Oscar Pistorius potrebbe lasciare il carcere e ottenere la libertà vigilata per buona condotta. Prima, però, dovrà affrontare un procedimento di “giustizia riparativa” con l’incontro con i genitori di Reeva Steenkamp per un colloquio preliminare. Questo è quanto si è appreso da un funzionario e da un avvocato, che avrebbero diffuso la notizia ripresa dai media internazionali. L’ex atleta paralimpico ha scontato circa la metà della pena di 13 anni e 5 mesi inflittagli per avere assassinato la fidanzata. Presto potrà uscire dalla prigione di Atteridgeville (Sudafrica).
Le tappe giudiziarie che hanno portato alla condanna di Oscar Pistorius
Le autorità carcerarie sudafricane avrebbero avviato le prime tappe procedurali per valutare la concessione della libertà vigilata Oscar Pistorius. Si trova in carcere a seguito della condanna per l’omicidio della modella 29enne avvenuta nella notte di San Valentino del 2013, nella sua dimora. Le sparò ben quattro volte attraverso la porta del bagno dove, secondo quanto emerso dal processo, la ragazza si era nascosta.
Pistorius aveva goduto di una notorietà mondiale che lo aveva elevato a modello per lo sport paralimpico. È stato riconosciuto colpevole di omicidio colposo grave (“culpable homicide”) e condannato a 13 anni di carcere per l’assassinio che ha sempre negato. Inizialmente una sentenza aveva previsto 6 anni. Ha sempre sostenuto di essere convinto che un ladro fosse entrato nella sua casa a Pretoria e di aver imbracciato il fucile e sparato per questa ragione.
La reazione della famiglia di Reeva Steenkamp
A luglio Pistorius, ora 34enne, ha scontato metà della sua pena. Il minimo richiesto per considerare la libertà vigilata, come ha confermato Tania Koen, avvocato della famiglia Steenkamp. Il che “non significa che abbia automaticamente il diritto di essere rilasciato”, ha tenuto a precisare annunciando battaglia in un intervento molto dettagliato alla SABC News.
I servizi penitenziari hanno programmato colloqui preliminari con i genitori di Reeva Steenkamp, come prevede la procedura. Colloqui che sono stati rinviati a data da destinarsi per la mancanza di alcuni requisiti. Prima di ogni libertà vigilata, psicologi sono tenuti a dialogare con la vittima o i suoi familiari, ma anche con il detenuto e a stendere delle relazioni. Poi toccherà decidere.