TikTok: i populisti vanno forte, ecco perché

TikTok e politica: il caso Georgescu in Romania rivela l’impatto del social su elezioni e candidati populisti in Europa

La sorpresa elettorale che ha visto Calin Georgescu, candidato nazionalista e filorusso, vincere al primo turno delle presidenziali in Romania ha acceso i riflettori su un elemento chiave della sua strategia: l’uso massiccio di TikTok. Questa piattaforma ha giocato un ruolo cruciale nel convincere un numero inatteso di elettori, specialmente giovani, attraverso contenuti virali e campagne mirate. Il fenomeno non è limitato alla Romania: in tutta Europa, TikTok si sta rivelando una risorsa fondamentale per i candidati populisti, che sembrano saper sfruttare al meglio le dinamiche della piattaforma.

I populisti vanno forte su TikTok

Martedì, l’ente regolatore dei media in Romania ha chiesto alla Commissione Europea di indagare sull’influenza che TikTok potrebbe aver avuto sulle elezioni. La richiesta arriva in un contesto di crescente attenzione, anche perché la Corte costituzionale ha ordinato la riconta dei voti. Il vicepresidente dell’ente, Pavel Popescu, ha proposto addirittura di sospendere la piattaforma, sostenendo che possa aver “manipolato il processo elettorale”. La gravità della situazione è stata sottolineata anche dal presidente uscente, Klaus Iohannis, che giovedì ha convocato una riunione del Consiglio nazionale della sicurezza per affrontare il tema.

I populisti vanno forte su TikTok, ecco perché
I populisti vanno forte su TikTok, ecco perché Unsplash @Alexander Shatov

 

La comunicazione politica di Georgescu su TikTok è considerata uno dei fattori principali della sua rimonta elettorale. Prima del voto, infatti, era considerato un outsider, molto indietro nei sondaggi. Tuttavia, il suo successo non è stato privo di controversie: Georgescu è stato accusato di non rispettare le regole sulla comunicazione politica e di aver sfruttato impropriamente la piattaforma, presumibilmente con la complicità della stessa. Secondo i critici, la sua campagna avrebbe utilizzato bot, ovvero account falsi programmati per aumentare le interazioni sui contenuti. Nonostante il divieto di sponsorizzare messaggi politici su TikTok, non è chiaro se Georgescu abbia violato questa regola. Il primo ministro romeno, Marcel Ciolacu, ha chiesto un’indagine sui finanziamenti utilizzati per la campagna sui social media.

Un portavoce di TikTok, rispondendo alle accuse, ha dichiarato a Politico che le insinuazioni sulla presunta influenza della piattaforma sono “inaccurate e svianti”. Ha inoltre sottolineato che TikTok ha collaborato con la Commissione elettorale romena per garantire il rispetto delle regole.

L’uso strategico di TikTok da parte di Georgescu non è un caso isolato. La piattaforma è sempre più vista come uno strumento indispensabile per raggiungere l’elettorato più giovane. Con circa il 70% degli utenti di TikTok al di sotto dei 35 anni e il 36% sotto i 25, i politici vedono in questo social una chiave per ampliare il proprio consenso. Tra i leader politici europei, i candidati populisti e di estrema destra sono stati tra i primi a intuire il potenziale della piattaforma.

Un esempio emblematico è quello di Jordan Bardella, presidente del partito francese Rassemblement National. Bardella utilizza TikTok per costruire un’immagine più “normale” e accessibile, distante dagli stereotipi del politico tradizionale. Nei suoi video, spesso non compaiono riferimenti diretti al partito o a Marine Le Pen, leader storica della formazione. Piuttosto, si presenta come un influencer, promuovendo il suo libro e mostrando momenti della sua vita quotidiana. Questa strategia rientra nel più ampio tentativo di “normalizzazione” del Rassemblement National, volto a renderlo più moderato e attraente per nuovi elettori.

Anche in altri paesi europei, come la Germania, i partiti di estrema destra stanno sfruttando TikTok per ampliare la propria base elettorale. Alternative für Deutschland (AfD) utilizza contenuti brevi e incisivi, come spezzoni di discorsi parlamentari, per attirare l’attenzione dei giovani. Nonostante i messaggi polarizzanti e nazionalisti, i contenuti di AfD ottengono un alto livello di interazioni, grazie a una strategia visiva curata e a una frequenza di pubblicazione elevata. Questo impegno ha portato risultati significativi: nelle elezioni europee, i consensi tra gli elettori sotto i 24 anni sono triplicati, e il trend è stato confermato nelle recenti elezioni statali nella Germania orientale.

Non mancano, tuttavia, critiche sull’uso di TikTok nella politica. L’eurodeputato francese Raphaël Glucksmann, uno dei leader dei Socialisti, ha deciso di abbandonare la piattaforma, denunciando il rischio di interferenze straniere. La sua posizione, però, è minoritaria. Altri politici, come il presidente francese Emmanuel Macron, hanno scelto di rimanere su TikTok per raggiungere il pubblico giovane. Macron, nonostante la sua crescente impopolarità, ha utilizzato la piattaforma per lezioni informali di francese, cercando di mostrarsi più vicino ai cittadini.

Anche istituzioni come il Parlamento Europeo hanno riconosciuto l’importanza di TikTok, nonostante abbiano vietato l’uso della piattaforma sui dispositivi aziendali dei dipendenti per ragioni di sicurezza. L’eurodeputata Leïla Chaibi ha spiegato che è fondamentale essere presenti sui social media, altrimenti si rischia di lasciare il monopolio della comunicazione ai partiti populisti e di destra.

Uno degli aspetti più controversi di TikTok è il funzionamento del suo algoritmo, che determina quali contenuti vengono promossi e resi visibili agli utenti. Secondo alcuni critici, i messaggi divisivi e polarizzanti tipici dei partiti populisti si adattano particolarmente bene alle dinamiche della piattaforma, generando un alto livello di interazioni. Tuttavia, il funzionamento preciso dell’algoritmo rimane opaco, sollevando dubbi sulla trasparenza e sull’eventuale manipolazione.

Uno studio pubblicato sul Journal of Contemporary European Studies ha analizzato il successo dei partiti sovranisti su TikTok, evidenziando che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questi partiti puntano spesso su messaggi positivi e ispirazionali. Questo approccio, combinato con una comunicazione visivamente accattivante e adattata al linguaggio del mezzo, ha permesso loro di ottenere un vantaggio significativo rispetto agli avversari.

L’influenza di TikTok non si limita all’Europa. Negli Stati Uniti, il profilo di Donald Trump è stato utilizzato per promuovere il “bro vote”, ovvero il voto dei giovani maschi tra i 18 e i 30 anni. Anche Robert F. Kennedy Jr., nominato segretario alla Salute nell’amministrazione Trump, ha sfruttato la piattaforma per consolidare la propria immagine di ambientalista e attirare consensi tra i giovani, nonostante i suoi messaggi controversi.

In America Latina, il presidente venezuelano Nicolás Maduro utilizza TikTok per promuovere un’immagine amichevole, in netto contrasto con le accuse di repressione sistematica del suo regime. Questa strategia sfrutta l’appoggio implicito della piattaforma cinese, in contrapposizione ai social media occidentali, spesso accusati di censurarlo.

TikTok si sta affermando come uno strumento indispensabile per la comunicazione politica, in particolare per i partiti populisti e di destra. La capacità di raggiungere un pubblico giovane, unita all’impatto dell’algoritmo e alla possibilità di creare contenuti virali, rende la piattaforma una risorsa preziosa ma controversa. Tuttavia, la mancanza di trasparenza e i rischi di manipolazione richiedono una riflessione più approfondita sull’uso di TikTok nella politica. Il caso romeno, con le sue implicazioni internazionali, potrebbe rappresentare solo l’inizio di un dibattito molto più ampio.