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Ore di trattative e riunioni fiume non sono bastate: i leader dei 27 Stati membri dell’Unione europea non hanno trovato l’accordo su una politica comune sull’energia, da perseguire per combattere il “caro bollette” e assicurare la transizione energetica. A confermarlo è il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che dopo il Summit europeo di giovedì ha parlato in conferenza stampa.
“L’energia è un argomento serio e importante – ha esordito Michel -. Ha un impatto sulle famiglie, sul loro potere di acquisto, sulle imprese europee e sulla competitività delle imprese stesse. Abbiamo avuto uno scambio di vedute, ma dobbiamo constatare che le divergenze attorno al tavolo non hanno permesso questa sera di ottenere un accordo sulle conclusioni presentate”.
In termini pratici, il dossier non è piaciuto a diversi Paesi dell’Unione: quelli dell’Est, con la Polonia a fare da ‘capofila’, accusano il sistema su cui si fonda il mercato delle emissioni (quello legato agli interventi per la lotta ai cambiamenti climatici) di eccessiva speculazione, creando difficoltà al loro sistema economico nazionale.
Ma c’è anche il contrasto, non da sottovalutare, fra Germania e Francia. Olaf Scholz, al suo primo Summit Ue da cancelliere, ha parlato di “politiche energetiche leggermente diverse tra i due Paesi”, riferendosi soprattutto alla volontà, da parte del governo tedesco, di non inserire il nucleare nel discorso di transizione energetica. Dal canto suo il presidente francese Emmanuel Macron ha ribadito di non voler rinunciare, per nessun motivo, proprio al nucleare.
L’ultimo contrasto riguarda il gas. Francia e Spagna chiedono di separare i prezzi dell’energia da quelli del gas stesso, i Paesi Nordeuropei si oppongono fermamente alla richiesta. E l’Italia? Il governo guidato da Mario Draghi punta a far sì che il gas rientri nelle fonti utilizzabili nella green transition. Ma una decisione comune non è ancora arrivata
In poche parole, trovare una linea che accontenti tutti si è rivelata una missione impossibile e la transizione energetica a livello Ue resta ancora tutta sulla carta. Michel, comunque, ha dichiarato che l’Ue resterà impegnata “su questo tema e questo tema sarà all’ordine del giorno nel corso del prossimo Consiglio europeo“.
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Il Consiglio Ue, inevitabilmente, non ha potuto concentrarsi solo sulla transizione energetica, visti i timori di quarta e quinta ondata di Covid all’interno degli Stati membri. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha fatto il punto della situazione davanti ai cronisti intervenuti a Bruxelles.
“Stiamo lottando contro la variante Delta ma sappiamo che la Omicron ci minaccia – ha dichiarato -. Si espande a un ritmo feroce e ha il potenziale rischio di sfuggire ai vaccini, almeno parzialmente. Sappiamo che i sistemi sanitari sono sotto sforzo e questo è legato al grande numero di non vaccinati. Quindi la risposta può essere solo quella di aumentare la vaccinazione, includendo i bambini e dando terze dosi“.
Von der Leyen, comunque, prova a guardare al futuro con cauto ottimismo. “C’è anche speranza – ha detto –, perché siamo in una posizione molto migliore rispetto all’anno scorso. Possiamo oggi produrre 300 milioni di dosi di vaccini al mese nell’Ue. Sull’adeguamento, sono felice di informarvi che i Paesi hanno concordato di avviare una prima tranche di oltre 180 milioni di dosi extra di vaccini adattati nel nostro terzo contratto con BioNTech Pfizer“.
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Anche la politica estera dell’Unione europea era tra i punti all’ordine del giorno del Consiglio. In particolare, si è discusso del rapporto fra gli Stati membri e la Federazione Russa, in un contesto geopolitico assai particolare che vede il riacuirsi della tensione fra la stessa Russia e l’Ucraina.
“Le nostre preoccupazioni riguardano l’accumulo di forze militari russe al confine con l’Ucraina – ha confermato von der Leyen -. La nostra posizione è chiara: chiediamo alla Russia una de-escalation e di astenersi da ogni aggressione. A noi piacerebbe avere relazioni buone con Mosca, ma questo dipende dalle scelte adottate da loro. Quindi, se la Russia dovesse fare mosse contro l’Ucraina, l’Ue adotterebbe sanzioni“.
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