Tra le misure più discusse alle quali sta lavorando il Governo Meloni c’è il Decreto migranti (noto anche come Decreto Cutro), che ieri, mercoledì 3 maggio 2023, ha ottenuto la fiducia alla Camera con 213 voti a favore, 133 contrari e 5 astensioni. Mentre la maggioranza è piuttosto compatta nel difenderlo, l’opposizione l’ha più volte criticato, mettendone in luce i limiti e le criticità. “Distruggere l’accoglienza diffusa a favore di grandi concentrazioni di persone non solo è inumano, ma impedisce anche alle nostre amministrazioni una gestione efficace e lungimirante dell’accoglienza”, ha dichiarato Elly Schlein, la segretaria del Pd. Per Benedetto Della Vedova, +Europa, il decreto “contiene misure contrarie alla Costituzione italiana e al diritto internazionale”. C’è però un passaggio del decreto che è sembrato problematico anche ad alcuni esponenti della maggioranza.
L’articolo 7 ter sarebbe lesivo della Costituzione
Il punto del decreto migranti che fa più discutere è l’articolo 7 ter, introdotto al Senato durante la fase di discussione, che potrebbe arrivare a precludere eventuali ricorsi contro le decisioni di inammissibilità delle domande di protezione internazionale, andando, di fatto, a limitare il diritto di difesa dei migranti. Tutto ciò sarebbe “lesivo della Costituzione”, come rilevato dalla relazione di minoranza al provvedimento, firmata da Riccardo Magi, segretario di +Europa. In quest’ultimo testo si spiega come la dorma limiti “il diritto di fare ricorso all’autorità giudiziaria ordinaria contro la decisione della commissione Territoriale alla sola ipotesi di rigetto” della domanda d’asilo e “non anche alla declaratoria d’inammissibilità della domanda”.
Non è stata solo l’opposizione a evidenziare i possibili problemi insiti nell’articolo 7 ter. Anche il deputato di Fratelli d’Italia Gianfranco Rotondi ha rilevato delle criticità e nell’ordine del giorno che porta la sua firma ha invitato il governo a rivedere il punto, magari anche in sede di “correzione formale del testo”. Lo scorso 26 aprile anche i componenti del Comitato per la legislazione della Camera avevano sollevato dei dubbi sulla misura lo scorso 26 aprile, invitando l’esecutivo a valutare “l’opportunità di specificare se la modifica debba essere interpretata nel senso che il ricorso avverso le decisioni di inammissibilità sia realmente precluso” o meno. A quanto si apprende, l’ipotesi di rivedere la norma è stata già condivisa con il Quirinale, che avrebbe dato il via libera a quanto emerso dalla riunione del Comitato per la legislazione.
Quali articoli della Costituzione lederebbe il decreto migranti?
Nella sua forma attuale, il decreto migranti rischierebbe di ledere due articoli della Costituzione: il 24 e il 113. Il primo garantisce il diritto per tutti di “agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi”, sostenendo che “la difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento”. Il secondo, invece, prevede la possibilità di presentare ricorso contro tutti gli atti della Pubblica Amministrazione.
Per risolvere queste criticità, l’esecutivo starebbe valutato di ricorrere a una norma ad hoc “correttiva” da inserire in un decreto in tempi brevi o di modificare l’articolo in sede di “coordinamento formale del testo”. Questo secondo scenario, tuttavia, obbligherebbe a fare la stessa correzione anche al Senato, poiché andrebbe a modificare il testo in modo sostanziale.