In tutte le elezioni politiche italiane che si rispettino c’è sempre un’espressione che aleggia tra gli schieramenti durante la campagna elettorale: candidato premier. Due parole che, stante il nostro ordinamento costituzionale, non hanno minimamente senso accostate una vicina all’altra. Almeno per due motivi. Il primo è il capo del governo del nostro italiano si definisce “presidente del Consiglio”, mentre “premier” o “primo ministro” sono costituzionalmente impropri o imprecisi. In secondo luogo, sempre seguendo pedissequamente la nostra Carta, non può esistere una sola figura politica che possa essere candidato a presidente del Consiglio. Semplicemente perché i cittadini italiani votano i rappresentanti del Parlamento e non il Governo, che viene nominato dal Presidente della Repubblica e ottiene poi la fiducia dalla Camera e dal Senato. Quindi, semmai, il discorso della “candidatura” da capo dell’esecutivo può essere proposta solo in occasione delle consultazioni al Quirinale.
Elezioni politiche: la volontà di togliere un “papa straniero” a Palazzo Chigi dopo 11 anni consecutivi
Fatto sta che a meno da due mesi dalle elezioni politiche, tutto in realtà è ancora in subbuglio. Perché da una parte (centrodestra) Giorgia Meloni sembrava avere già la strada spianata per essere proposta dall’alleanza di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia: e invece tutto è nuovamente in discussione. Tanto che la stessa ex ministra della Gioventù ha dovuto lanciare un aut aut alla sua coalizione per non vedere vanificato il proprio percorso verso il voto. Ma se Atene piange, Sparta non ride. Il centrosinistra ha le idee tutt’altro che chiare in prospettiva 25 settembre. Carlo Calenda (Azione) sostiene ormai da mesi che Mario Draghi debba restare a Palazzo Chigi anche dopo l’insediamento delle nuove Camere e lo ha ribadito anche a Enrico Letta. Quest’ultimo, in cuor suo, spera di essere nominato lui da Sergio Mattarella. Tuttavia i sondaggi tenderebbero a escludere questa ipotesi.
Berlusconi: “Non sono interessato alla presidenza del Senato”. I retroscena della caduta di Draghi
In tutto questo, Silvio Berlusconi ha voglia di tornare in grande stile al Parlamento Italiano dopo essere decaduto nove anni fa dopo la condanna definitiva per frode fiscale. La sua ambizione è evidente: quella della presidenza del Senato. E poco importa se, al momento, assicuri di “non essere interessato” a diventare la seconda carica dello Stato e che nessuno gli ha proposto quel ruolo come “ricompensa” per aver fatto cadere il governo Draghi. “Chi ha voluto indicarmi, ha compiuto un atto di riguardo e di amicizia nei miei confronti che apprezzo particolarmente. Devo però aggiungere che non sono in alcun modo interessato a quel ruolo”, sostiene il leader di Forza Italia. Il suo partito, intanto, perde per strada un altro esponente di spicco: Mara Carfagna. “Io penso che l’Italia non debba somigliare all’Ungheria di Orbán, ma alla Germania di Merkel”, è il messaggio di addio della ministra del Sud.