Tensioni nella maggioranza sul canone Rai e Legge di Bilancio: proposte controverse, scontri interni e sfide economiche
La questione del canone Rai è tornata al centro del dibattito politico, creando forti tensioni all’interno della maggioranza. Il governo, impegnato nella definizione della prossima Legge di Bilancio, si trova diviso su proposte che mettono a dura prova l’equilibrio tra richieste politiche e vincoli economici. Nonostante i tentativi di mediazione, l’ipotesi di una riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro, fortemente sostenuta dalla Lega, sembra destinata a rimanere sulla carta.
Canone Rai e Legge di Bilancio: ci sono delle tensioni
La maggioranza ha adottato un approccio cauto per la Manovra economica, stabilendo che eventuali modifiche siano limitate, condivise e sostenibili dal punto di vista economico. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha l’ultima parola su ogni proposta, con il compito di valutare la fattibilità delle misure senza compromettere i conti pubblici.
Tra le proposte più controverse c’è proprio la riduzione del canone Rai, promossa dalla Lega come parte del programma di governo. Tuttavia, esponenti di altre forze politiche, come Antonio Tajani di Forza Italia, si sono espressi contro l’iniziativa. Tajani ha definito la proposta «una cosa ridicola», sottolineando che tagliare il canone senza prevedere adeguate coperture finanziarie significherebbe scaricare comunque i costi sui contribuenti.
Forza Italia ha ribadito la propria contrarietà alla riduzione del canone Rai, considerando l’intervento economicamente insostenibile. Anche una proposta più contenuta, come quella di ridurre il canone di pochi euro, non trova l’appoggio del partito, che chiede compensazioni su altre voci di spesa. L’opposizione interna alla maggioranza rischia di far naufragare non solo questa misura, ma anche altre proposte simboliche, come la riduzione dell’aliquota IRPEF per il secondo scaglione dal 35% al 33%, un’iniziativa dal costo di 2,5 miliardi.
Le discussioni sul decreto fiscale si sono rivelate particolarmente complicate, con il Quirinale che ha richiamato all’importanza di mantenere coerenza tra le misure trattate. Nel frattempo, è stato rinviato il decreto giustizia, ufficialmente per l’assenza dei ministri di Forza Italia, ma in realtà per dissidi interni legati a questioni come la cybersicurezza e le competenze della Procura nazionale antimafia.
La premier Giorgia Meloni ha incontrato i principali esponenti del centrodestra a Palazzo Chigi per discutere le priorità della Legge di Bilancio. Tuttavia, sull’argomento specifico del canone Rai, Meloni si è mostrata prudente, evitando di prendere una posizione netta. La sua risposta pragmatica, «vedremo», riflette le difficoltà di gestire le pressioni della Lega senza incrinare ulteriormente i rapporti con gli altri alleati di governo.
Le tensioni tra i partiti della maggioranza si sono manifestate anche durante le discussioni in commissione Bilancio. Il senatore leghista Massimo Garavaglia ha lamentato che alcune proposte penalizzerebbero regioni come la Lombardia su settori chiave come sanità e trasporti. Ha accusato Fratelli d’Italia di una «pervicacia» ingiustificata, sottolineando che «governiamo insieme».
Forza Italia, da parte sua, ha avanzato una proposta per introdurre uno scudo penale per reati fiscali minori, ma l’iniziativa ha sollevato polemiche sia all’interno che all’esterno della coalizione. Questo clima di conflitto sotterraneo complica ulteriormente il raggiungimento di un accordo sulla Manovra.
Il canone Rai resta il nodo più delicato da sciogliere. Secondo Dario Damiani di Forza Italia, il tema è chiaramente divisivo e, per evitare ulteriori spaccature, le questioni più controverse dovrebbero essere accantonate. Tuttavia, la Lega continua a premere per una riduzione, anche più contenuta rispetto alla proposta iniziale di 20 euro. Ogni concessione in questa direzione, però, richiederebbe compensazioni economiche che difficilmente troverebbero il consenso di Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Il rinvio del decreto giustizia rappresenta un altro segnale delle tensioni interne al governo. Forza Italia ha chiesto una revisione delle competenze della Procura nazionale antimafia in materia di reati informatici, una questione che ha alimentato i malumori tra i partiti. In questo contesto, emergono anche voci su possibili rimpasti di governo e su cambiamenti nelle deleghe di alcuni ministri, alimentando l’incertezza sul futuro della coalizione.
A gennaio si attende inoltre una decisione sulla posizione della ministra Daniela Santanchè, attualmente sotto indagine per il caso Visibilia. Questo elemento aggiunge ulteriore pressione su un governo già alle prese con divisioni interne.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti avrà un ruolo chiave nel definire la praticabilità delle proposte avanzate dai partiti della maggioranza. La priorità, secondo Palazzo Chigi, resta quella di garantire il rispetto dei vincoli di bilancio, sostenendo al contempo famiglie, lavoratori, il sistema sanitario e il tessuto produttivo.
Giorgetti dovrà mediare tra richieste politiche spesso inconciliabili e la necessità di mantenere l’equilibrio dei conti pubblici, evitando interventi che rischino di compromettere la sostenibilità economica del paese.
La discussione sul canone Rai e sulla Legge di Bilancio evidenzia le fragilità della maggioranza, divisa tra obiettivi politici e vincoli economici. Mentre la Lega spinge per una riduzione simbolica del canone, Forza Italia e Fratelli d’Italia si oppongono, temendo ricadute finanziarie. Il governo, guidato da Giorgia Meloni, dovrà trovare un delicato equilibrio tra queste pressioni, cercando di evitare ulteriori spaccature all’interno della coalizione.
In un contesto segnato da scontri sotterranei e da tensioni aperte, la capacità del governo di raggiungere un compromesso sarà cruciale per garantire la stabilità politica e affrontare le sfide economiche del prossimo anno.