Oltre 400 morti a Gaza: Israele rompe il cessate il fuoco con un massiccio attacco

Israele ha bombardato Gaza, rompendo il cessate il fuoco e causando oltre 400 morti. La comunità internazionale condanna l’attacco

Nella notte tra lunedì e martedì, l’esercito israeliano ha lanciato una serie di bombardamenti intensivi sulla Striscia di Gaza, colpendo principalmente le città di Gaza, Rafah e Khan Yunis. Secondo quanto riportato dal ministero della Salute locale, oltre 400 palestinesi sono stati uccisi, rendendo questa una delle giornate più sanguinose dall’inizio del conflitto, iniziato il 7 ottobre 2023. Questo attacco segna una rottura del cessate il fuoco che era in vigore da quasi due mesi, stabilito il 19 gennaio, durante il quale si erano verificati solo sporadici scontri.

Israele ha avvisato in anticipo l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, della sua intenzione di colpire la Striscia. In una dichiarazione ufficiale, l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha giustificato gli attacchi come risposta al “ripetuto rifiuto” da parte di Hamas di liberare gli ostaggi israeliani e di accettare una proposta mediata dagli Stati Uniti per estendere il cessate il fuoco. “Israele d’ora in poi agirà contro Hamas con una forza militare crescente”, afferma la nota, evidenziando la determinazione di Tel Aviv a intensificare le operazioni militari.

La dinamica del conflitto e il cessate il fuoco

Tra le vittime dei bombardamenti, che hanno colpito in gran parte la popolazione civile, ci sono anche almeno quattro funzionari di Hamas e dirigenti del governo locale. Questo attacco ha generato una forte condanna a livello internazionale, con molte organizzazioni per i diritti umani che hanno richiesto un’indagine sulle violazioni dei diritti umani e sui crimini di guerra.

Oltre 400 morti a Gaza: Israele rompe il cessate il fuoco con un massiccio attacco
Oltre 400 morti a Gaza: Israele rompe il cessate il fuoco con un massiccio attacco | Ansa – Newsby.it

 

Il cessate il fuoco in questione prevedeva:

  1. La sospensione delle ostilità.
  2. Il rilascio di alcuni ostaggi da parte di Hamas in cambio della liberazione di detenuti palestinesi da parte di Israele.

Tuttavia, il periodo di cessate il fuoco, scaduto il 2 marzo, non ha portato a concreti progressi nei negoziati per una seconda fase, che avrebbe dovuto includere trattative sul ritiro delle forze israeliane da Gaza e una cessazione permanente dei bombardamenti.

Israele ha invece proposto un prolungamento della prima fase del cessate il fuoco, sostenuto dall’amministrazione Trump. Questo piano, noto come “piano Witkoff”, richiede a Hamas di rilasciare metà degli ostaggi israeliani ancora in loro possesso, ma senza garanzie per una fine definitiva delle ostilità. Attualmente, Hamas detiene ancora 59 ostaggi, 35 dei quali si presume siano già morti, complicando ulteriormente la situazione.

Il rifiuto di Hamas di accettare il piano statunitense, considerato molto sfavorevole, ha portato a un inasprimento della posizione israeliana. Il 2 marzo, Israele ha bloccato l’accesso di merci e aiuti umanitari alla Striscia, aggravando la crisi umanitaria nella regione. Pochi giorni dopo, ha ordinato alla Israel Electric Corporation di interrompere completamente la fornitura di energia elettrica a Gaza, una mossa destinata a esercitare ulteriore pressione su Hamas.

Le reazioni internazionali agli attacchi aerei israeliani sono state immediate e ferme. Organizzazioni non governative e vari governi hanno espresso preoccupazione per il numero crescente di vittime civili e per la crisi umanitaria che sta affliggendo la Striscia di Gaza. La situazione è ulteriormente complicata dalla mancanza di accesso a cibo, acqua e assistenza medica, essenziali per la popolazione di Gaza, già stremata da anni di conflitto e blocchi.

L’ONU ha lanciato appelli urgenti affinché entrambe le parti rispettino il diritto internazionale e proteggano i civili. Le Nazioni Unite hanno anche avvertito che la situazione potrebbe degenerare ulteriormente se non si trova una soluzione diplomatica. Le tensioni tra le diverse fazioni palestinesi, unitamente agli attacchi israeliani, potrebbero sfociare in una escalation del conflitto, coinvolgendo potenzialmente altri attori regionali.

Da parte sua, Hamas ha definito gli attacchi israeliani come crimini di guerra e ha promesso di continuare a resistere contro ciò che considera un’occupazione illegittima. La leadership di Hamas ha sottolineato che la lotta per la liberazione dei propri territori e dei prigionieri palestinesi non si fermerà di fronte alla violenza israeliana. Tuttavia, la leadership interna di Hamas è divisa su come procedere, con alcuni membri che spingono per una maggiore cooperazione con le forze regionali mentre altri insistono sulla resistenza armata.

Israele, d’altro canto, continua a sostenere che le operazioni militari sono necessarie per garantire la sicurezza dei propri cittadini e per affrontare la minaccia rappresentata da Hamas. Il governo israeliano ha sottolineato che non ci sarà alcun compromesso sulla questione della sicurezza e che le operazioni continueranno finché non saranno liberati tutti gli ostaggi.

La situazione nella Striscia di Gaza si preannuncia instabile e complessa. Con il cessate il fuoco rotto e le tensioni in aumento, è probabile che i combattimenti continuino, con un impatto devastante sulla popolazione civile. Le prospettive di una risoluzione pacifica sembrano lontane, mentre la comunità internazionale si trova a dover affrontare una delle crisi umanitarie più gravi del nostro tempo. Con il crescente numero di vittime e la devastazione delle infrastrutture, il futuro della Striscia di Gaza appare sempre più incerto, richiedendo un intervento urgente e coordinato da parte della comunità globale.

Change privacy settings
×