Dopo le rassicurazioni arrivate dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in merito alle condizioni di salute dei 14 militari italiani feriti in Kosovo nella giornata di martedì 30 maggio, arrivano le parole di Josep Borrell, il capo della diplomazia europea. La tensione crescente nel Paese, con gli scontri in atto nel Nord, preoccupa i vari Stati europei, che temono il rischio di un’escalation ancora più violenta. Con la Nato che ha deciso di aumentare la Kfor, il contingente della missione in Kosovo, Borrell ha dichiarato: “Non possiamo permetterci un’altra guerra”.
Anche Tajani non ha nascosto il suo nervosismo: “Siamo molto preoccupati per quello che sta accadendo in questa parte dei Balcani dove purtroppo la tensione sta salendo. Ho parlato sia con Aleksandar Vucic presidente della Serbia, sia con Albin Kurti primo ministro kosovaro, invitando entrambi alla calma“, ha dichiarato in merito. Tajani ha poi parlato di “una riunione di Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, che sono i Paesi che lavorano per la stabilita’ della regione: insistiamo tutti con Vucic perché si possa arrivare a una pacificazione”.
Le parole di Tajani
Secondo il ministro degli Esteri è necessario far sì che l’insediamento dei nuovi sindaci “di etnia albanese nel Kosovo del Nord possa essere rinviato per cercare di calmare le acque”. Gli scontri, e il ferimento dei militari, ha spinto la Nato a dispiegare un contingente delle Forze di riserva operative per i Balcani occidentali. Ma l’Alleanza non si è fermata qui. Come stabilito dal comando della Forza alleata congiunta di Napoli, ad “un ulteriore battaglione di forze di riserva, è stato ordinato di ridurre i propri tempi di preparazione al dispiegamento da quattordici a sette giorni, per essere pronto a rafforzare le forze Nato in Kosovo, se necessario”.
Una decisione presa per prudenza, ha spiegato l’ammiraglio Stuart Munsch, al fine di garantire che “la Kosovo Force abbia le capacità di cui ha bisogno per mantenere la sicurezza in conformita’ con il nostro mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”.
L’intervento di Borrell
Non poteva mancare l’intervento dell’alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell. “L’Ue si aspetta che Kosovo e Serbia agiscano con responsabilità, e si impegnino nel dialogo facilitato dall’Unione per trovare soluzioni sostenibili alla situazione nel nord del Paese, per garantire la sicurezza di tutti i cittadini e preparare la strada per l’attuazione del nuovo accordo sulla normalizzazione. Abbiamo già molto violenza oggi in Europa. Non possiamo permetterci un altro conflitto. Spero che la mia voce venga ascoltata e che le persone si comportino in base alle nostre richieste”, ha dichiarato.
Ad aver sentito i leader della Serbia del Kosovo è stato anche Borrell, che ha chiesto di “adottare con urgenza misure per ridurre le tensioni immediatamente e senza condizioni. Ogni ulteriore azione unilaterale dev’essere evitata e la calma va ripristinata”. Nello specifico, secondo Borrell, le autorità del Kosovo dovrebbero fermare le “operazioni di polizia concentrate sugli edifici municipali nel Nord del Kosovo”, mentre i manifestanti violenti dovrebbero essere fermati.
Ad intervenire, inoltre, è stata anche la Russia, storica alleata della Serbia. Secondo Mosca, sarebbe la presenza della Nato a spingere l’escalation nei Balcani. A schierarsi a fianco del Paese, inoltre, anche Pechino, che ha esortato la Nato a “rispettare sovranità e integrità territoriali dei Paesi interessati a fare cose che favoriscano la pace regionale“.