Ddl Zan, secondo round: scadono
i termini per gli emendamenti

Il ddl Zan vive una (seconda) settimana di passione in Senato. Alle ore 12 di oggi, martedì 20 luglio, sono scaduti i termini per depositare negli uffici di Palazzo Madama gli emendamenti sulla proposta di legge contro l’omotransfobia. Sarà sostanzialmente il vero fischio d’inizio della partita finale sul ddl Zan che da ormai settimane divide il panorama politico italiano. Lega, Forza Italia e Italia Viva vorrebbero una modifica del testo per poi arrivare all’approvazione finale con una larga maggioranza alla Camera in autunno.

Ddl Zan: continua lo scontro tra Salvini e Letta

Una mediazione richiederebbe un minimo di fiducia reciproca, ma al momento non sembra dar cenni della sua presenza. Anche perché sullo sfondo prosegue lo scontro tra Matteo Salvini ed Enrico Letta. Il segretario del Pd ha dato espressamente dell’“omofobo” all’ex ministro dell’Interno. La proposta del presidente della commissione Giustizia, il leghista Andrea Ostellari, giudicata da Italia Viva “un passo avanti” e respinta dal Pd, non è stata fatta propria dalla Lega, che anzi ha ribadito di voler puntare a introdurre una semplice aggravante comune per i reati di odio omotransfobico. Punto sul quale il centrosinistra non accederanno mai.

Le mosse di Renzi

Intanto Matteo Renzi ha affermato che a suo giudizio un compromesso è possibile sugli articoli 1, 4, e 7”. Vale a dire quelli che, rispettivamente, introducono il concetto di identità di genere, che trattano la libertà di espressione e che riguardano l’insegnamento anti-discriminazione nelle scuole. Secondo Renzi “un accordo è a portata di mano”, perché la Lega, dopo mesi di ostruzionismo, ora si dice disponibile. In tal senso Renzi dice di “non capire perché Letta si sia messo di traverso”. Italia Viva sarà disposta a votare insieme al centrodestra e a spostare quindi il proprio baricentro in direzione di Forza Italia e Lega. Lo strappo sembra vicino e potrebbe essere letto anche in ottica futura per l’elezione del successore di Sergio Mattarella al Quirinale.

Le scelte del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle

Dall’altra parte del campo anche il Partito Democratico dovrà scegliere se perseguire, anche di fronte a votazioni segrete dove le defezioni dalla direttiva di partito rischiano di essere numerose, la linea dura e di rifiutare quindi la modifica al solo articolo 4 del ddl Zan. Il Movimento 5 Stelle osserva lo scontro da parte in causa, ma con la sicurezza di poterne uscire meglio dell’alleato strategico. Pur essendo sia il leader in pectore, Giuseppe Conte, che la gran parte del gruppo parlamentare a favore del provvedimento, l’approvazione del disegno di legge non è mai stata una bandiera del partito. Proprio da qui però ci potrebbero attendere le defezioni più pesanti nei voti chiave.

Le iniziative da parte del Gruppo misto

Ci sono emendamenti anche da parte di Julia Unterberger, capogruppo delle Autonomie. “Personalmente voterei subito il ddl così come è, ma prendo atto che la destra non lo vota e per favorire un compromesso presenterò un emendamento sugli articoli 1, 4 e 7”. Anche il socialista Riccardo Nencini ne presenterà uno sull’articolo 4 perché la sua formulazione “è scivolosa”: il timore è che qualche magistrato possa distorcerne l’applicazione, perseguendo semplici opinioni. L’articolo 4, introdotto alla Camera su richiesta di Forza Italia in commissione Affari costituzionali, è ora quello più a rischio. Al momento, comunque, restano confermate le previsioni di un quasi certo slittamento a settembre.

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