La sicurezza dell’ambasciata statunitense a Kiev preoccupa gli Stati Uniti, tanto da spingere il Pentagono e il dipartimento di Stato americano a valutare il possibile invio di forze speciali per proteggerla. A renderlo noto è stato John Kirby, il portavoce del dipartimento della Difesa. “Stiamo ancora esaminando le condizioni di sicurezza” dell’ambasciata e per ora “non è arrivata nessuna decisione”, ha spiegato. Al momento la proposta non è ancora al vaglio del presidente Joe Biden, che nelle scorse settimane aveva promesso che nessun soldato statunitense avrebbe messo piede in Ucraina. Venir meno alla parola data potrebbe causare un’escalation del conflitto.
Ucraina, prosegue l’offensiva russa nel Donbass
La Russia sta portando avanti la sua offensiva nel Donbass. Secondo quanto riferito dall’intelligence britannica, Mosca avrebbe schierato dei carri armati Terminator di nuova generazione. I russi fanno sapere di aver distrutto con missili di precisione in 24 ore 13 siti militari 4 depositi di munizioni e 3 posti di comando ucraini. Volodymyr Zelensky, il presidente dell’Ucraina, ha parlato di una situazione estremamente difficile. L’amministrazione militare di Lugansk ha dichiarato che le forze russe stanno tentando di sfondare a Severodonetsk da quattro direzioni ma per ora sono stati respinti.
Fuoco su case e strutture civili, dice la polizia ucraina, nella regione di Donetsk, 7 morti. Minati dai russi strade e ponti in quella di Kherson.
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Intanto Volodymyr Zelensky, intervenendo al forum a Davos in Svizzera, ha chiesto “sanzioni massime” contro la Russia. “In modo che la Russia e qualsiasi altro potenziale aggressore che voglia intraprendere una guerra brutale contro il suo vicino sappia esattamente a cosa sta andando incontro. Se avessimo avuto le armi al 100% a febbraio – spiega il presidente dell’Ucraina –, il risultato sarebbe stato di decine di migliaia di vite salvate. Il sostegno al Paese sotto attacco è tanto più prezioso quanto prima lo si fornisce. Armi, finanziamenti, sostegno politico e sanzioni contro la Russia“.
I prigionieri di Azovstal saranno processati
Denis Pushilin, il capo dell’autoproclamata Repubblica di Donestsk, ha dichiarato che tutti i prigionieri dell’acciaieria Azovstal detenuti nel territorio saranno processati lì da un tribunale. Dmitri Peskov, il portavoce del Cremlino, ha affermato di non poter “discutere la possibilità di scambio” dell’oligarca filorusso Medvedchuk, che non è un militare, “con coloro che hanno lasciato l’Azovstal“. “Credo che tutto ciò che non contraddica il buon senso sia possibile“, ha aggiunto Andrei Rudenko, il viceministro degli Esteri russo. “Non rientra nella mia area di responsabilità. Ci sono discussioni, probabilmente, e tutte queste cose sono in discussione”, ha aggiunto Rudenko.