Carlo Calenda a tutto tondo negli studi di Alanews, ospite per la rubrica CityTalk. Il leader di Azione, candidato sindaco per la città di Roma, inquadra alcuni obiettivi della sua campagna elettorale, ma si sofferma anche su importanti questioni di attualità.
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“Prima di tutto bisogna decidere chi gestisce le case popolari. La Regione? Il Comune? Non lo so, ma ce ne dev’essere uno – sottolinea Calenda –. Lì ci saranno dei soldi, quelli del Recovery Fund dedicati all’housing sociale. Quindi vanno fatti investimenti di riqualificazione. Servono, però, due elementi fondamentali. Nessuna tolleranza verso l’illegalità, anche quella presente all’interno dei movimenti per la casa e degli inquilini. E gestione unificata fra Ater ed Erp“.
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“Lunedì presenterò il mio progetto per lo stadio della Roma – aggiunge quindi Calenda –. Terrà conto della connettività, dello sviluppo urbano e della sicurezza. Il Flaminio non è una soluzione per il calcio. È uno stadio vincolato, non può rispondere alle caratteristiche necessarie per la sicurezza. Infine ha nel sottosuolo una necropoli etrusca. Anche la zona Ostiense non è adatta, per il suo enorme carico urbanistico. Bisogna ragionare, come non è stato fatto precedentemente. Il mio progetto sarà pragmatico e realizzabile in soli 4 anni“.
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Riguardo all’attualità, invece, Calenda si sofferma sui fatti del carcere di Santa Maria Capua Vetere. “Un uomo di governo – sottolinea il leader di Azione – è per definizione dalla parte delle forze dell’ordine, che sono un pezzo delle istituzioni. Ma come tutte le istituzioni, custodiscono i diritti dei cittadini. Fare dei controlli è a tutela della maggior parte delle forze dell’ordine, che ben si comporta. Quello che è successo con gli ultimi eventi agghiaccianti emersi dai video sporca l’immagine dell’intera Polizia Penitenziaria“.
“Vi ricordate Bonafede con la divisa? Salvini che porta solidarietà? Ma la politica non deve portare solidarietà – aggiunge quindi Calenda –. Deve trovare una condizione di equilibrio per la quale le forze dell’ordine possano esercitare il loro lavoro, possano essere rispettate, ma al tempo stesso rispettino le regole e i diritti altrui. Non c’è ‘sto con Tizio o sto con Caio’. È un modo cretino di affrontare un problema da parte di un politico che è pagato per trovare soluzioni“.
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Quindi le riflessioni di Calenda sullo strappo tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte. “Il Movimento 5 Stelle deve scomparire il prima possibile – è il suo severo giudizio –. Ha preso in giro un terzo degli italiani, raccontando cose che non ha fatto. Attaccandosi alla poltrona più di qualsiasi altro movimento politico, colonizzando i ministeri di amici, cugini, parenti, e facendolo con persone che non avevano alcuna esperienza per governare“.
“Ma c’è di più. Hanno raccontato al Paese una realtà che non esiste, cioè l’idea di poter trovare un lavoro senza istruirti, poter avere un reddito senza un lavoro. Hanno tradito gli elettori, e devono sparire per questo. Non ho mai visto gente così impreparata, arrogante, incapace. L’unico modo che ho di relazionarmi con loro è competere per sconfiggerli. Ho detto a Letta: ‘Guardali, sono questi, che affidabilità ti danno?“, conclude Calenda.
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