Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, interviene pubblicamente in merito ai contenuti presenti nel nuovo dpcm firmato domenica scorsa. Il capo del governo scrive una lettera pubblicata dal Fatto Quotidiano, dove difende i provvedimenti del governo. “Queste misure non sono in discussione. Piuttosto vanno spiegate a una popolazione in sofferenza”, sottolinea Conte. “Non abbiamo deciso queste chiusure indiscriminatamente. Puntiamo a ridurre momenti di incontro e afflusso sui mezzi“. Sulle critiche arrivate anche da esponenti della maggioranza, in primis Matteo Renzi, il presidente del Consiglio aggiunge: “La politica, e questo vale soprattutto per chi è al governo, deve saper dar conto delle proprie scelte ai cittadini, assumersi la responsabilità delle proprie azioni e non soffiare sul fuoco del malessere sociale per qualche percentuale di consenso nei sondaggi”.
Del resto “quel Dpcm”, scrive sul Fatto, “è nato da un lungo confronto tra tutte le forze di maggioranza“. Perché “uscire la sera per andare al ristorante, cinema o teatro significa prendere mezzi pubblici o taxi, fermarsi prima o dopo in una piazza a bere qualcosa o a incontrarsi con amici” abbasserebbe “la propria soglia di attenzione” e creerebbe “assembramenti”. Inoltre “diminuendo le occasioni di socialità, abbassiamo anche il numero di contatti rendendo così più facile fare i tracciamenti. Ora è il momento della responsabilità”, afferma Conte.
La risposta di Conte al maestro Muti sui provvedimenti del dpcm contro la cultura
Sull’appello del maestro Riccardo Muti contro il dpcm, Giuseppe Conte conviene con il musicista che “la decisione di chiudere le sale da concerto e i teatri è oggettivamente ‘grave’“ poiché tali spettacoli “costituiscono alimento per lo spirito, nutrimento per l’anima”.
“È una decisione”, dice ancora, “che non abbiamo preso a cuor leggero perché siamo consapevoli che tutti i protagonisti del mondo dello spettacolo stanno soffrendo enormi difficoltà ormai da molti mesi“. Al dpcm, scrive ancora Conte, “ho apposto la mia sottoscrizione solo quando siamo stati sicuri di potere approvare nel Cdm un decreto-legge che consentirà di erogare ristori immediati e misure di sostegno. Siamo costretti a fare questi ulteriori sacrifici. Ma non intendiamo affatto rinunciare alla bellezza, alla cultura, alla musica, all’arte, al cinema, al teatro“.