In Israele, la variante Delta ha fatto crollare al 39% l’efficacia del vaccino anti-Covid di Pfizer nella prevenzione delle infezioni. È quanto emerge dagli ultimi dati diffusi dal ministero della Salute locale. Si tratta di un dato alquanto diverso da quello contenuto nel nuovo studio della Public Health England. Quest’ultima ricerca, pubblicata sul New England Journal of Medicine, indica che due dosi del vaccino di Pfizer offrono una buona protezione verso la variante Delta e risultano efficaci all’88% nel prevenire la malattia sintomatica. Per spiegare questa differenza, è opportuno ricordare che Israele è stato uno dei primi Paesi a vaccinare la maggior parte della sua popolazione contro il coronavirus, affidandosi soprattutto al siero dell’azienda statunitense. I dati raccolti, dunque, potrebbero essere i più accurati mai raccolti sull’efficacia del vaccino di Pfizer nei mesi successivi alla seconda dose.
Tuttavia, come sottolinea Forbes, il ministero della Salute israeliano non ha reso noti i dati che hanno portato ai risultati del nuovo studio. Quest’ultimo, inoltre, non sarebbe stato condotto in modo scrupoloso al 100%. I ricercatori, per esempio, non avrebbero compiuto i passi necessari per escludere delle spiegazioni alternative per la ridotta efficacia del vaccino.
Scendendo più nello specifico, i dati raccolti in Israele indicano che il vaccino di Pfizer ha un’efficacia del 39% nel prevenire il Covid-19 e del 41% nel prevenire le infezioni sintomatiche causate dalla variante Delta (solo due settimane fa si stimava che questo dato fosse al 64%). Il lato positivo è che il siero continua a ridurre significativamente le ospedalizzazioni (92%) e le forme più gravi della malattia (91%). Anche Pfizer e BioNtech, in una dichiarazione sui risultati ottenuti in Israele, hanno evidenziato questa capacità del vaccino.
A metà luglio, il ministero della Salute israeliano ha approvato i richiami del vaccino per i pazienti immunodepressi. Sembra probabile che verrà somministrata una terza dose del vaccino di Pfizer. La lista di chi potrà riceverla include i pazienti con alcune forme di cancro, che hanno ricevuto un trapianto d’organo o che sono risultati positivi all’Hiv. Sembra che anche i Centers for Disease Control and Prevention statunitensi stiano andando in questa direzione.
Dall'indagine che ha coinvolto la Generazione Z è emerso che soltanto il 20% si sente…
Sciopero nazionale della sanità: medici e infermieri protestano contro la manovra 2025 per chiedere dignità,…
Donald Trump prepara la sua nuova amministrazione con nomine sorprendenti e fedeli alleati, puntando su…
Scopri i dettagli del Bonus Natale 2024: requisiti, novità e modalità per ottenere i 100…
Il patron di X avrebbe messo in discussione alcuni dei candidati scelti da Boris Epshteyn,…
Il nuovo singolo del gruppo della provincia di Bergamo fa scoppiare la polemica sui social.…