Prosegue il braccio di ferro che vede Regioni e Province autonome da una parte e Governo dall’altra sui ‘colori’ da assegnare ai territori per l’assegnazione delle restrizioni anti-Covid e, soprattutto, sui parametri che le autorità sanitarie italiane prendono in considerazione per indicare il livello di rischio. La Conferenza delle Regioni, riunitasi straordinariamente nella giornata di martedì, propone all’esecutivo l’uso di cinque indicatori specifici al posto dei ventuno attuali per definire il rischio contagio, ritenuti “inadeguati”.
La proposta delle regioni: cinque parametri anziché ventuno
Per le Regioni i ventuno parametri sono “da rivedere” e da sostituire con cinque criteri:
- percentuale di tamponi positivi (escludendo tutte le attività di screening e re-testing degli stessi soggetti);
- Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata Iss;
- Tasso di occupazione dei posti letto totali nei reparti ospedalieri e di quelli riservati alle terapie intensive (sempre per pazienti Covid)
- Risorse a disposizione per contact-tracing, isolamento e quarantena
- Personale a disposizione e rapporto tra il personale stesso e il tempo dedicato in ciascun servizio territoriale al contact-tracing.
Ma il Governo non vuole cambiare idea
Da fonti del Governo citate da Ansa, però, non sembra che l’esecutivo sia orientato verso un cambio di rotta. Il meccanismo a tre colori per le Regioni, introdotto con il Dpcm del 3 novembre, prevede dei tempi ben precisi, che il ministro della Salute Roberto Speranza sembra intenzionato a far rispettare senza eccezioni. Una linea che, a detta del Governo stesso, dovrebbe scongiurare il lockdown a livello nazionale.
Resta quindi il limite minimo di due settimane per valutare un possibile passaggio da rosso ad arancione o da arancione a giallo. Soltanto dalla terza settimana in poi, qualora i parametri dovessero effettivamente confermare un miglioramento del trend, si potrebbe parlare di allentamenti. Resta comunque il nodo Natale: mancano cinque settimane al 25 dicembre e “risalire”, per chi è in zona rossa, è estremamente dura.
Sarà quindi molto importante, a livello generale, capire se le restrizioni più pesanti nelle prime due settimane dall’entrata in vigore del decreto, abbiano avuto effetti positivi sulle prime zone rosse, cioè Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta.