L’esercito della Russia potrebbe diventare il secondo più grande al mondo: i piani di Putin

Per la terza volta dall’inizio della guerra con l’Ucraina, il presidente della Russia ha ordinato l’ampliamento dei ranghi con l’aggiunta di altri 180mila uomini

Presto l’esercito della Russia potrebbe diventare il secondo più grande al mondo dopo quello cinese. Il presidente Vladimir Putin ha ordinato l’ampliamento dei ranghi con l’aggiunta di altri 180mila uomini, che, sommati a quelli già arruolati, poteranno il totale a 2,4 milioni di elementi, dei quali 1,5 milioni saranno soldati. I nuovi ingressi diventeranno effettivi entro la fine dell’anno.

I precedenti

Dall’inizio della guerra contro l’Ucraina, che ormai dura da più di 900 giorni, Putin ha già preso dei provvedimenti finalizzati a rimpolpare le fila dell’esercito in altre due occasioni. Nell’agosto del 2022, il presidente ha annunciato l’ingresso di altri 137mila soldati nelle forze armate a partire dal 2023. A distanza di poche settimane, in seguito alla controffensiva dell’esercito ucraino che ha portato alla liberazione della regione di Kharkiv, lo zar ha annunciato una mobilitazione parziale, che ha richiamato al fronte i cittadini che in passato avevano avuto esperienze legate alla sfera militare.

Il presidente russo Vladimir Putin
Il presidente russo Vladimir Putin | EPA/VYACHESLAV PROKOFYEV / SPUTNIK / KREMLIN POOL MANDATORY CREDIT – Newsby.it

La mobilitazione è stata congelata solo a novembre 2023, dopo aver ingrossato le fila dell’esercito con 300mila uomini in più, ma poco dopo Mosca ha formalizzato un’ulteriore allargamento delle forze armate con l’arrivo di altri 170 mila soldati. La continua necessità di ricorrere a misure di questo genere potrebbe dipendere dalle ingenti perdite subite nel corso del conflitto, anche se la Russia ha fornito ben pochi dati ufficiali a riguardo. L’ultima informazione di questo tipo, che non è mai stata verificata da fonti indipendenti, risale al settembre 2022 e riguarda il numero dei soldati russi che sono stati uccisi durante i primi sette mesi della guerra: 5937.

Perché ora la Russia ha bisogno di nuovi soldati?

L’ampliamento dei ranghi ordinato dal presidente Putin potrebbe essere legato al recente avanzamento delle truppe di Kiev all’interno del territorio della Russia. Da alcune settimane l’esercito ucraino controlla una parte della regione di Kursk grande circa 1200 km quadrati. È la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale che Mosca deve fare i conti con un’incursione nel proprio territorio nazionale. Negli ultimi giorni le forze armate russe hanno intensificato le operazioni finalizzare a spingere gli ucraini oltre il confine e nel frattempo hanno fatto il possibile per fare pressione nel Donetsk, l’altro fronte caldo del conflitto.

Andrei Kartapolov, il presidente della commissione Difesa della camera bassa del parlamento russo, ha dichiarato che l’aumento dei soldati rientra in un piano per riformare le forze armate e incrementarne gradualmente le dimensioni, così da poterle adattare alla minacce “scaturite dal comportamento dei nostri ex partner stranieri”.
Nel corso di un’intervista con il quotidiano del parlamento russo, Parlamentskaya Gazeta, ha aggiunto che l’aumento dei militari permetterà di garantire la sicurezza nella parte occidentale della Russia. Si tratta di una conseguenza all’ingresso della Finlandia nella Nato.

L’Ucraina potrebbe usare delle armi occidentali in Russia

Dal canto suo, l’Ucraina sembra sempre più vicina a ricevere il via libera per l’utilizzo sul territorio della Russia delle armi a lungo raggio messe a disposizione dagli alleati occidentali. Tra di esse ci sono i missili Atacms e gli Storm Shadow, perfetti per colpire obiettivi distanti e difficili da raggiungere con i droni militari.

Finora il timore di una esclation ha spinto l’occidente a impedire a Kiev di usare simili armi al di fuori dei confini dell’Ucraina e in effetti è difficile prevedere come potrebbe reagire Mosca se le sue basi dovessero essere colpite da missili provenienti dagli Stati Uniti o dall’Europa. Nella peggiore delle ipotesi potrebbe attaccare un Paese della Nato, rischiando così di coinvolgere gli altri membri dell’Alleanza atlantica nel conflitto.

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