Dopo aver passato anni a lottare per i diritti umani, di recente l’uomo aveva assunto delle posizioni più estremiste
L’attentato ai mercatini di Natale di Magdeburgo, avvenuto venerdì scorso, ha scosso l’intera Germania e il resto d’Europa. Almeno cinque persone hanno perso la vita e 235 sono rimaste ferite, un bilancio tragico che ha riportato alla ribalta il tema della sicurezza e della radicalizzazione. Il responsabile di questa strage è Taleb al Abdulmohsen, un cittadino saudita che vive in Germania dal 2006. La sua vicenda è complessa e merita di essere esaminata con attenzione per capire le possibili motivazioni dietro un gesto così estremo.
Il passato di Taleb al Abdulmohsen
Al Abdulmohsen era stato riconosciuto come rifugiato nel 2016 dopo aver vissuto in Germania per un decennio. Inizialmente, era conosciuto come un attivista per i diritti umani, dedicandosi a difendere le libertà civili e a denunciare le violazioni subite dai cittadini sauditi sotto il regime della monarchia assoluta. Il suo sito, wearesaudis.net, diventò un punto di riferimento per coloro che cercavano un modo per fuggire dalle restrizioni oppressive imposte dal governo saudita. Tuttavia, negli ultimi anni, il suo profilo è cambiato drasticamente, evolvendo verso una posizione estremista e paranoica.
Le motivazioni dietro l’attacco
Secondo il procuratore Horst Walter Nopens, la decisione di al Abdulmohsen di compiere l’attacco potrebbe essere stata influenzata dalla sua insoddisfazione per il modo in cui la Germania ha gestito la questione dei richiedenti asilo sauditi. Queste affermazioni hanno sollevato interrogativi sulle sue motivazioni reali. Era un uomo che, dopo aver beneficiato di protezione internazionale, si è sentito tradito e abbandonato dallo stesso Paese che un tempo considerava un rifugio. Questo sentimento di tradimento potrebbe aver alimentato il suo risentimento, portandolo a un atto di violenza estrema.
Il profilo psicologico di al Abdulmohsen
L’attacco, avvenuto in un contesto festivo e pacifico, ha suscitato interrogativi anche sul profilo psicologico del perpetratore. Al Abdulmohsen, che si definiva un “ex musulmano“, aveva sviluppato una retorica islamofoba, allineandosi con movimenti di estrema destra in Germania. La sua attività su social media, in particolare su X (ex Twitter), lo ha visto esprimere opinioni sempre più radicali, sostenendo, ad esempio, che le autorità tedesche stessero cercando di “islamizzare” l’Europa. Questo cambiamento nei suoi ideali e nella sua visione del mondo è emblematico di una radicalizzazione che ha preso piede in lui, trasformandolo da difensore dei diritti umani a un individuo che ha scelto di utilizzare la violenza come mezzo di espressione.
Segni di alienazione e paranoia
Nonostante il suo passato attivista e la sua formazione professionale come psichiatra, al Abdulmohsen ha mostrato segni di alienazione e paranoia. Coloro che lo conoscevano hanno riportato che negli ultimi tempi era diventato sospettoso e aveva iniziato a percepire complotti attorno a lui, accusando persone a lui vicine di essere spie per il governo saudita. Questi elementi suggeriscono che la sua psiche fosse fortemente compromessa e che la sua visione distorta della realtà lo avesse portato a credere che l’unico modo per esprimere il suo malcontento fosse attraverso atti di violenza.
La modalità dell’attacco perpetrato da al Abdulmohsen
Il metodo utilizzato nell’attacco è stato altrettanto significativo. Sfruttando un percorso di emergenza, al Abdulmohsen ha guidato un’auto tra la folla, un gesto che mostra non solo una pianificazione deliberata, ma anche una mancanza totale di empatia per le vite umane.
Il fatto che la polizia criminale federale lo abbia definito un profilo “atipico” rispetto ad altri terroristi suggerisce che la sua azione non possa essere facilmente incasellata in categorie predefinite di terrorismo, il che rende la sua storia ancora più inquietante.
La risposta delle autorità e la politicizzazione dell’attacco
Inoltre, la risposta delle autorità e della società tedesca ha aggiunto un ulteriore strato di complessità alla situazione. Da un lato, vi è stata una condanna unanime dell’attacco e un rinnovato dibattito sulla sicurezza, dall’altro, alcuni partiti politici, in particolare l’Alternative für Deutschland (AfD), hanno cercato di capitalizzare l’evento per promuovere le loro agende anti-immigrazione. Mentre l’AfD ha negato qualsiasi collegamento con al Abdulmohsen, il loro tentativo di strumentalizzare l’attacco ha sollevato preoccupazioni sulla politicizzazione di un evento tragico.
L’attacco di Magdeburgo rappresenta non solo un fallimento delle politiche di integrazione e sicurezza in Germania, ma anche un monito sui pericoli della radicalizzazione e della disinformazione. Le autorità tedesche, pur avendo informazioni su al Abdulmohsen, non sono riuscite a mettere insieme i vari pezzi del puzzle, portando a un drammatico fallimento nella prevenzione di un gesto così devastante.
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