Col passare delle ore assume le proporzioni dell’ecatombe la situazione in Libia, colpita da violente inondazioni dopo il passaggio dell’uragano Daniel. Il bilancio delle vittime nell’Est del Paese nordafricano è salito ad almeno 5.500 morti e 7mila feriti.
Numeri comunque in costante aggiornamento perché, come ha spiegato il portavoce dei servizi di emergenza di Tripoli Osama Ali, le squadre dei soccorsi sono tuttora a lavoro nelle aree colpite per cercare di tirar fuori i corpi dalle macerie. Secondo le ultime stime, le persone disperse ammontano a circa 10mila.
A Derna “i corpi giacciono ovunque”
A pagare il tributo più alto è stata la città portuale di Derna, completamente devastata dalla tempesta che sabato notte si è abbattuta sulle coste libiche. Mentre le stime ufficiali parlano di 3.800 vittime accertate, secondo il direttore del Centro medico Al-Bayda, Abdul Rahim Mazi, citato dal Guardian, il bilancio potrebbe essere ben più drammatico arrivando fino a 20mila morti.
Il mare continua a restituire cadaveri “a dozzine”, racconta Hichem Abu Chkiouat, ministro dell’aviazione civile nell’amministrazione che governa la Libia orientale. “I corpi giacciono ovunque” mentre nel cimitero ci sono più di 700 salme accatastate in attesa di essere identificati.
Quanto agli sfollati, nella sola città di Derna, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), sarebbero almeno 30mila.
L’acqua ha distrutto strade e infrastrutture, rendendo difficile per i soccorritori raggiungere le aree più colpite, soprattutto le zone più interne.
Aiuti internazionali, Italia invia soccorsi
Intanto la macchina dei soccorsi si è messa in moto e, a poco a poc,o cominciano ad arrivare gli aiuti internazionali. Inclusi quelli dell’Italia. Due aerei C130 J dell’Aeronautica militare sono decollati dall’aeroporto militare di Pisa con a bordo personale dei vigili del fuoco, inclusi esperti di rischio acquatico, con relative attrezzature di supporto e materiale logistico di prima necessità. È partita anche la nave San Giorgio della Marina che raggiungerà l’area di Derna nelle prossime 24 ore per fornire assistenza, logistica e sanitaria, alle popolazioni delle aree alluvionate.
Tre aerei carichi di aiuti e personale inviati dalla Turchia sono già in Libia mentre l’Algeria ha predisposto un ponte aereo di otto velivoli militari per consegnare beni di prima necessità. La Francia da parte sua ha deciso l’invio di un ospedale da campo della Protezione civile. Il presidente americano Joe Biden ha annunciato che gli Stati Uniti “stanno inviando fondi di emergenza alle organizzazioni umanitarie e si stanno coordinando con le autorità libiche e le Nazioni Unite per fornire ulteriore supporto”.
L’Unione europea, attraverso il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, si è detta “pronta ad aiutare le persone colpite da questa calamità”
Anche l’Onu, ha fatto sapere il rappresentante per gli Affari umanitari Martin Griffiths, sta mobilitando le squadre di emergenza.
Il Programma alimentare mondiale da parte sua ha inviato la prima fornitura di aiuti alimentari con l’obiettivo di raggiungere oltre 5mila famiglie.
Piogge record portate dall’uragano Daniel
Le precipitazioni hanno superato i 400 millilitri all’ora, una cifra mai registrata negli ultimi quattro decenni secondo il centro meteorologico nazionale. Descritta dagli esperti come un “fenomeno estremo per la quantità di acqua caduta“, la tempesta aveva colpito nei giorni scorsi anche Grecia, Turchia e Bulgaria, uccidendo almeno 27 persone.
L’uragano, dopo avere scaricato intense precipitazioni in mare, nel fine settimana ha raggiunto la terra in Cirenaica, allagando un’area vastissima che va da Bengasi a El Beida, con venti che hanno raggiunto velocità fino a 180 chilometri orari, secondo il centro meteorologico arabo regionale.
La violenza delle piogge ha causato il crollo simultaneo di due dighe a Derna che – secondo fonti locali citate da The Libya Observer – avrebbe “liberato oltre 33 milioni di metri cubi d’acqua che hanno generato devastanti inondazioni”.
Cambiamento climatico e cattiva gestione del territorio
Eventi meteorologici così estremi non si erano mai verificati nell’area prima d’ora, a conferma delle mutazioni in atto nel Mar Mediterraneo, con temperature eccezionalmente calde a causa del riscaldamento globale.
Oltre alla crisi climatica, all’origine della catastrofe umanitaria che ha colpito la Libia ci sarebbe anche una pessima gestione del territorio.
“Il ciclone Daniel è stato il sicario, ma i mandanti – ha commentato il Wwf – sono il cambiamento climatico, la cattiva o inesistente pianificazione del territorio e la mancanza di sistemi di allerta” .
E a pagare il conto più alto della crisi climatica sono come al solito i più fragili e vulnerabili. “Purtroppo, la morsa delle catastrofi climatiche miete vittime soprattutto tra chi non ha soldi per case solide e lontane da aree a rischio”, come le aree costiere, ha spiegato l’organizzazione ambientalista.