Sono state durissime le parole del Vaticano a proposito del Ddl Zan, nel giorno della discussione in Senato e della conseguente bocciatura. E quanto affermato dalla Santa Sede somiglia molto a un vero e proprio diktat nei confronti di chi esercita funzioni politiche e contemporaneamente sia un fedele della religione cattolica.
“Davanti a simili progetti di legge, il comportamento dei fedeli e dei politici cattolici deve adeguarsi al Magistero della Chiesa, che sull’ideologia gender ha espresso ‘chiara riprovazione’ tramite numerosi interventi di Papa Francesco“. Queste sono state le parole della Congregazione per la Dottrina della Fede del Vaticano. Che, rispondendo alla richiesta di chiarimenti dottrinali sul Ddl Zan dell’associazione Pro Vita & Famiglia Onlus, non si è limitata a dare un’indicazione di voto. Ma, attraverso la locuzione “deve adeguarsi“, di fatto ha messo in campo una vera e propria imposizione.
La Congregazione vaticana, tra l’altro, ha voluto ringraziare Pro Vita & Famiglia “per il lavoro e il contributo che svolge in favore e a difesa della vita, dal concepimento al suo termine naturale, e a vantaggio di una vera cultura della famiglia“. E, contestando il Ddl Zan, anche la Santa Sede parla di “ideologia gender“. Specificando peraltro che Papa Francesco abbia espresso sul tema “chiara riprovazione“.
Il riferimento è al paragrafo 56 dell’Esortazione apostolica postsinodale Amoris Laetitia. Qui Papa Francesco definiva “inquietante che alcune ideologie di questo tipo cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini“. Ideologie incarnate da “orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina“. Come, secondo il Vaticano, avveniva appunto con il Ddl Zan.
Ma la laicità dello Stato? Secondo la Santa Sede resta garantita. Lo sarebbe attraverso l’Enciclica Evangelium Vitae di San Giovanni Paolo II. Qui, molti anni prima del dibattito sul Ddl Zan, si affermava che “sarebbe un errore confondere la giusta autonomia che i cattolici in politica debbono assumere con la rivendicazione di un principio che prescinde dall’insegnamento morale e sociale della Chiesa“.
L’Enciclica affermava anche che “la coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di un programma politico o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale siano sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o contrarie a tali contenuti“. E infatti il “no” al Ddl Zan, così considerato dal Vaticano, è stato il più chiaro e deciso possibile.
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