[scJWP IdVideo=”ulcwXUhq-Waf8YzTy”]
Doppia preferenza: ci pensa il senatore Roberto Calderoli a spiegare perché danneggerebbe le donne. “Il maschio si accoppia con quattro o cinque rappresentanti del gentil sesso, cosa che la donna solitamente non fa. Il risultato è che il maschio si porta i voti di quattro o cinque signore e le signore non vengono elette”. La discutibile teoria è stata esposta a Palazzo Madama dall’esponente leghista durante la discussione sul decreto legge sulla parità di genere nelle consultazioni elettorali delle regioni a statuto ordinario.
“Se si aumenta la platea dell’elettorato passivo”, ha proseguito Calderoli, “frammentando l’espressione delle preferenze, si riduce la possibilità che si elegga una donna. Le donne si mettano in lista, come abbiamo fatto noi in Umbria eleggendo una donna. Così come abbiamo eletto un presidente della Camera e un presidente del Senato donna. In Toscana candidiamo una donna”, conclude, ripreso dal presidente di turno Ignazio La Russa, che lo invita a terminare in fretta.
Calderoli e il decreto approvato dopo l’affaire Puglia
Intanto, il Senato ha approvato in via definitiva, con 149 voti a favore, 98 astenuti e nessun voto contrario, proprio il decreto legge sulla parità di genere nelle consultazioni elettorali delle regioni a statuto ordinario, sul quale stava esprimendo la propria opinione Calderoli. Il provvedimento è quindi convertito in legge. In precedenza, con 125 voti contrari, 51 favorevoli e 45 astenuti, il Senato aveva respinto la pregiudiziale di costituzionalità presentata dalla Lega al decreto legge. Tutto era nato quanto la Regione Puglia non aveva ancora recepito il principio di parità tra uomo e donna per l’accesso alle cariche elettive, in occasione delle prossime elezioni regionale di fine settembre. Principio che invece è in vigore a livello nazionale.