Il bilancio delle vittime del terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria ha superato i 21mila morti. Un primo convoglio di aiuti Onu è transitato a Bab al-Hawa, posto di frontiera tra i due Paesi, ma secondo i soccorritori le forniture sarebbero inadatte all’emergenza. Nella giornata di venerdì 10 febbraio, Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, sarà in Siria per cercare di sostenere le due popolazioni colpite e mostrare l’impegno dell’organizzazione, occupata nel cercare di prevenire l’insorgenza di nuove emergenze sanitarie in un territorio dove in questo momento il clima è molto rigido e le misure sanitarie sono pressoché inesistenti. In Turchia, con le ore che passano, le speranze di trovare ulteriori sopravvissuti sono sempre meno: mentre a Urfa e Kilis le ricerche sono state chiuse, a Malatya e Antakya e sono state individuate delle persone ancora in vita a distanza di 82 ore dal terremoto. Un vero e proprio miracolo.
Le parole di Erdogan
“Nessuno rimarrà senza casa”, ha dichiarato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Nel Paese, circa 35mila persone sono state evacuate dall’aerea colpita dal terremoto: Erdogan ha promesso una ricostruzione rapida e 10mila lire turche a tutte le persone colpite dal sisma, che corrispondono a 500 euro. “Una volta che lo stato d’emergenza è approvato dal Parlamento, siamo pronti a partire con la ricostruzione delle aree colpite. Lo abbiamo fatto in passato e lo rifaremo”, ha aggiunto. Nel frattempo, nel Paese continuano ad arrivare nuove squadre di soccorso: sono 95 le nazioni che hanno offerto il proprio sostegno alla Turchia in questi giorni. Secondo il ministero degli Esteri, sono 6.153 i soccorritori stranieri impegnati sul campo, mentre se ne attende l’arrivo di altri 2.449. Il Parlamento sta lavorando per il via libera a 3 mesi di stato d’emergenza.
La situazione in Siria
Diversamente, la situazione in Siria appare molto più incerta. Oltre al convoglio Onu, nel Paese i soccorsi sono giunti da due alleati del regime del presidente siriano Bashar al Assad, Russia e Iran. Secondo i numeri diffusi, i morti controllati nelle aree del governo ammonterebbero a 1.262, mentre sarebbero 1.930 i morti nelle aree sotto il controllo dei ribelli nel Nord-Ovest. I feriti risulterebbero essere 5.158. Nel frattempo, Ankara sta lavorando all’apertura di due passaggi di frontiera, al fine di permettere ad ulteriori aiuti umanitari di raggiungere le zone colpite. Ad annunciarlo nella serata di venerdì 10 febbraio è stato Mevlut Cavusoglu, ministro degli Esteri turco. La situazione nei due Paesi resta drammatica.