Dopo oltre nove lunghissimi anni, si chiude definitivamente la vicenda giudiziaria dei marò. La Corte Suprema indiana ha infatti formalmente accettato l’offerta di risarcimento avanzata dalle autorità italiane. Annullante così tutte le accuse carico dei due fucilieri della Marina militare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. La notizia della chiusura della vicenda è stata resa nota via Twitter, tra gli altri, dal Commissario agli Affari Economici dell’UE, Paolo Gentiloni.
La svolta sul caso dei marò arrivata dopo la sentenza del tribunale arbitrale dell’Aja
Imbarcati a bordo della petroliera italiana Enrica Lexie, i due uccisero il 15 febbraio 2012 due pescatori indiani davanti alle coste del Kerala scambiandoli per pirati in procinto di attaccare la nave. Latorre e Girone avevano subìto un lungo periodo di detenzione in India. Prima in carcere, poi presso sedi diplomatiche italiane. Il braccio di ferro tra Roma e Nuova Delhi aveva incrinato i rapporti tra i due Stati che avevano vissuto acuti momenti di crisi.
Già nell’aprile scorso si era delineata questa soluzione: mancava solo la presa d’atto della giustizia indiana. E così la Corte suprema dello Stato asiatico ha ora accettato il versamento di 100 milioni di rupie del governo italiano (circa 1,1 milioni di euro) come indennizzo a vantaggio delle famiglie dei pescatori uccisi e ha di conseguenza dichiarato estinto il processo a carico di Latorre e Girone. La somma era già stata versata dall’Italia sul conto del tribunale del Kerala.
La svolta odierna fa seguito al verdetto stabilito dal tribunale arbitrale dell’Aja nel luglio del 2020. Da un lato spettava all’Italia processare i due marò sotto il profilo delle loro responsabilità individuali; dall’altro però sollecitava il versamento di una somma (sempre da parte dell’Italia) a vantaggio delle famiglie dei pescatori uccisi a titolo di indennizzo. L’offerta di 1,1 milioni di euro è stata giudicata “congrua” da parte della Corte Suprema indiana che di conseguenza ha dichiarato chiuso, per parte loro, il processo.