Con il Congresso americano ostaggio del veto repubblicano il rubinetto delle forniture militari a Kiev è chiuso. La Casa Bianca torna a fare pressione su Capitol Hill per sbloccare un’impasse che si trascina da mesi. “L’assistenza che abbiamo fornito all’Ucraina si è interrotta mentre la Russia sta intensificando i suoi attacchi: è fondamentale che vengano approvati nuovi finanziamenti”, ha ribadito ieri in conferenza stampa il portavoce della sicurezza nazionale John Kirby in riferimento al pacchetto di aiuti da 61 miliardi di dollari a favore del Paese in guerra con la Russia da quasi due anni.
Il braccio di ferro in corso tra democratici e repubblicani è vincolato tra l’altro a una stretta sul controllo delle frontiere al confine con il Messico. A poco sono serviti finora gli appelli reiterati del presidente Usa Joe Biden. Il Congresso ha una settimana di tempo per negoziare le voci della spesa pubblica e approvare il bilancio prima del 19 gennaio, quando scatterà lo shutdown, l’arresto parziale delle attività del governo federale. Kiev dal canto suo ha chiarito che le riserve di munizioni e armamenti si stanno esaurendo mentre Mosca ha rilanciato l’offensiva d’inverno.
Fumata nera anche dall’Unione europea
Oltre oceano del resto le cose non vanno meglio. L’Unione europea ha ufficializzato quelli che erano timori più che fondati: sfuma la consegna di un milione di munizioni a Kiev entro la fine di marzo, come promesso lo scorso anno. Lo ha reso noto ieri la portavoce del commissionario al Mercato Interno, Johanna Bernsel. La notizia arriva mentre a Bruxelles prosegue il braccio di ferro tra l’Ue e l’Ungheria di Viktor Orban, che lo scorso dicembre ha messo il veto sulla revisione del bilancio pluriennale, che include anche 50 miliardi di euro per l’Ucraina, fra prestiti (33 milioni) e donazioni (17 milioni), spalmati nei prossimi quattro anni. In ballo ci sono i fondi Ue di Budapest congelati nel 2022 per violazioni dello Stato di diritto.
Secondo fonti europee citate dal Financial Times, gli sherpa starebbero lavorando a una soluzione di compromesso per sbloccare lo stallo. Sul tavolo ci sarebbe la proposta di revisione del meccanismo di approvazione dei fondi, che diventerebbe annuale. Si tratterebbe in sostanza di dividere il pacchetto in quattro tranche, 12,5 miliardi all’anno, ognuna vincolata al voto all’unanimità dei 27. Questo darebbe al primo ministro ungherese la possibilità di bloccare ogni volta le forniture militari esercitando il proprio veto.
Kiev incassa il sostegno dei baltici e fa pressione sull’Ue
In compenso il presidente ucraino può contare sul sostegno inossidabile dei Paesi baltici, dove è stato in tour tra mercoledì e giovedì. Estonia, Lituania e Lettonia sono tra i contributori più generosi, con una quota in rapporto al Pil che è la più alta tra gli alleati. Da Tallin, ieri Volodymyr Zelensky ha incassato l’impegno a stanziare aiuti militari per 1,2 miliardi di euro fino al 2027. Kiev “ha bisogno di più armi. La capacità dell’industria militare dell’Ue deve essere aumentata in modo che l’Ucraina ottenga ciò di cui ha bisogno, non domani, ma oggi”, ha detto il presidente estone Alar Karis.
Mercoledì il leader ucraino era volato a Vilnius, dove tra le altre cose ha siglato un memorandum d’intesa per la produzione congiunta di droni e altri sistemi militari, e poi a Riga, che ha promesso circa 220 milioni di dollari per i prossimi tre anni.
Nella due giorni nei Baltici, Zelensky non ha mancato di rinnovare il pressing su Bruxelles: “La guerra potrebbe finire quest’anno, ma questo dipenderà da molti fattori, tra cui l’entità del sostegno che otterremo dagli Stati dell’Unione europea“, ha detto in conferenza stampa dopo il bilaterale con il presidente lettone Edgars Rinkevics. “Non garantendo ora all’Ucraina tutto il supporto necessario, a rimetterci sarà l’Europa intera. La vittoria dell’Ucraina è la sola opzione sul tavolo“, gli ha fatto eco il padrone di casa, ribadendo che il Paese continuerà a fornire armamenti a Kiev, inclusi munizioni e droni.
Dalla Lituania il leader ucraino ha voluto anche frenare ogni tentazione in campo occidentale di accettare un cessate il fuoco che comporti un congelamento delle posizioni sul terreno, avvertendo che una “pausa”delle ostilità aiuterebbe Mosca a riarmarsi e quindi a ”schiacciare” l’Ucraina. Allo stesso tempo Zelensky ha chiesto altre garanzie sull’adesione di Kiev alla Nato e all’Ue.
Il Regno Unito annuncia aiuti per quasi 3 miliardi di euro
Londra intanto ha annunciato un pacchetto di aiuti militari all’Ucraina da 2,9 miliardi di euro tra il 2024 e il 2025, ha precisato oggi Downing Street in una nota. Si tratta di un aumento di circa 233 milioni di euro rispetto ai due anni precedenti. Il premier Rishi Sunak ha lodato la determinazione di Kiev nel difendersi dall’invasione russa, garantendo che “nemmeno il Regno Unito vacillerà: staremo al fianco dell’Ucraina, nelle ore più buie e nei tempi migliori che verranno“.
L’Italia conferma il sostegno a Kiev con riserve
Anche l’Italia conferma il sostegno a Kiev. Mercoledì la Camera ha approvato la risoluzione di maggioranza che autorizza la proroga degli aiuti militari fino al 31 dicembre 2024. Il voto però ha portato a galla le divisioni in seno all’opposizione, con i partiti di minoranza che hanno presentato risoluzioni separate.
Il Movimento 5 stelle e l’Alleanza verdi sinistra hanno votato contro l’invio di armi. Mentre nel Partito democratico sono emerse le prime crepe, con una minoranza dei deputati che ha appoggiato il testo della maggioranza in dissenso con il resto del partito che si è astenuto. Nella risoluzione presentata dai dem, oltre al sostegno a Kiev, si chiede al governo di “rafforzare l’impegno diplomatico e politico dell’Unione europea per una pace giusta e sicura e per superare le resistenze dell’Ungheria sul sostegno agli aiuti europei per l’Ucraina”
Sul campo la guerra va avanti
Sul terreno intanto la guerra va avanti mentre si avvicina il secondo anniversario dall’invasione russa nel febbraio del 2022. Durante la notte tra mercoledì e giovedì due missili S-300 russi hanno colpito a Kharkiv un hotel dove sono rimaste ferite 11 persone, tra le quali alcuni giornalisti. Secondo la polizia, uno di loro è un reporter turco. Una persona è morta e tre sono rimaste ferite invece negli attacchi russi di ieri nella regione di Kherson, nell’Ucraina meridionale.
In parallelo proseguono anche gli attacchi di droni ucraini in territorio russo. Le autorità di Mosca affermano che velivoli senza pilota sono stati abbattuti sulle regioni di Rostov, Tula, Voronezh e Kaluga.