La Russia pensa già alla fine della guerra. E, soprattutto, pensa già a come ridisegnare la mappa dei territori occupati dalle sue truppe in Ucraina, proprio come fatto in Crimea nel 2014. È quanto rivela Schemes, il progetto investigativo della filiale ucraina di Radio Free Europe. La testata è infatti entrata in possesso della bozza di un documento redatto da alcuni alti ufficiali di Russia Unita, il partito del presidente Vladimir Putin, che vanta legami diretti con il Cremlino.
Analizzando i metadati del documento – intitolato ‘Manifesto del Consiglio popolare della Russia del Sud’ e datato 16 aprile – si può supporre che l’autore sia Roman Romanov, esponente di spicco dello schieramento dello Zar; o che quantomeno abbia preso parte alla sua creazione. In un secondo momento, il testo sarebbe poi passato nelle mani dell’oligarca Konstantin Malofeev. Noto sostenitore di Putin, Malofeev fu sanzionato nel 2014 per il suo sostegno all’annessione della Crimea. Ma in cosa consiste questo documento?
Ucraina, la Russia vuole creare una “Rus’ del Sud” nei territori occupati
Il testo teorizza la creazione di una “Rus’ del Sud” nei territori ucraini dell’Est e del Sud invasi e occupati dalle truppe russe. In particolare nelle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, che da tempo chiedono a Mosca di indire un referendum per la l’annessione del Donbass alla Russia. Ma anche nella regione di Kherson, dove il Cremlino vorrebbe creare un altro Stato fantoccio secondo fonti dell’intelligence Usa.
Il termine “Rus’” è un chiaro riferimento al termine utilizzato a partire dall’Alto Medioevo per indicare le popolazioni scandinave che vivono nelle aree delle attuali Ucraina, Bielorussia e Russia occidentale. Oltre a questi territori, la Rus’ di Kiev un tempo comprendeva anche una piccola parte dell’Est della Slovacchia e una striscia di terra della Polonia orientale.
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Regni poi confluiti sotto il controllo di Mosca con la nascita della Russia moderna. Secondo il ‘Manifesto’ l’Ucraina avrebbe infatti perso la sua legittimità con la rivoluzione del 2014 che ha portato alla cacciata del presidente filorusso Viktor Yanukovich. Non a caso, il Cremlino ha sempre sostenuto che le proteste di Euromaidan furono in realtà un golpe mascherato e che il governo ucraino fosse caduto in mano ai nazisti.
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“In risposta al terrore e all’imposizione totalitaria dell’ideologia del nazismo e di Bandera (dal nome del leader nazionalista ucraino Stepan Bandera, ndr) da parte dell’ex Stato ucraino, noi, nella forma del Consiglio popolare della Russia del Sud, prendiamo il potere nelle nostre mani e stabiliamo la creazione del nuovo Stato della Rus’ del Sud”, si legge nel testo.
Infine, questo manifesto programmatico stabilisce anche la lingua ufficiale di questa neonata nazione. Il russo è infatti indicato quale idioma principale, ma è riconosciuta anche la validità del dialetto ucraino. Uno Stato – si legge ancora – che si fonda sulla “parentela storica e genetica”; sulla “unità della nazionalità russa tripartita” (bielorussi, russi e ucraini); e sulla “amicizia fraterna e la mutua assistenza”.