Cos’è la Politica agricola comune (Pac) e perché ha causato le proteste degli agricoltori?

Sono ormai diverse settimane che gli agricoltori italiani protestano attivamente contro la Politica agricola comune.

Il loro obiettivo è quello di attirare l’attenzione dell’Unione Europea, nel tentativo di arrivare alla modificare delle regole che oggi sembrerebbero svantaggiare il settore agricolo.

Oltre che nel Belpaese, le proteste si sono registrate anche in altri Stati, come Francia e Germania.

Che cos’è la Politica agricola comune?

Per capire il motivo che ha portato moltissimi agricoltori di diversi Paesi europei a salire sui propri trattori e scendere in strada per protestare contro la Politica agricola comune, è fondamentale spiegare prima cosa sia la Pac.

Sono sorte proteste in diversi Paesi d'Europa contro la Pac
Sono sorte proteste in diversi Paesi d’Europa contro la Pac | Immagine Unsplash @ZoeSchaeffer – Newsby.it

La Politica agricola comune è una politica dell’Unione Europea, la quale mira a promuovere lo sviluppo sostenibile dell’agricoltura all’interno dell’Unione stessa.

È stata introdotta nel 1962 dai sei Paesi fondatori dell’allora Comunità europea, risultando quindi oggi la più antica politica dell’UE ancora in vigore, oltre che la più costosa (oltre 386 miliardi di euro sono stati stanziati per il quinquennio 2023-2027, ndr).

La Pac ha diversi obiettivi chiave, tra cui garantire un reddito equo agli agricoltori, assicurare la sicurezza alimentare, promuovere la competitività del settore agricolo e contribuire alla gestione sostenibile delle risorse naturali.

A finanziare la Politica agricola comune è il bilancio dell’UE, il quale prevede diverse misure, tra cui pagamenti diretti agli agricoltori, sostegno allo sviluppo rurale e regolamentazione del mercato agricolo.

Circa un terzo del bilancio comune, pari a più o meno 33 centesimi al giorno per ogni cittadino dell’UE, è destinato proprio al sostegno di agricoltori e zone rurali.

I pagamenti diretti sono spesso legati alla superficie coltivata o al numero di capi di bestiame e sono progettati per fornire un reddito stabile agli agricoltori.

Nel corso degli anni, la Pac è sempre stata oggetto di dibattito e riforme, con l’obiettivo di renderla più equa, sostenibile e orientata al mercato.

Riforme che non sempre hanno trovato però il favore degli agricoltori, come dimostrano le recenti proteste.

Come funziona la Pac?

La Politica agricola comune funziona attraverso un sistema di interventi e misure volte a promuovere gli obiettivi stabiliti per lo sviluppo dell’agricoltura all’interno dell’Unione Europea.

La Pac potrebbe essere riassunta nei seguenti punti:

  • Pagamenti diretti: gli agricoltori ricevono pagamenti diretti che sono spesso legati alla superficie coltivata o al numero di capi di bestiame posseduti. Questi pagamenti sono concepiti per fornire un reddito stabile agli agricoltori e ridurre le variazioni dei prezzi dei prodotti agricoli.
  • Regolamentazione del mercato: la Pac può intervenire per regolare il mercato agricolo e stabilizzare i prezzi. Ciò può includere misure come l’intervento pubblico per l’acquisto di prodotti agricoli o l’attuazione di strumenti di gestione delle crisi.
  • Sviluppo rurale: la Pac prevede anche misure per lo sviluppo rurale, che includono investimenti in infrastrutture, promozione di pratiche agricole sostenibili, diversificazione economica e miglioramento della qualità della vita nelle aree rurali.
  • Politiche settoriali: la Pac può essere adattata per rispondere a specifiche esigenze di settori agricoli particolari. Per esempio, possono essere introdotte misure specifiche per il settore lattiero-caseario, cerealicolo o zootecnico.
  • Sostenibilità ambientale: le riforme più recenti della Pac hanno posto un maggiore accento sulla sostenibilità ambientale. Gli agricoltori possono ricevere pagamenti aggiuntivi per adottare pratiche agricole rispettose dell’ambiente e promuovere la biodiversità.
  • Controllo e monitoraggio: la Pac implica anche un sistema di controllo e monitoraggio per garantire che gli agricoltori rispettino le regole stabilite e per assicurare un uso corretto dei fondi dell’UE.

Perché gli agricoltori protestano?

Le proteste degli agricoltori in Italia e in Europa in relazione alla Politica agricola comune possono essere attribuite a diversi fattori.

I trattori sono diventati il simbolo delle proteste degli agricoltori, in Italia e in Europa
I trattori sono diventati il simbolo delle proteste degli agricoltori, in Italia e in Europa | Immagine Unsplash @RandyFath – Newsby.it

Alcuni di questi, come emerso in questi giorni di proteste a oltranza, sono più sentiti di altri.

Ci riferiamo in particolar modo a fattori quali:

  • Ripartizione dei fondi: le proteste spesso sono scaturite dalle preoccupazioni degli agricoltori sulla distribuzione dei finanziamenti della Pac. Secondo molti agricoltori, la distribuzione dei pagamenti diretti non è equa e favorisce determinati tipi di colture o aziende agricole a discapito di altri. Ciò ha contribuito a creare tensioni all’interno della comunità agricola italiana ed europea.
  • Impatto ambientale: le ultime riforme della Pac hanno introdotto maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale, come abbiamo visto in precedenza. Tuttavia, gli agricoltori temono che le nuove regole e le restrizioni ambientali possano aumentare i costi e rendere più difficile la gestione delle loro aziende. Per molti, ciò è già avvenuto.
  • Cambiamenti nel modello agricolo: le modifiche alle politiche agricole hanno comportato dei cambiamenti nel modello agricolo e nelle pratiche di coltivazione. Questo è quanto denunciano parecchi agricoltori.
  • Preoccupazioni economiche: la fluidità dei prezzi dei prodotti agricoli, la concorrenza internazionale e altri fattori economici sembrano aver influenzato negativamente il reddito degli agricoltori, i quali dicono di non trovare il sostegno necessario nella Pac.
  • Cambiamenti normativi: l’introduzione di nuove normative e regolamentazioni ha suscitato preoccupazioni e opposizioni da parte degli agricoltori, specialmente da coloro cha hanno percepito come le nuove regole impongano restrizioni e vincoli aggiuntivi alle loro attività.

Entrando più nel dettaglio, gli agricoltori in rivolta attribuiscono l’aumento della burocrazia alle iniziative dell’Unione Europea, in particolare al Green Deal e alla sua iniziativa chiave “Farm to Fork”.

Nel 2020, quest’ultima ha annunciato obiettivi ambiziosi, come la riduzione del 50% dell’uso di pesticidi e del 25% delle terre agricole biologiche entro il 2030.

Sebbene questi obiettivi mirino a promuovere la sostenibilità ambientale e la salute, gli agricoltori continuano a criticarli per la complessità delle procedure richieste per adempiere alle nuove normative.

La percezione è che tali misure impongano infatti un onere amministrativo significativo agli agricoltori, contribuendo all’aumento della burocrazia nel settore agricolo.

Tra i leader europei più scettici figura anche Ministro dell’agricoltura italiano, Francesco Lollobrigida, che recentemente ha convocato i dirigenti delle principali organizzazioni agricole per affrontare le critiche alle riforme che hanno cambiato la Pac dopo il 2020.

In passato, Lollobrigida aveva già criticato la Politica agricola europea, sostenendo che, anziché proteggere agricoltori e produttività, essa stia marginalizzando ed escludendo il settore agricolo.

Secondo il Ministro, il Green Deal si è concentrato troppo sulla tutela della sostenibilità ambientale, trascurando il quadro della produttività e della garanzia del reddito degli agricoltori.

Un pensiero condiviso da molti lavoratori operanti in questo settore.

Un altro punto di scontro riguarda poi l’importazione di prodotti a basso costo da regioni extraeuropee, come accennato in precedenza.

Un esempio? Il grano coltivato in Canada, con ampio utilizzo di glifosato, o quello ucraino, che, sfruttando il corridoio del Mar Nero, offre prodotti agricoli in Europa a un costo estremamente basso.

Le proteste riguardano anche la carne coltivata in laboratorio e l’utilizzo di farine di insetti.

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