Nuove tensioni nel nord del Kosovo preoccupanti per la stabilità della situazione dei Balcani, con la contrapposizione etnica che ha registrato oggi un’escalation sfociata in violenti scontri fra militari della Forza Nato e manifestanti serbi che si oppongono all’entrata in servizio di nuovi sindaci di etnia albanese nei quattro maggiori Comuni del nord a maggioranza serba.
I serbi hanno boicottato le elezioni
I sindaci sono stati nominati in seguito alle elezioni locali organizzate dalle autorità kosovare il 23 aprile scorso, in quattro comuni a maggioranza serba, che hanno in gran parte boicottato il voto per porre fine a questo vuoto istituzionale dovuto al braccio di ferro tra Belgrado e Pristina. Infatti sono stati circa 1500 aventi diritto a votare su circa 45000 registrati.
I manifestati chiedevano inoltre il ritiro delle forze speciali di polizia spiegate nella regione da diversi giorni. La situazione è degenerata proprio a Zvecan, dove le forze speciali hanno respinto un gruppo di manifestanti che ha cercato di entrare nel municipio.
La polizia ha dichiarato in un comunicato di aver reagito al tentativo dei manifestanti di sfondare un cordone della polizia usando violenza e gas lacrimogeni. I tumulti si sono verificati anche nelle città di Mitrovica Nord, Zubin Potok e Leposavic.
Feriti in Kosovo 34 soldati NATO
La Kfor (Kosovo Force) è intervenuta come forza d’interposizione tra la popolazione serbo kosovara e la Kosovo Police, giunta sul posto per consentire l’insediamento dei sindaci designati.
Nel pomeriggio le proteste a Zvecan sono diventate violente e, intorno alle 16.50, è avvenuto il lancio di molotov con all’interno chiodi, petardi e pietre, le quali hanno provocato feriti tra le forze militari della Kfor.
“Al momento il bilancio riporta 34 feriti tra i soldati ungheresi, moldavi e italiani” informa la nostra Difesa, “tra i 34 feriti, 14 sono militari italiani appartenenti al 9 Reggimento Alpini, ma non sono in pericolo di vita”.
Al momento la situazione rimane “tesa” con le forze di Kfor presenti sul luogo a contatto con i facinorosi. Il ministro della Difesa Guido Crosetto è in contatto con il Comando operativo di vertice Interforze, con il comandante della Kfor e con le autorità di Serbia e Kosovo.
Ha appena parlato con il ministro della Difesa del Kosovo Armend Mehaj, sottolineando che “in questo momento è di vitale importanza porre in essere tutte le azioni necessarie per mitigare le tensioni e scongiurare ogni possibile escalation tra le parti”.
Solidarietà e condanna da Tajani e Meloni
“Voglio esprimere solidarietà ai militari della missione Kfor rimasti feriti in Kosovo durante gli scontri tra manifestanti serbi e polizia kosovara. Tra di loro 11 italiani di cui 3 in condizioni serie ma non in pericolo di vita. I militari continuano ad impegnarsi per la pace”, aveva scritto su Twitter il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, quando il bilancio dei feriti era ancora inferiore.
“Quanto sta accadendo in Kosovo è assolutamente inaccettabile e irresponsabile” – tuona la premier Giorgia Meloni – “Non tollereremo ulteriori attacchi nei confronti di Kfor”.
“È fondamentale evitare ulteriori azioni unilaterali da parte delle autorità kosovare e che tutte le parti in causa facciano immediatamente un passo indietro contribuendo all’allentamento delle tensioni” aggiunge la Meloni.
“L’impegno del governo italiano per la pace e la stabilità dei Balcani occidentali è massimo e continueremo a lavorare con i nostri alleati” conclude la premier.
La testimonianza della situazione di instabilità in Kosovo del generale di Divisione Angelo Michele Ristuccia
Già dall’ottobre scorso la situazione in Kosovo era complessa per la definizione, dalla parte delle istituzioni kosovare, delle misure di applicazione degli accordi stipulati nel 2011, 2016 e 2017 sulla libertà di movimento.
Questa ha portato a un forte acutizzarsi delle tensioni, in particolare riguardo alla conversione delle targhe, che ha generato una polarizzazione nelle relazioni tra le parti, diretta conseguenza di un deterioramento iniziato già nel 2021, facendo sì che un aspetto prettamente amministrativo, legato a un fattore di alta natura simbolica e identitaria, potesse diventare immediatamente causa di escalation.
“L’incapacità delle parti di capitalizzare i risultati fino ad allora conseguiti, inclusi gli esiti positivi delle decisioni assunte nell’ambito del Berlin Process, ha poi determinato progressivi innalzamenti di tensione che hanno ulteriormente peggiorato lo stato dei precari equilibri, portando alle dimissioni dei serbi kosovari dalle posizioni occupate nell’ambito della pubblica amministrazione nel nord del Kosovo” dichiara il generale di Divisione Angelo Michele Ristuccia, alla guida di Kfor a Matteo Carnieletto de Il Giornale.
“Nel giro di pochi giorni sindaci, membri dei consigli comunali, poliziotti, giudici, procuratori e impiegati pubblici si sono dimessi provocando una vera e propria paralisi istituzionale e un pericoloso vuoto nella gestione e nella sicurezza delle quattro municipalità del nord del Paese a maggioranza serba (Mitrovica Nord, Zvecan, Leposevac e Zubin Potok)” continua Ristuccia.
L’intensa pressione diplomatica dell’Unione Europea e degli Usa, unita alla presenza di Kfor, hanno reso possibile nel novembre 2022 il raggiungimento di un accordo tra Pristina e Belgrado per il quale la Serbia avrebbe cessato di emettere targhe con le denominazioni delle città del kosovare e il Kosovo avrebbe evitato ulteriori azioni coercitive, quali multe e sequestri di autovetture, nei casi di mancata re-immatricolazione dei veicoli circolanti con targhe kosovare.
“Gli eventi che si sono verificati hanno tuttavia evidenziato come ogni equilibrio ripristinato al termine di un momento di tensione si dimostri sempre più precario del precedente. (…) Vi sono ancora questioni irrisolte che rischiano di minare la costruzione di un rapporto concretamente orientato al futuro e che gli accordi di queste ultime settimane hanno riportato alla luce.” conclude Ristuccia.