piccoli, incluso Noi Moderati, la formazione guidata da Maurizio Lupi che siede al tavolo della maggioranza ma non ha i numeri per dettare la linea agli azionisti di maggioranza della coalizione: “Non ne faremo una questione di lotta all’ultimo sangue”.
“Le norme attuali escludono milioni di persone dalla rappresentanza nel Parlamento europeo, organismo sempre più centrale nelle vite dei nostri paesi. L’abbassamento della soglia è dunque una necessità democratica, o dobbiamo pensare che qualche forza politica ha paura del voto dei cittadini e delle cittadine?”, spiega Filiberto Zaratt di Avs.
I contrari: da FI, Lega, Italia Viva e Azione
Del resto non è la prima volta che in vista delle elezioni i partiti propongono di cambiare le regole gioco. I segnali provenienti dai partiti che sostengono il governo, Lega e Forza Italia, a ogni modo non lasciano intravedere spiragli.
Forza Italia, in particolare, sembra preoccupata di quanto accade al centro, con Matteo Renzi che ha annunciato la nascita di un contenitore moderato – ribattezzato appunto Il Centro – proprio in vista delle elezioni europee.
L’attivismo del leader di Italia Viva, che non fa mistero di puntare all’elettorato di Forza Italia, mette in agitazione il partito fondato da Silvio Berlusconi, alle prese con una difficile fase di riorganizzazione dopo la scomparsa del proprio leader.
Lo stesso segretario azzurro, Antonio Tajani, ha respinto senza mezzi termini le voci di intelligenza tra l’ex segretario del Pd e Forza Italia. “È abituato a distruggere, lo ha già fatto con il Terzo Polo. Non farei mai entrare chi, prima fa accordi elettorali e poi ti accoltella alle spalle”.
Non a caso il senatore forzista Maurizio Gasparri parla di “un regalo a Italia Viva. Una cosa che non accadrà mai”. E facendo eco al ministro dei Trasporti propone di rivedere la soglia all’insù: “Semmai bisogna alzarla al 5%. Non si vede perché fare regali a Renzi che peraltro non arriverebbe neanche al 3% con la sua ‘Italia Viveva’. Nessun abbassamento della soglia. Conferma di quella che c’è nella maniera più assoluta. Per cui queste notizie sono totalmente prive di fondamento”.
Parole che dal partito dell’ex presidente del Consiglio incassano senza grandi difficoltà: “Noi non abbiamo paura del voto dei cittadini, la soglia deve restare al 4%”, dice la senatrice renziana Raffaella Paita.
Contrario anche il leader di Azione Carlo Calenda: “Sotto una certa soglia il sistema politico si frammenta eccessivamente. Non credo che noi avremo bisogno di un abbassamento”.
Una strategia per indebolire le opposizioni?
Sullo sfondo resta l’impressione che l’idea di abbassare l’asticella al 3% sia stata fatta circolare ad arte per spaccare il fronte delle opposizioni. Ne è convinto per esempio di Osvaldo Napoli, della segreteria di Azione.
“Nessuno dei partiti di destra ha necessità di abbassare la soglia di sbarramento” mentre “con la soglia al 3% si può esasperare la competizione fra le opposizioni, tanto nella sinistra quanto al centro dello schieramento“, spiega. “Per la destra, già al lavoro per presentarsi unita alle elezioni amministrative e regionali, sarebbe un ulteriore, inatteso regalo”.
Probabilmente una soglia al 3% avrebbe l’effetto di frammentare l’elettorato di sinistra. Aiuterebbe Sinistra Italiana e Europa Verde a conquistare qualche seggio ma ne toglierebbe al Partito Democratico di Elly Schlein, dissipando gli sforzi messi in campo in questi mesi dai dem per recuperare l’elettorato di sinistra deluso dal Pd.
La legge elettorale per le Europee
Visti gli schieramenti dei partiti sembra dunque improbabile che in Parlamento ci siano i numeri per cambiare la legge elettorale.
Il sistema attualmente in vigore per le elezioni del Parlamento europeo è di tipo proporzionale e non prevede coalizioni. Ciascun partito dunque elegge un numero di eurodeputati in proporzione ai voti ottenuti.
I parlamentari europei sono 705 e ogni Stato membro ne elegge un numero fissato in base alla sua popolazione. Alle ultime elezioni europee del 2019 l’Italia ha eletto 73 parlamentari, passati a 76 dopo l’uscita dei rappresentanti del Regno Unito per effetto della Brexit. Le regole europee consentono a ogni Stato di fissare una propria soglia di sbarramento, a patto che non superi il 5%.