All’indomani dell’annuncio di un “assedio totale” su Gaza, arriva il monito dell’Onu: privare i civili di beni essenziali per la sopravvivenza “è vietato dal diritto internazionale umanitario”, mette nero su bianco il capo delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk.
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ieri ha annunciato il taglio completo delle forniture di elettricità, cibo e benzina. “Stiamo combattendo animali umani e ci comporteremo di conseguenza”.
Gaza: quasi 800 morti e 190mila sfollati
Intanto il numero delle vittime palestinesi nella Striscia è salito a 770, tra cui 143 bambini e 105 donne. I feriti sono circa 4mila, secondo quanto riferito dal ministero della Sanità di Gaza, che ha anche denunciato attacchi contro squadre mediche e strutture sanitarie, provocando la morte di cinque operatori e il ferimento di altri dieci.
L’esercito israeliano ha avvisato la popolazione di lasciare la Striscia. E così a migliaia sono confluiti nel sud, nelle città di Rafah e di Khan Yunes, nel tentativo di allontanarsi dalle zone colpite dai bombardamenti israeliani. Ma hanno trovato il valico di Rafah tra Egitto e Gaza chiuso. Questa mattina ne era stata annunciata per domani la riapertura per i palestinesi che hanno già un permesso di ingresso nel Paese.
Ma poco dopo un raid aereo israeliano ha colpito il valico provocando “un buco che ostacola il transito verso e dalla parte egiziana”, ha riferito l’autorità di frontiera sul lato di Gaza. Il valico era stato appena riparato dopo un attacco avvenuto meno di 24 ore prima.
Il numero degli sfollati interni nella Striscia di Gaza sfiora quota 190mila, secondo l’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell’Onu. “La maggior parte si sta rifugiando nelle scuole dell’Unrwa“, l’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi, ha detto un portavoce dell’Ocha, Jens Laerke, in una conferenza stampa oggi a Ginevra.
Oms: aprire un corridoio umanitario sulla Striscia
L‘Organizzazione mondiale della salute chiede l’apertura di un corridoio umanitario dentro e fuori la Striscia di Gaza posta sotto assedio. “È necessario per raggiungere le persone con forniture mediche essenziali”, ha detto il portavoce dell’Oms Tarik Jasarevic in una conferenza stampa a Ginevra.
Il premier Netanyahu: “Ci aspettano giorni duri”
Nella notte l’aviazione ha intensificato gli attacchi prendendo di mira i “centri terroristici” dei miliziani. “Abbiamo solo cominciato a colpire Hamas e non ci fermeremo”, ha detto il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu. “Ci aspettano giorni duri ma siamo determinati a vincere questa guerra per il nostro popolo“. Il premier ha quindi lanciato un “appello ai partiti dell’opposizione per un governo di emergenza nazionale ma senza precondizioni”.
Secondo quanto riporta Axios citando fonti israeliane e americane, Netanyahu avrebbe già comunicato a presidente Usa Joe Biden l’intenzione di “entrare a Gaza” nel corso di un colloquio telefonico. “Dobbiamo andare dentro. Non possiamo trattare ora”.
Sale il bilancio delle vittime in Israele: mille morti
Il bilancio dei morti israeliani intanto continua a salire ed è arrivato a mille. Sono 2.500 i feriti, moltissimi gravi. Ci sarebbero poi 750 dispersi e almeno 100 ostaggi nelle mani di Hamas, inclusi americani e tedeschi. Sarebbero 260 i morti tra i ragazzi del rave sul deserto preso d’assalto dai miliziani. Il presidente Usa Joe Biden ha informato che tra le vittime ci sono “almeno 11” cittadini statunitensi.
Secondo quanto riporta il quotidiano Haaretz, l’organizzazione rabbinica Zaka ha annunciato la scoperta di 108 corpi di israeliani nel kibbutz di Be’eri, vicino al confine orientale con la Striscia di Gaza, nel primo giorno di ricerche delle vittime.
Hamas minaccia uccisione degli ostaggi
Hamas dal canto suo sfida lo Stato ebraico. “Cominceremo a giustiziare pubblicamente un civile israeliano in ostaggio per ogni bombardamento israeliano su abitazioni civili a Gaza senza preavviso”.
Il movimento si è pronto a combattere una lunga guerra e a utilizzare le decine di persone tenute ostaggio nella Striscia per garantire il rilascio dei palestinesi detenuti in Israele e negli Stati Uniti. “Ci siamo preparati bene per questa guerra e per affrontare tutti gli scenari”, ha detto Ali Barakeh, membro della leadership del gruppo in esilio a Beirut.
Si infiamma il fronte nord, battaglia con Hezbollah
E proprio a nord si infiamma un altro fronte, quello con il Libano dominato dagli Hezbollah, il “Partito di dio” armato. Al confine settentrionale ci sono stati scontri a fuoco tra l ‘esercito israeliano e i miliziani sciiti filo-iraniani, seguiti da bombardamenti di artiglieria lanciati da entrambe le parti.
La tensione lungo il confine nord è iniziata dopo che l’esercito israeliano ha parlato di alcuni sospetti miliziani infiltrati dal Libano. L’escalation è seguita con preoccupazione a Beirut, dove il premier libanese Najib Miqati, a capo di un governo di cui fanno parte ministri di Hezbollah, ha rotto il silenzio pronunciato la prima dichiarazione ufficiale del Paese dei cedri. Quanto sta accadendo, ha detto, è “il risultato inevitabile delle azioni del nemico israeliano contro i palestinesi e le loro rivendicazioni legittime”.
Intanto anche il presidente iraniano Ebrahim Raisi è tornato a farsi sentire. “Presto pregheremo insieme alla Moschea di al-Aqsa” nella città vecchia di Gerusalemme. “Malgrado la disparità di mezzi e di servizi fra le forze di resistenza e l’esercito sionista, i guerrieri palestinesi hanno mandato all’aria l’equilibrio del regime sionista, usando l’elemento sorpresa in un’operazione su vasta scala”, ha aggiunto prefigurando la “vittoria finale della nazione palestinese”.
Vertice Usa, Francia, Germania, Regno Unito e Italia
Ieri intanto c’è stato un vertice telefonico tra il presidente Usa Biden e gli alleati europei di Francia, Germania, Regno Unito e Italia, la termine del quale i cinque leader hanno espresso in una nota ufficiale “fermo e unito sostegno allo Stato di Israele e la condanna inequivocabile di Hamas e dei suoi spaventosi atti di terrorismo”.
La presidente del consiglio Giorgia Meloni in particolare “ha indicato la necessità di operare per evitare un ampliamento della crisi a livello regionale e per tutelare la popolazione civile coinvolta”, ha riferito Palazzo Chigi.
A Pratica di Mare i primi 200 italiani da Tel Aviv
Intanto questa mattina sono atterrati nell’aeroporto militare di Pratica di Mare due Boeing dell’aeronautica che hanno riportato in Italia i primi 200 connazionali che hanno voluto lasciare Israele. Sempre oggi sono in programma altri due voli con l’arrivo da Tel Aviv di altri 180-200 italiani.