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Il Movimento 5 Stelle rimane al governo ma, secondo Giuseppe Conte “occorre un forte segno di discontinuità”. L’esito più immediato del faccia a faccia tra l’ex presidente del Consiglio e quello attuale, Mario Draghi, dice che i pentastellati non strappano con l’esecutivo. Tuttavia il leader ha messo sul tavolo del capo del governo una serie di condizioni specifiche, sul quale “abbiamo bisogno di risposte chiare in tempi precisi”.
Al termine di un incontro durato oltre un’ora durato a Palazzo Chigi, Conte sottolinea di avere “presentato un documento a nome di tutto il Movimento 5 Stelle e ho esplicitato la ragione del nostro forte disagio politico”. Poi sul decreto Aiuti, in discussione a Montecitorio nel pomeriggio, ha aperto a una possibile astensione: “Ne parleremo in riunione di capigruppo e definiremo la nostra posizione sul punto. I nostri ministri già non hanno partecipato al voto” in Consiglio dei Ministri “per una norma del tutto eccentrica. Non siamo qui per predicare transizione ecologica di giorno e consentire nuove trivellazioni di notte”. Sul provvedimento il governo ha posto la questione di fiducia. Il voto si terrà domani, giovedì 7 luglio, mentre la votazione finale sul provvedimento sarà lunedì.
I paletti di Conte affinché i 5 Stelle non strappino con il governo Draghi
Salario minimo, cuneo fiscale, tasse a rate, aiuti sulle bollette, superbonus. Conte ha presentato a Draghi le condizioni per restare al governo. Sul caro bollette “dobbiamo agire a favore di famiglia e imprese con un intervento straordinario”. Poi ha aggiunto: “Va tagliato il cuneo fiscale. Dobbiamo intervenire per i lavoratori e sul salario minimo, non possiamo lasciare che ci siano buste paga di 2-3 euro”. E ancora il “piano di rateizzazione delle cartelle esattoriali”.
Così come un’altra urgenza è “risolvere il blocco nella cessione dei crediti per il Superbonus. Ci sono migliaia di imprese sull’orlo del fallimento, ci sono famiglie che non possono completare i lavori e noi tutto questo non possiamo permetterlo”, attacca Conte. Un passaggio anche sul reddito di cittadinanza: “Non permettiamo più che sia messo politicamente in discussione”. Conte ha precisato di volere un impegno concreto: “Draghi ha detto che si prenderà tempo per valutare queste richieste. Io stesso non mi aspettavo risposte rapide”.
Che cosa succederà con il decreto Aiuti
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Il decreto Aiuti, il provvedimento in discussione alla Camera, è stato per l’appunto uno degli argomenti al centro del faccia a faccia, con i 5 stelle delusi per aver visto respinte le loro richieste sul Superbonus, ma anche per essere costretti ad accettare l’inceneritore a Roma e le modifiche del reddito di cittadinanza. I malumori pentastellati però vanno oltre e sono racchiusi appunto nel documento che Conte ha sottoposto all’attenzione di Draghi.
Prima di arrivare a Chigi, Conte ha riunito il Consiglio Nazionale “allargato” di primo mattino, per definire le mosse nei confronti del governo. Rimane la volontà di vigilare sull’azione dell’esecutivo difendendo le battaglie dei 5 stelle, a partire dalla norma sul superbonus nel dl aiuti. Ma anche se si dovesse arrivare alla fiducia, il M5s non strapperà su un decreto che prevede 23 miliardi di aiuti per famiglie e imprese. Probabile che i parlamentari si astengano sul voto al provvedimento, come confermato dalla capogruppo del Senato, Mariolina Castellone. La permanenza al governo, quindi, dipenderà anche dalle risposte concrete, nei fatti, che verranno date ai vari punti delle richieste pentastellate.