Il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Mario Draghi, è intervenuto questa mattina per la prima volta alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo. In apertura del suo discorso, il premier ha voluto “rendere omaggio alla memoria di David Sassoli, che ha presieduto il Parlamento europeo in anni difficilissimi. Durante la pandemia, il Parlamento ha continuato a riunirsi, discutere, decidere, a testimonianza della sua vitalità istituzionale e della guida di Sassoli. Sassoli non ha mai smesso di lavorare a quello che definì nel suo ultimo discorso al Consiglio europeo, un ‘nuovo progetto di speranza’ per ‘un’Europa che innova, che protegge, che illumina’”, ha detto.
Una visione di Europa che, secondo il premier “è oggi più necessaria che mai”. “La guerra in Ucraina pone l’Unione Europea davanti a una delle più gravi crisi della sua storia. Una crisi che è insieme umanitaria, securitaria, energetica, economica. E che avviene mentre i nostri Paesi sono ancora alle prese con le conseguenze della maggiore emergenza sanitaria degli ultimi cento anni. La risposta europea alla pandemia è stata unitaria, coraggiosa, efficace”. Dunque, “la stessa prontezza e determinazione, lo stesso spirito di solidarietà, ci devono guidare nelle sfide che abbiamo davanti oggi”.
Draghi apre ad un percorso di revisione dei Trattati
“Le istituzioni che i nostri predecessori hanno costruito negli scorsi decenni hanno servito bene i cittadini europei, ma sono inadeguate per la realtà che ci si manifesta oggi davanti. La pandemia e la guerra hanno chiamato le istituzioni europee a responsabilità mai assunte fino ad ora – ha aggiunto Draghi –. Il quadro geopolitico è in rapida e profonda trasformazione. Dobbiamo muoverci con la massima celerità. E dobbiamo assicurarci che la gestione delle crisi che viviamo non ci porti al punto di partenza, ma permetta una transizione verso un modello economico e sociale più giusto e più sostenibile”.
Secondo il capo del governo, “abbiamo bisogno di un federalismo pragmatico, che abbracci tutti gli ambiti colpiti dalle trasformazioni in corso”, come l’economia, l’energia e la sicurezza. “Se ciò richiede l’inizio di un percorso che porterà alla revisione dei Trattati, lo si abbracci con coraggio e con fiducia”. E “se dagli eventi tragici di questi anni sapremo trarre la forza di fare un passo avanti; se sapremo immaginare un funzionamento più efficiente delle istituzioni europee che permetta di trovare soluzioni tempestive ai problemi dei cittadini; allora potremo consegnare loro un’Europa in cui potranno riconoscersi con orgoglio”.
“Nessuna equivalenza tra chi invade e chi resiste”
“L’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia ha rimesso in discussione la più grande conquista dell’Unione europea: la pace nel nostro continente – ha proseguito Draghi –. Una pace basata sul rispetto dei confini territoriali, dello stato di diritto, della sovranità democratica; sull’utilizzo della diplomazia come mezzo di risoluzione delle controversie tra Stati; sul rispetto dei diritti umani, oltraggiati a Mariupol, a Bucha, e in tutti i luoghi in cui si è scatenata la violenza dell’esercito russo nei confronti di civili inermi”.
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Per questo “dobbiamo sostenere l’Ucraina, il suo governo e il suo popolo, come il presidente Zelensky ha chiesto e continua a chiedere di fare. In una guerra di aggressione non può esistere alcuna equivalenza tra chi invade e chi resiste. Vogliamo che l’Ucraina resti un Paese libero, democratico, sovrano. Proteggere l’Ucraina vuol dire proteggere noi stessi e il progetto di sicurezza e democrazia che abbiamo costruito insieme negli ultimi settant’anni”.
“Italia in prima linea per soluzione diplomatica in Ucraina”
Draghi ha poi sottolineato che “l’Italia, come Paese fondatore dell’Unione europea, come Paese che crede profondamente nella pace, è pronta a impegnarsi in prima linea per raggiungere una soluzione diplomatica”; soffermandosi poi sulle principali crisi scaturite da questo conflitto: umanitaria, alimentare ed energetica. “Ciascuna di queste crisi richiederebbe una reazione forte da parte dell’Unione europea. La loro somma ci impone un’accelerazione decisa nel processo di integrazione. Nei prossimi mesi dobbiamo mostrare ai cittadini europei che siamo in grado di guidare un’Europa all’altezza dei suoi valori, della sua storia, del suo ruolo nel mondo. Un’Europa più forte, coesa, sovrana, capace di prendere il futuro nelle proprie mani”.
“In un quadro geopolitico divenuto improvvisamente molto più pericoloso e incerto, dobbiamo affrontare l’emergenza economica e sociale e garantire la sicurezza dei nostri cittadini – ha continuato –. Gli investimenti nella difesa devono essere fatti nell’ottica di un miglioramento delle nostre capacità collettive, come Unione europea e come Nato. L’ultimo Consiglio europeo ha preso una decisione importante con l’approvazione della Bussola Strategica, che dobbiamo attuare con rapidità. Occorre però andare velocemente oltre questi primi passi e costruire un coordinamento efficace fra i sistemi della difesa”. E ha evidenziato che “la costruzione di una difesa comune deve accompagnarsi a una politica estera unitaria e a meccanismi decisionali efficaci”.
Draghi: “Favorevoli a nuovi ingressi nell’Unione”
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Per quanto riguarda l’Ue, ha detto, “una prima accelerazione deve riguardare il processo di allargamento. La piena integrazione dei Paesi che manifestano aspirazioni europee non rappresenta una minaccia per la tenuta del progetto europeo”; anzi “è parte della sua realizzazione”. “L’Italia sostiene l’apertura immediata dei negoziati di adesione con l’Albania e con la Macedonia del Nord, in linea con la decisione assunta dal Consiglio europeo nel marzo 2020. Vogliamo dare nuovo slancio ai negoziati con Serbia e Montenegro, e assicurare la massima attenzione alle legittime aspettative di Bosnia Erzegovina e Kosovo. Siamo favorevoli all’ingresso di tutti questi Paesi e vogliamo l’Ucraina nell’Unione europea”.
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Quanto alla gestione dei migranti e dei rifugiati ucraini, Draghi ha quindi sostenuto la necessità di definire “un meccanismo europeo efficace di gestione dei flussi migratori, che superi la logica del Trattato di Dublino”. Mentre sul tema dell’energia e della dipendenza dalle risorse russe, oltre a una diversificazione delle fonti di approvvigionamento (sul modello italiano), il premier ha invocato anche delle misure per tutelare le famiglie dal caro energia.
“Il buon governo non è limitarsi a rispondere alle crisi del momento, è muoversi subito per anticipare quelle che verranno. I padri dell’Europa ci hanno mostrato come rendere efficace la democrazia nel nostro continente nelle sue progressive trasformazioni. L’integrazione europea è l’alleato migliore che abbiamo per affrontare le sfide che la storia ci pone davanti. Oggi, come in tutti gli snodi decisivi dal Dopoguerra in poi, servono determinazione, visione, unità – ha concluso –. Sono sicuro che sapremo trovarle ancora una volta, insieme”.