La fondazione Openpolis ha pubblicato un’inchiesta riprendendo un sondaggio di Eurobarometro che monitoria l’opinione pubblica all’interno dell’Unione Europea (quindi non solo degli italiani). Emergono una serie di dati che testimoniano come ci sia ancora tanto da fare. L’occasione è stato l’anniversario dei 72 anni dalla dichiarazione di Schuman rilasciata il 9 maggio 1950 e considerata l’atto di nascita dell’Ue.
I risultati italiani ci consegnano un quadro in bianco e nero. Con alcuni elementi che ci fanno ben sperare. Ma anche numerose criticità a partire dalle preoccupazioni espresse per le condizioni economiche rispetto alla media degli altri paesi. L’elemento che desta preoccupazione è la disoccupazione (il 21% tra gli italiani lo considera un problema a fronte della media Ue dell’8%). Così come la salute, giudicata una sfida dal 33% degli italiani contro il 21% del resto dei cittadini europei.
Non tutti gli italiani dimostrano di avere un senso di appartenenza nei confronti dell’Unione Europea
La fiducia nelle istituzioni europee è leggermente superiore rispetto alla media. È però di gran lunga inferiore la conoscenza del funzionamento dell’Unione Europea, con solo il 44% degli italiani che dichiara di conoscerne l’attività contro la media del 58%. Anche l’attaccamento al concetto d’Europa (pari al 55% italiano contro il 67% del resto del continente unito) e il sentirsi cittadini dell’Ue (60% contro il 70%), dimostrano come il sentimento europeo, benché maggioritario, non abbia ancora attecchito in una fetta consistente della popolazione italiana. Allargando lo sguardo al resto dei Paesi europei, dai dati raccolti emerge come molti cittadini dell’Unione europea non siano realmente consapevoli del funzionamento delle sue istituzioni. Basti pensare che solo il 13% ha dichiarato di avere una conoscenza solida, il 45% moderata ma il 39% degli intervistati afferma di non sapere come funzioni l’Ue.
Meno della metà dei partecipanti, pari al 47%, dichiara invece di avere fiducia nelle istituzioni comunitarie. Con una disomogeneità tra il Portogallo in cui spicca una fiducia molto elevata (69%) e la Francia molto bassa (32%). L’istituzione che raccoglie maggiore fiducia è il Parlamento europeo (pari al 50%). Non a caso si tratta dell’unico organo i cui rappresentanti sono eletti dai cittadini. Mentre per la Banca centrale europea è pari solo al 54%. Se la media di fiducia nella Commissione europea è al 47%, il dato crolla per i cittadini greci dove la sfiducia verso la commissione tocca il 62% per salire addirittura al 70% nel caso della BCE con un dato sbilanciato rispetto al resto d’Europa. D’altro canto, i frutti dell’austerity dopo la crisi del debito del 2009, hanno lasciato un segno tra i cittadini ellenici difficilmente sanabile nel giro di pochi anni.
Economia e cambiamento climatico: come si ‘spacca’ l’Ue tra Nord e Sud
Non a caso in Grecia c’è maggior pessimismo per il futuro dell’Unione europea (pari al 53%), al contrario dell’Irlanda dove solo il 10% dei cittadini vede il futuro negativamente mentre il 62% dei cittadini europei si dichiara molto o moderatamente ottimista per il futuro contro un 35% pessimista. Emerge poi un altro elemento da tenere in considerazione: lo squilibrio delle priorità tra l’Europa del Nord, quella del Sud e dell’Est. Se le questioni economiche sono maggiormente sentite al sud e all’est del continente, nei Paesi del nord Europa risulta soprattutto la preoccupazione per il cambiamento climatico (indicato da più del 50% dei cittadini danesi, olandesi e svedesi), mentre un punto in comune è l’immigrazione, considerata dal 22% dei cittadini una priorità. A oltre 70 anni di distanza dalla dichiarazione di Schuman, leggendo i risultati di questo sondaggio, emerge una certezza. Parafrasando Massimo D’Azeglio: fatta l’Europa, bisogna fare gli europei.