Ddl Zan: cosa non piace a Renzi del testo (e cosa vuole politicamente)

Il ddl Zan spacca la maggioranza. Il provvedimento che prevede misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi di genere, orientamento sessuale e disabilità, rischia seriamente di aprire una crisi di governo. Al Senato, dopo che la proposta di legge è stata approvata alla Camera, la situazione è tesa. Matteo Renzi è intervenuto pubblicamente questa mattina, in occasione di una diretta Facebook, sul ddl Zan. L’ex presidente del Consiglio spiega la decisione di presentare emendamenti al testo da parte di Italia Viva: “Vogliamo affossarlo? Falso, siamo gli unici a volerlo salvare. Preferisco un buon compromesso a chi pensa di avere ragione solo lui ma non cambia le cose”.

Ecco come il ddl Zan verrebbe cambiato, secondo le intenzioni di Renzi

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Le modifiche volute da Renzi al ddl Zan sono sostanzialmente tre. Stralciare l’attuale formulazione dell’articolo 1, a cominciare dalla definizione di “identità di genere”, con la conseguente riformulazione secondo il ‘lodo Scalfarotto’. La seconda è quella che riguarda l’articolo 4 che recita attualmente così:

“Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”.

L’idea sarebbe quella di eliminarlo perché, come spiega Ivan Scalfarotto, già la Costituzione tutela la libertà di opinione e diversi giuristi hanno sottolineato l’anomalia di una legge ordinaria che pretende di regolare una garanzia costituzionale. Italia Viva interviene poi sull’articolo 7, in cui si parla delle iniziative da tenere nelle scuole in occasione della Giornata nazionale contro l’omofobia e la transfobia: queste dovranno rispettare “l’autonomia scolastica” dei singoli istituti, specificano i renziani.

Sposando di fatto la linea Salvini, ora lo sguardo si sposta… sul Colle

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A questo punto, agli occhi di molti osservatori, la partita non è più giuridica ma politica. Con il niet di Renzi, il ddl Zan non ha più i numeri per passare. Italia Viva vuole così evidenziare plasticamente di essere in grado di dettare l’agenda più del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico e di essere vicina ad alcune istanze portate avanti anche dal centrodestra. Oltre che, probabilmente, fare tesoro delle osservazioni che arrivano dal Vaticano.

Del resto non è la prima volta che Renzi e Salvini si sentono molto in sintonia politica ultimamente. Prima la battaglia comune sul no al coprifuoco, poi la solidarietà sulla vicenda degli 007 (con l’incontro all’autogrill di Fiano Romano tra l’ex sindaco di Firenze e l’ex Mancini), a seguire la concordia sul referendum sulla giustizia e infine le modifiche del ddl Zan. Un’alleanza “sotto traccia” destinata a durare almeno fino all’elezione del prossimo Presidente della Repubblica (febbraio 2022). Centrodestra e Italia Viva, insieme, avrebbero i numeri sufficienti per quella maggioranza assoluta in grado di eleggersi da sola il successore di Sergio Mattarella. Lasciando completamente in disparte i partiti che sostenevano il Conte 2.

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