Il riconoscimento del corpo di Evegeny Prigozhin sembrerebbe spazzare via i dubbi e le speculazioni circa la sorte del capo della Wagner. Ieri uno dei comandanti della compagnia ha confermato l’identità del corpo trasferito all’obitorio di Tver dopo lo schianto del jet su cui viaggiava mercoledì scorso insieme a nove passeggeri.
Anche la salma del braccio destro Dmitri Utkin è stata identificata. “Il segno principale per riconoscere Prigozhin è stata l’assenza di un dito, mentre per Utkin la sua altezza e i tatuaggi”, ha fatto sapere uno dei canali Telegram legati al gruppo di mercenari, Chka-Ogpu.
Intanto ieri è arrivato il cordoglio del Cremlino. “Voglio esprimere le mie più sincere condoglianze alle famiglie di tutte le vittime. È sempre una tragedia”, ha detto in video Vladimir Putin.
“Conoscevo Prigozhin da molto tempo, dall’inizio degli Anni Novanta. Era una persona di talento, un uomo d’affari di talento, che ha commesso degli errori“, ha commentato promettendo una “indagine approfondita” per fare luce sul disastro aereo.
Il futuro incerto della Wagner dopo la morte del capo
Molti dubbi restano invece sul futuro della compagnia paramilitare attiva su più fronti, dall’Africa al Medio Oriente fino all’Ucraina. Dopo l’uscita di scena del capo e dei vertici si aprono diversi scenari.
La prosecuzione con una nuova leadership vicina al Cremlino
Diversi analisti concordano sul fatto che la compagnia continuerà a operare seppur rinnovata nel nome e nella leadership. A pensarla così è per esempio Joana de Deus Pereira, ricercatrice del Royal United Services Institute (Rusi). “Le operazioni della Wagner nel complesso resteranno le stesse che abbiamo visto sotto la guida di Prigozhin”, a cominciare dai “molti, molti, interessi in africa”, ha detto alla Bbc.
Un’ipotesi accreditata anche da Ruslan Trad, analista dell’Atlantic Council, convinto che a prendere il testimone di Prigozhin sarà una figura vicina ai servizi di intelligente militare russi (il Gru).
Secondo il giornalista Benoît Bringer, autore del documentario The Rise of Wagner, uno dei candidati più accreditati sarebbe proprio il generale del Gru Andrey Averyanov.
Difficile prevedere al momento chi raccoglierà l’eredità di Prigozhin. Di certo, spiega Bringer, un’organizzazione come la Wagner ha “dimostrato al Cremlino come un esercito privato che agisce nell’ombra, al di fuori della legge, possa essere utile nell’ambito di una guerra ibrida oltreché per guadagnare influenza all’estero”. In altre parole, “il nome della Wagner può scomparire ma non i mercenari sul campo e il metodo che hanno creato”.
L’assorbimento in altre compagnie private
Un altro scenario secondo Alexander Dunaev, analista del Russian International Affairs Council (Riac) e del Carnegie Politika, potrebbe essere l’assorbimento di uomini e asset della Wagner in altre compagnie militari private russe.
A raccogliere il testimone della Wagner potrebbe essere la Redut, la compagnia dell’oligarca Gennady Timchenko, che in passato ha già accolto tra le proprie truppe diversi mercenari della Wagner. Nell’eterogenea galassia delle compagnie militari russe non vanno poi dimenticate le milizie fondate da Gazprom, il colosso dell’energia russo partecipato dallo Stato.
Un “passaggio di consegne”, nota l’analista, che consentirebbe al Cremlino di conservare l’influenza in quei Paesi africani dove la Wagner è più radicata, come Centrafrica, Mali, Libia, Camerun e Burkina Faso.
Lo scioglimento
Sullo sfondo resta l’ipotesi che la compagnia sia al capolinea, destinata a sciogliersi. “La Wagner è un’organizzazione molto incentrata sulla personalità di Prigozhin che non potrà sopravvivere senza il carisma del suo fondatore così come le sovvenzioni miliardarie dello Stato”, ha spiegato Dunaev all’agenzia Adnkronos.
Se è presto per decretare il tramonto della compagnia, di certo le ultime notizie danno i miliziani “esiliati” in Bielorussia dopo la fallita “marcia” su Mosca dello scorso 24 giugno, in smobilitazione. Secondo quanto ricostruito dai corrispondenti di Radio Liberty, sulla base di immagini satellitari, circa un terzo delle tende nel campo di Tsel, nei pressi di Osipovichi, sarebbe stato già rimosso dopo l’incidente aereo.