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L’adesione all’Unione europea dell’Ucraina nell’immediato “non è in agenda“. Lo ha affermato da Bruxelles l’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, prima del consiglio straordinario sulla Difesa. “Credetemi, ho da fare cose più pratiche. Dobbiamo dare una risposta per le prossime ore, non per i prossimi anni“, ha spiegato Borrell.
“L’adesione è qualcosa per la quale, in ogni caso, serviranno molti anni. Mentre noi dobbiamo dare risposte immediate“, ha aggiunto Borrell. Quindi ha sottolineato che “l’Ucraina ha una chiara prospettiva europea“. Ma ora è il momento di “lottare contro un’aggressione“. In ogni caso, qualora l’Unione europea fosse d’accordo, quali sarebbero le procedure e le tempistiche da seguire? Proviamo a riassumerle.
Il rispetto dell’articolo 2 del trattato: cosa afferma
Come si può leggere sul sito del Consiglio europeo, “Qualsiasi Paese europeo che rispetti i valori dell’UE illustrati nel trattato sull’Unione europea (TUE) e che si impegni per la loro promozione può chiedere di diventare membro dell’UE“. Anche l’Ucraina, dunque, come primo requisito rispettare l’articolo 2 del trattato.
Esso afferma: “L’Unione europea si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini“. Anche in presenza di tali requisiti, però, il cammino dell’Ucraina sarebbe appena all’inizio.
I “criteri di Copenaghen” e l’UE che guarda a est
“La prima tappa per ogni Paese interessato consiste nel soddisfare i criteri di adesione che sono stati definiti nel 1993 durante la riunione del Consiglio europeo di Copenaghen“, prosegue il Consiglio. I “criteri di Copenaghen“, che l’Ucraina dovrebbe garantire, sono “istituzioni stabili che garantiscano democrazia, Stato di diritto, diritti umani, nonché rispetto e tutela delle minoranze“. Necessarie poi “un’economia di mercato funzionante e la capacità di far fronte alla concorrenza e alle forze di mercato all’interno dell’UE“. Infine bisogna garantire “la capacità di assumere gli obblighi risultanti dall’adesione – in particolare l’adesione agli obiettivi dell’Unione politica, economica e monetaria – e darvi seguito in modo efficace“.
Più volte il Consiglio europeo ha manifestato il proprio concreto interesse nella politica di allargamento della UE. Il Consiglio europeo di Salonicco del 19 e 20 giugno 2003 ha espresso la propria determinazione a sostenere pienamente la prospettiva europea dei Balcani occidentali. La questione, che riguardava i potenziali ingressi di Albania, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro, Repubblica di Macedonia del Nord e Kosovo, è stata al centro del vertice di Sofia del 17 maggio 2018. Se n’è quindi ulteriormente parlato a Zagabria (il 6 maggio 2020) e a Brdo (il 6 ottobre 2021). Come si vede, però, l’Ucraina non era contemplata.
Ucraina: da quando si parla di annessione UE
Il tema dell’annessione all’Unione europea dell’Ucraina, tuttavia, non è certo nuovo. Nel 2013 però a Kiev non si trovò il modo per firmare l’accordo di stabilizzazione e associazione. Ciò scatenò il cosiddetto Euromaidan, cioè aspre proteste dei cittadini. Esse si verificarono nella notte tra il 21 e il 22 novembre 2013. Nel mirino finì il presidente di allora, il filo-russo Viktor Yanukovych. L’effetto fu la sua messa in accusa e la fuga, con la conseguente rivoluzione ucraina del 2014.
Di fatto le politiche adottate nel Paese dopo la Rivoluzione Arancione del 2004 e nell’era post-Yanukovych sono sempre andate nella direzione di accordi il più possibile stretti con l’Europa. Prima dei recenti fatti, e del conflitto con la Russia, l’Ucraina aveva pianificato di presentare domanda ufficiale di adesione all’Unione europea nel 2024. L’obiettivo dichiarato era di entrare a farvi parte negli anni 2030. Appare però evidente come le profonde spaccature nel Paese rendano difficile il rispetto dei criteri di Copenaghen.
Come l’Unione europea vede l’annessione dell’Ucraina
E anche storicamente l’ipotesi di un’adesione all’Unione europea dell’Ucraina ha diviso gli stessi vertici delle istituzioni comunitarie. Nel 2002 il Commissario per l’Espansione dell’Unione, Günter Verheugen, apparve piuttosto scettico di fronte a tale prospettiva. Al contrario, nel 2005, il Presidente della Commissione, José Manuel Durão Barroso, affermò che il futuro del Paese è all’interno dell’UE. Quasi contemporaneamente, però, il Commissario Olli Rehn bocciò la prospettiva di una “super-espansione”, dato che l’Unione stava già lavorando su Serbia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Macedonia.
Terre, viene da sé, altrettanto calde. E che rendono l’ipotesi dell’Ucraina nell’Unione europea, per quanto praticabile, certamente molto lunga e complessa da concretizzarsi.