Si sono dati appuntamento in Largo Argentina a Roma, le sigle e le organizzazioni che sono contro la guerra e l’invio di armi. Una manifestazione che si è tenuta a poche centinaia di metri dalla parata del 2 giugno e che vuole rimarcare la necessità di un’azione diplomatica per porre fine al conflitto in Ucraina. “Siamo qui per dire basta alle armi e per dire sì alla pace – tuonano i presenti -. L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e ripudia la guerra“. Bandiere della pace sventolano tra i presenti, assieme a quelle delle tante associazioni che hanno aderito. “Con la parata lo Stato vuole mostrare i muscoli, i militari dovrebbero andare a spalare il fango in Emilia- Romagna“, concordano i manifestanti. “Il 2 giugno è la nostra festa. È la festa di noi cittadini, della democrazia e della libertà conquistata, non delle forze armate. Loro hanno il 4 novembre e va bene, ma lasciassero questa giornata a noi“, rimarca un signore.
2 giugno, Giani: “Si votò dopo più di 20 anni, da quando il fascismo aveva cancellato la democrazia”
A ricordare l’effettivo spirito delle celebrazioni del 2 giugno è stato Eugenio Giani, il presidente della Regione Toscana. “Oggi noi ricordiamo come il 2 giugno 1946 si votò per la prima volta dopo più di 20 anni, in cui il fascismo aveva segregato e cancellato la democrazia in Italia. Il voto fu per l’assemblea costituente. Settantacinque anni fa ci portarono la Costituzione, punto di riferimento in tutto il mondo“, ha spiegato.