Fidesz, il partito di Viktor Orban, annuncia la propria uscita dal gruppo parlamentare del Partito Popolare Europeo (Ppe), il principale partito di centrodestra all’Europarlamento. La decisione dall’Ungheria è stata presa dopo due anni di tira e molla. E in particolare dopo che il Ppe questa mattina aveva approvato una modifica al proprio regolamento che permetteva di espellere un’intera delegazione senza consultare i delegati del partito. In precedenza il gruppo parlamentare poteva limitarsi a espellere singoli parlamentari. Orban aveva anticipato che se la misura fosse stata approvata avrebbe ritirato la delegazione di Fidesz.
Quello di oggi è soltanto l’ultimo sviluppo di un rapporto turbolento tra Orban e il Ppe, dove era entrato più di 20 anni fa. E potrebbe avere serie conseguenze per il ruolo e l’influenza di Fidesz nella politica europea. E non solo. Sotto il governo di Orbán e del suo partito, negli ultimi anni l’Ungheria è diventata un Paese semi-autoritario, in cui quasi tutti i media sono controllati dal governo e le minoranze e gli oppositori politici sono sistematicamente osteggiati dalle forze statali. Eppure nel frattempo Fidesz era rimasta nel Partito Popolare Europeo.
Uscendo dal Ppe, il partito che controlla la maggioranza relativa dei seggi al Parlamento Europeo, Fidesz avrà un peso molto più ridotto in ambito europeo. I suoi europarlamentari non potranno incidere nelle questioni più importanti e Orban non potrà coordinarsi con i colleghi del Ppe negli importantissimi vertici dei partiti europei che precedono le riunioni del Consiglio Europeo, cioè l’organo che riunisce i 27 capi di stato e di governo dell’Unione.
Non è chiaro cosa farà ora Fidesz. Per come funziona il Parlamento Europeo, i partiti che non appartengono a un gruppo sono praticamente tagliati fuori dai lavori parlamentari, come dimostra il caso del Movimento 5 Stelle. Il premier magiaro potrebbe decidere di migrare con i suoi 11 eurodeputati nel Gruppo Misto per poi aderire, in un secondo momento, al gruppo dei Conservatori e riformisti europei, che fra gli altri ospita Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni (che ne è presidente). Lasciando così un vuoto nel Ppe che, in prospettiva, può essere colmato dalla Lega di Matteo Salvini.
Quest’ultimo ha sempre smentito un ingresso nel Partito Popolare Europeo (“Parliamo di vita, non di fantasia”, aveva detto recentemente). Eppure, la scommessa sarebbe quella, come hanno sostenuto proprio in une delle ultime riunioni leghiste sia Giorgetti sia Zaia, di trasformare il Carroccio in un partito liberale, moderato, federalista sul modello della Csu bavarese, l’ala più conservatrice della Cdu tedesca di Angela Merkel.
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