Oggi la Royal Dutch Shell dovrebbe approvare il cambio di nome della società e il trasferimento della sua sede dai Paesi Bassi al Regno Unito. Una mossa, quella del gigante petrolifero, che ha lo scopo da una parte di accontentare gli azionisti e dall’altra di arginare le critiche per la lentezza nel ridurre le emissioni di gas serra.
Shell afferma che i cambiamenti accelereranno i pagamenti agli azionisti e aiuteranno l’azienda a spostare l’attenzione sull’energia rinnovabile. La mossa mette in luce le sfide che le compagnie petrolifere devono affrontare mentre si spostano da un modello di business che ha generato enormi profitti verso un futuro più incerto legato alle energie rinnovabili.
Una mossa per arginare lo scontento degli azionisti
“Stanno camminando sul filo del rasoio per mantenere gli azionisti soddisfatti del livello di dividendi e riacquisti odierni. Oltre a ottenere il permesso dagli azionisti di trasferire gli investimenti dai combustibili fossili all’energia a basse emissioni di carbonio“, ha affermato David Elmes, esperto di energia. “E sembra che al momento debbano ancora pagare un sacco di soldi agli azionisti per ottenere il loro sostegno per la transizione“.
Fino ad ora, Shell ha avuto due classi di azioni separate, una olandese e una britannica, che insieme compongono Royal Dutch Shell Plc. La struttura è un’eredità della creazione dell’azienda nel 1907, quando un’attività di import-export britannica che un tempo commerciava in conchiglie esotiche si è fusa con la Royal Dutch per creare quella che alla fine è diventata una delle più grandi compagnie petrolifere del mondo.
Rapporti tesi con l’Olanda
Shell ha dichiarato che prevede di eliminare la sua attuale struttura a doppia quota, eliminare “Royal Dutch” dal nome, trasferire la sua residenza fiscale nel Regno Unito e trasferire i suoi alti dirigenti da L’Aia a Londra. Il governo olandese si è subito detto “spiacevolmente sorpreso” dall’annuncio.
L’adozione di una struttura semplificata è in programma da anni, ma le relazioni di Shell nel suo Paese di origine sono diventate sempre più tese negli ultimi tempi. Il fondo pensione olandese ABP ha dichiarato poche settimane fa che avrebbe eliminato la major petrolifera – e tutti i combustibili fossili – dal suo portafoglio senza preavviso. A maggio, con una sentenza storica, un tribunale dell’Aia ha stabilito che l’azienda deve ridurre le emissioni più velocemente del previsto.
La crisi climatica mette pressione alle compagnie petrolifere
Altre società energetiche europee hanno deciso di scorporare le proprie attività nel settore delle energie rinnovabili, dalla Eni alla spagnola Repsol.
La pressione sulle compagnie petrolifere per abbandonare i combustibili fossili è aumentata rapidamente da quando l’accordo sul clima di Parigi del 2015 ha fissato l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali.
L’amministratore delegato di Shell, Ben van Beurden, ha chiarito che desidera che l’azienda rimanga competitiva in un mondo che ottiene più energia da fonti rinnovabili. L’anno scorso la società ha fissato un obiettivo per raggiungere l’azzeramento delle emissioni di carbonio entro il 2050.
Il piano dell’azienda per abbandonare i combustibili fossili
Per raggiungere questo obiettivo, Shell afferma di voler espandere la propria attività elettrica, investire in energie rinnovabili e costruire più stazioni di ricarica per veicoli elettrici. Sta anche investendo nella cattura e stoccaggio del carbonio. Così come in “soluzioni basate sulla natura” come il ripristino di foreste e zone umide per compensare le emissioni di carbonio.
“Siamo in un momento di cambiamento senza precedenti per il settore. Per questo è ancora più importante avere una maggiore capacità di accelerare la transizione verso un sistema energetico globale a basse emissioni di carbonio“, ha affermato il presidente Andrew Mackenzie.
Emissioni Shell potrebbero aumentare del 4% entro il 2030
Nel frattempo, Follow This, un gruppo di investitori che fa pressioni sulle compagnie petrolifere affinché accelerino sui cambiamenti climatici, sostiene la decisione di Shell. In quanto consentirebbe alla gestione di concentrarsi sulla riduzione delle emissioni di carbonio, ha affermato il fondatore Mark van Baal.
Shell si sta già muovendo con troppa cautela. Con un rapporto che suggerisce che le sue emissioni potrebbero effettivamente aumentare del 4% entro il 2030, ha affermato van Baal. Gli investitori a lungo termine vogliono il cambiamento, temendo che i danni della crisi climatica possano danneggiarli in termini di profitti.
“Gli investitori istituzionali stanno davvero perdendo la pazienza”, ha affermato van Baal. “L’intera economia mondiale è a rischio a causa del cambiamento climatico“.