Libano, nuovi raid di Israele contro Hezbollah. Dubbi sulla possibile morte di Sinwar

L’aggravarsi del conflitto in Medio Oriente e i dubbi sulla possibile uccisione del leader di Hamas

Il 21 settembre ha segnato una nuova fase di intensificazione del conflitto tra Israele e Hezbollah, con un’ondata di raid aerei israeliani che ha colpito duramente il Libano meridionale, causando oltre 100 morti e almeno 400 feriti, secondo il ministero della Sanità di Beirut. Tra le vittime si contano donne e bambini, sottolineando l’impatto devastante su una popolazione civile già provata da anni di tensioni e conflitti. L’attacco arriva in risposta ai presunti preparativi da parte di Hezbollah per lanciare massicci attacchi missilistici contro Israele.

Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno annunciato di aver colpito oltre 300 obiettivi appartenenti a Hezbollah, includendo basi, depositi di armi e infrastrutture strategiche. Tra le vittime, una figura di spicco dell’organizzazione sciita: lo Sheik Ali Abu Riya, capo aggiunto del Consiglio esecutivo di Hezbollah. La sua morte rappresenta un duro colpo per il movimento, che ha una lunga storia di resistenza contro Israele, spesso sostenuto dal suo alleato principale, l’Iran.

Le aree colpite

Secondo quanto riportato da diverse fonti locali, tra cui il giornale libanese L’Orient Le Jour, le aree più colpite includono diverse località nel sud del Libano, come Anqoun, Maghdouché, Bnaafoul e Jenjlaya, tutte vicine a Sidone. Anche nella regione della Biqaa, a est, sono stati registrati raid aerei nelle zone di Mechghara e Sohmor, territori storicamente legati a Hezbollah. Le IDF hanno precisato che questi attacchi fanno parte di una vasta operazione volta a “neutralizzare obiettivi del terrore”, come dichiarato dal portavoce dell’esercito israeliano.

La portata degli attacchi non esclude la possibilità di un’incursione terrestre. Il portavoce delle IDF, Daniel Hagari, ha lasciato intendere che Israele potrebbe fare “tutto il necessario” per garantire la sicurezza dei propri cittadini, compresi i residenti evacuati dal nord del Paese, vicino al confine libanese. Hagari ha inoltre lanciato un avvertimento diretto agli abitanti delle aree colpite, esortandoli ad abbandonare le loro case, soprattutto se situate in zone utilizzate da Hezbollah per immagazzinare armi.

La “guerra psicologica” e gli avvertimenti israeliani

La popolazione libanese è stata messa sotto forte pressione psicologica con una serie di avvertimenti provenienti direttamente da Israele. In molte regioni del sud del Paese, compresa la capitale Beirut, gli abitanti hanno ricevuto telefonate e messaggi di testo invitandoli a lasciare immediatamente le loro abitazioni. Secondo la BBC, questi messaggi, diffusi tramite linee telefoniche fisse e mobili, avvertono i cittadini di stare lontani da edifici residenziali usati da Hezbollah per nascondere armi. Uno dei messaggi circolati sui social media parlava di una “nuova fase” delle operazioni israeliane, suggerendo un ulteriore intensificarsi degli attacchi.

Nonostante gli avvertimenti, il ministro dell’Informazione libanese, Ziad Makary, ha condannato questi atti definendoli come parte di una “guerra psicologica” condotta da Israele. Makary ha confermato che il suo ufficio a Beirut ha ricevuto un invito a evacuare, ma ha ribadito che il lavoro del ministero continuerà normalmente. Il governo libanese, per voce del primo ministro Najib Mikati, ha denunciato l’offensiva israeliana come una “guerra di sterminio”, accusando Israele di voler distruggere intere città e villaggi.

La risposta del Libano e l’appello alla comunità internazionale

In risposta ai bombardamenti, Mikati ha annullato il suo viaggio previsto a New York, dove avrebbe dovuto partecipare all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per gestire la crisi in patria. Durante una riunione di emergenza a Beirut, il premier libanese ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché intervenga per fermare quella che ha definito “l’aggressione israeliana” in corso. In particolare, Mikati ha chiesto che le Nazioni Unite e i Paesi influenti utilizzino il loro potere per mediare e impedire ulteriori escalation del conflitto.

Hassan Nasrallah, leader Hezbollah in Libano
Hassan Nasrallah Foto EPA/WAEL HAMZEH – Newsby.it

Il ministero della Sanità libanese ha risposto all’emergenza sanitaria ordinando a tutti gli ospedali del sud e dell’est del Paese di sospendere gli interventi chirurgici non urgenti per fare spazio ai feriti. Nel frattempo, il ministro dell’Istruzione, Abbas Halabi, ha disposto la chiusura delle scuole per due giorni in tutto il sud del Libano, nell’est e nei sobborghi meridionali di Beirut, per proteggere gli studenti dai pericoli della crescente violenza.

Il ruolo di Hezbollah e la minaccia iraniana

Hezbollah, da anni attore centrale nello scacchiere mediorientale, continua a essere un avversario temuto da Israele. Con il supporto dell’Iran, l’organizzazione mantiene una solida rete di basi e infrastrutture lungo il confine libanese, rappresentando una minaccia costante per lo Stato ebraico. Le IDF sostengono che Hezbollah stia utilizzando edifici civili, come scuole e abitazioni, per nascondere armamenti, una pratica che complica le operazioni militari israeliane e aumenta il rischio di vittime civili.

Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha avuto un colloquio con il capo del Pentagono, Lloyd Austin, per discutere della minaccia rappresentata da Hezbollah e per aggiornare il governo americano sulle operazioni in corso. Gallant ha sottolineato la necessità di ridurre la capacità di Hezbollah di lanciare attacchi contro i civili israeliani, menzionando anche le implicazioni più ampie della situazione, con particolare riferimento all’influenza iraniana nella regione.

Yahya sinwar: la possibile eliminazione del leader di Hamas

Nel frattempo, sullo sfondo di questi avvenimenti, rimane l’incognita della sorte di Yahya Sinwar, leader di Hamas. Diverse fonti israeliane e internazionali hanno riportato la notizia che Sinwar potrebbe essere stato ucciso in un raid israeliano nelle ultime settimane, ma l’IDF non ha ancora confermato né smentito ufficialmente questa informazione. La sua morte rappresenterebbe un colpo devastante per la leadership di Hamas, già indebolita dall’offensiva israeliana in corso nella Striscia di Gaza.

Sinwar, noto per le sue precauzioni estreme per evitare la cattura o l’eliminazione fisica, avrebbe cambiato frequentemente nascondigli e si sarebbe addirittura travestito da donna per confondersi tra la popolazione. Le sue comunicazioni sarebbero state limitate ai corrieri, per evitare di essere intercettato dalle forze israeliane. Tuttavia, secondo alcune fonti, Sinwar potrebbe aver richiesto che la sua vita fosse risparmiata come parte dei negoziati per un eventuale cessate il fuoco, segnalando una situazione di crescente vulnerabilità per il leader di Hamas. L’eliminazione di Sinwar costituirebbe un ulteriore passo nell’intensificazione del conflitto, e mentre l’IDF continua a cercare di sradicare la leadership di Hamas, la sua morte potrebbe segnare una svolta significativa per la resistenza palestinese, complicando ulteriormente gli sforzi di mediazione e tregua nella regione.

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