Trump: “Prometto la più grande deportazione della nostra storia”, ecco il programma del candidato repubblicano

Donald Trump ha concluso il suo discorso alla convention repubblicana dopo circa 90 minuti, accolto da una pioggia di 100 mila palloncini rossi, bianchi e blu, i colori della bandiera americana, sulle note dell’aria “Nessun dorma” dalla Turandot di Puccini. Al termine del lungo intervento, la moglie Melania è salita sul palco, baciando il marito sulla guancia. Poco dopo, anche il resto della famiglia ha raggiunto il tycoon, celebrando insieme il momento.

A pochi giorni dall’attentato che ha scosso la sua campagna elettorale, Trump è apparso trionfante sul palco della convention repubblicana a Milwaukee, dove è stato formalmente proclamato candidato alla Casa Bianca. Nonostante la promessa di adottare toni più concilianti, Trump ha confermato le sue posizioni e promesse elettorali: “Vedete, sono cambiato”, ha dichiarato ai delegati, solo per poi ribadire nella seconda parte del discorso: “Beh, non sono cambiato per niente”. Tra le sue priorità, ha elencato il rilancio del sogno americano, la riduzione delle tasse e l’unificazione del Paese sotto il motto di “una nazione, un popolo”. Ha anche promesso di rendere gli Stati Uniti “dominanti nell’energia” a beneficio non solo del Paese ma anche del resto del mondo.

Donald Trump
Donald Trump | Foto Wikimedia Commons

La più grande operazione di deportazione

L’attenzione di Trump si è poi concentrata sull’immigrazione irregolare, promettendo la chiusura dei confini e annunciando che, se eletto, realizzerà “la più grande operazione di deportazione nella storia del nostro Paese”, per contrastare “la crisi legata all’immigrazione illegale che è in corso mentre noi siamo seduti qui in questa splendida arena. L’invasione ha portato miseria, crimine, malattie, povertà e distruzione in tutte le nostre comunità. Al centro della nostra piattaforma repubblicana c’è l’impegno a porre fine a quest’invasione, lo faremo dal primo giorno. Ci sono due temi nel primo giorno: trivellazioni e chiudere i nostri confini”, dice il tycoon tra gli applausi della folla.

L’attentato di Butler

Riferendosi all’attentato di sabato scorso, ha detto: “Mi sono sentito molto al sicuro, perché avevo Dio al mio fianco”, baciando la divisa di Corey Comperatore, il pompiere morto nell’attentato, seguita da un momento di raccoglimento. Trump non ha risparmiato accuse al Partito Democratico, criticandolo per aver “strumentalizzato il sistema giudiziario” e per aver dato vita a una “caccia alle streghe” che, secondo lui, sta “distruggendo il nostro paese”. Ha citato Joe Biden una sola volta, promettendo di non nominarlo più, suggerendo che potrebbe non essere lui il suo avversario a novembre. Ha inoltre attaccato l’amministrazione Biden per aver favorito l'”invasione di milioni di clandestini” e per aver aumentato i reati.

Dalla Russia a Israele

Sul piano internazionale, Trump ha criticato Biden per aver trasformato il mondo in un “pianeta di guerra”. Ha sottolineato che durante la sua presidenza, la Russia non ha invaso l’Ucraina e ha accennato alla possibilità di una futura telefonata con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la prima in tre anni.

Riguardo al conflitto tra Israele e Hamas, Trump ha ricordato come Tel Aviv abbia subito “il peggiore attacco della sua storia” e ha avvertito: “Al mondo intero, dico questo: vogliamo i nostri ostaggi, ed è meglio che tornino prima che io assuma l’incarico, altrimenti pagherete un prezzo molto alto”. Non è chiaro se si riferisse agli israeliani in mano all’organizzazione palestinese o ai circa sessanta cittadini americani detenuti illegalmente in varie parti del mondo.

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