Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha raccontato che gli capita di pentirsi dei propri tweet. Lo ha fatto durante un’intervista leggera con David Portnoy, il fondatore di Barstool Sports, un sito di intrattenimento che si occupa prevalentemente di sport e di cultura pop. “Le capita mai di pubblicare un tweet e poi svegliarsi la mattina dopo e dire: argh, vorrei non averlo pubblicato?”, ha chiesto Portnoy. “Spesso, spessissimo”, ha risposto Trump. Che poi ha aggiunto:
“Ai vecchi tempi scrivevi una lettera e dicevi, questa è una gran lettera, poi la mettevi sulla scrivania, ci tornavi il giorno dopo e ti dicevi: sono contento di non averla spedita. Ma non lo puoi fare con i tweet, no? Li pubblichi al volo, sei soddisfattissimo, poi cominci a ricevere telefonate con la gente che ti chiede: Ma hai veramente scritto quella roba? E io dico: cosa c’è di sbagliato in quel tweet? E poi scopri che sono un sacco di cose”.
Non solo i tweet: sono soprattutto i retweet a creare problemi a Trump
Trump ha però subito precisato che non sono tanto i suoi tweet a farlo pentire, quanto i retweet degli account di alcuni suoi sostenitori. “Quasi sempre è con i retweet che nascono i problemi”, ha detto il presidente, ammettendo di non comportarsi con accortezza in queste circostanze. Trump, che conta 84 milioni di follower, è stato a volte accusato di avere rilanciato tweet che sembravano diffondere teorie cospirazioniste o commenti razzisti.
Meno di un mese fa, per esempio, nel pieno dell’ondata di proteste anti-razziste seguite all’uccisione di George Floyd, Donald Trump ha pubblicato un video di due minuti in cui alcuni suoi sostenitori strillano “White power”, “Potere bianco”, lo slogan dei suprematisti bianchi. Per poi commentare: “Great people!”, “Gente fantastica”. Le reazioni polemiche, tra cui quella del rivale democratico Joe Biden, lo hanno poi costretto a rimuovere il tweet, prima che arrivare l’ennesima censura da parte del social contro i contenuti d’odio. “Ci sono delle volte che lo amo. Forse troppo”, è il suo commento finale sull’uso di Twitter.