“Ddl Zan: questo sconosciuto”, verrebbe da dire. La proposta di legge contro l’omotransfobia è stata in auge per gran parte della scorsa primavera, nonché prima parte dell’estate. Eppure, con il ritorno pieno dell’attività parlamentare, pare che l’“urgenza” a cui molti si appellavano per votare al più presto il provvedimento sia stata messa in soffitta.
Lo scorso 7 settembre, infatti, la conferenza dei capigruppo del Senato ha rimandato almeno a dopo le elezioni amministrative di ottobre la discussione sul ddl Zan. Il testo, già approvato alla Camera lo scorso novembre, era stato discusso nell’Aula di Palazzo Madama a luglio. Aveva catalizzato per settimane il dibattito politico. Non si però poi arrivati al voto finale, per l’ostruzionismo del centrodestra e il sopraggiungere della sospensione estiva dei lavori dell’aula. Alla ripresa dei lavori, questa settimana, la discussione però non è stata calendarizzata.
Le elezioni amministrative come ostacolo per un’approvazione rapida del ddl Zan
Si sussurra che mettere in calendario nei prossimi giorni la discussione sul ddl Zan non avrebbe convenuto ad alcun partito. Con la campagna elettorale per le amministrative in corso tutti temono di avere dei senatori assenti in aula per impegni in giro per l’Italia. E difatti il calendario è stato votato all’unanimità. Quindi sia dai partiti che sostengono il pdl sia da quelli che non lo vogliono approvare. Sarà comunque complicato ricavare il tempo per discuterla e approvarla anche da fine ottobre in poi. Tra Green Pass (ora alla Camera), riforma della giustizia, legge di bilancio e (se si dovesse andare più in là verso l’anno nuovo) l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, molte saranno le sovrapposizioni.
Il primo firmatario resta ottimista, ma alcuni sostenitori si sono un po’ ‘nascosti’
Alessandro Zan, deputato del Partito Democratico da cui prende il nome la legge, ha però sostenuto al Corriere della Sera che il tempo c’è. ha fiducia “di finestre volendo ce ne sono. La legge di Bilancio rimane molto tempo in commissione e in Aula c’è tempo per discutere e votare il ddl”. Detto questo, resta da capire come mai siano in questo momento davvero pochissime le voci extrapolitiche che si stanno levando a favore di un’approvazione rapida della proposta. Uno che si è speso moltissimo da questo punto di vista è sicuramente stato Fedez. Il cantante ha organizzato spesso sul tema anche delle dirette Instagram con lo stesso Zan. Tuttavia negli ultimi due mesi, quando l’argomento è scivolato a poco a poco nell’oblio estivo, non si è più fatto particolarmente sentire in merito. Nonostante fosse d’accordo sulla volontà di accelerare l’iter.
Il travagliato percorso parlamentare del ddl Zan
Durante l’approvazione prima alla Camera e poi al Senato, Lega e Fratelli d’Italia avevano scelto di fare ostruzione alla legge. Hanno presentato centinaia di emendamenti e ritardato il voto finale. A luglio la discussione si era arenata quando Italia Viva, che fino ad allora aveva appoggiato la legge, aveva sostenuto la necessità di cambiarla per trovare un compromesso con i partiti di destra e garantirne l’approvazione. Matteo Renzi si era detto preoccupato che, col voto segreto, la legge potesse essere bocciata per via dei voti contrari dei senatori “ribelli” del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle, i principali promotori della legge. Da parte loro, PD e M5S avevano accusato Renzi di voler sabotare la legge, sostenendo che se eventualmente fossero mancati dei voti in aula sarebbero stati proprio quelli di Italia Viva. La segretezza del voto di fatto avrebbe probabilmente reso difficile capire di chi sarebbe stata l’eventuale responsabilità.