Con la sua capitale Giacarta che continua a sprofondare nel Mar di Giava, il governo dell’Indonesia ha scelto un luogo per costruire una nuova capitale da zero. Il presidente Joko Widodo aveva annunciato due anni fa che la nuova città sarebbe nata nella provincia del Kalimantan orientale, nella lussureggiante ( e protetta) isola del Borneo. E oggi il Parlamento ha approvato il disegno di legge che darà il via ai lavori.
Perché l’Indonesia ha deciso di spostare la capitale
Giacarta è da anni alle prese con un enorme carico ambientale. Traffico e sovraffollamento hanno contribuito ad aggravare la qualità dell’aria in città, giudicata la peggiore nel sud-est asiatico, secondo uno studio di Greenpeace. Ma Giacarta non è solo inquinata, sta anche affondando.
Le aree del nord di Giacarta, compresa la diga progettata per proteggerle, stanno affondando a una velocità stimata di 25 cm all’anno. Inoltre la città non fornisce abbastanza acqua potabile. Di conseguenza gli abitanti fanno affidamento in gran parte su pozzi che estraggono l’acqua da falde acquifere, portando al collasso del terreno.
I piani per allontanare il governo da Giacarta, una megalopoli di 10 milioni di persone, sono stati presentati da più presidenti. Ma nessuno era arrivato così lontano.
Quanto è insolito trasferire una capitale?
Un po’, ma non inaudito. Nel 2005 Naypyidaw ha sostituito Yangon come capitale del Myanmar, mentre Canberra divenne capitale dell’Australia nel 1911. Anche Brasilia sostituì Rio de Janeiro come capitale del Brasile nel 1960, spostando la capitale in una posizione più centrale in Paese.
Come sarà la nuova città?
L’intera città, il cui completamento è previsto per il 2045, occuperà circa 495.000 acri di terra, due volte e mezzo la dimensione di New York City. Il governo indonesiano afferma che almeno il 50 per cento sarà spazio verde aperto, con parchi e giardini, uno zoo e un complesso sportivo, “integrati nel paesaggio naturale come le aree collinari e i sistemi fluviali“, nelle parole del ministro della pianificazione Bambang Brodjonegoro.
Fa tutto parte di una grande strategia per rendere la capitale dell’Indonesia una “città forestale”, che non solo lascerà indisturbate le foreste protette del Borneo, ma “ripristinerà l’ambiente nel Kalimantan“, ha affermato Brodjonegoro.
Giacarta attualmente ospita 10 milioni di persone e la nuova capitale dovrebbe ospitarne fino a 1,5 milioni, per lo più dipendenti del governo e le loro famiglie.
Mentre il governo ha promesso che la nuova capitale, Nusantara, sarà più intelligente, più pulita e più verde, la scelta della nuova location ha destato non poche preoccupazioni tra gli ambientalisti.
Il governo ha affermato che la nuova città sarebbe costruita su un terreno demaniale vicino ai centri urbani esistenti. E ha promesso che l’impatto ambientale sarà positivo.
“Non disturberemo nessuna foresta protetta esistente, invece la riabiliteremo“, ha affermato il ministro della pianificazione Bambang Brodjonegoro.
Tuttavia si teme che il piano e l’aumento del numero di persone che vivono sull’isola possano avere gravi impatti ambientali, anche per l’habitat della foresta pluviale.
I rischi ambientali
Kalimantan ospita quasi 7 milioni di acri di foresta protetta e oranghi in pericolo di estinzione. Inoltre negli ultimi anni e la regione ha affrontato una serie di sfide ambientali. Mentre il tasso di perdita di foreste in Indonesia è complessivamente diminuito, la provincia è un’eccezione. Secondo il World Resource Institute, nel 2018, il Kalimantan orientale ha perso quasi 1,5 milioni di acri di foresta primaria. Con un aumento del 42% della deforestazione rispetto all’anno precedente. E l’attiva industria mineraria della provincia, che secondo i critici il governo è stato troppo indulgente nella regolamentazione, ha contribuito al degrado ambientale.
Uno dei maggiori rischi nella costruzione di una nuova capitale nel Borneo, tuttavia, è che la deforestazione potrebbe aumentare le emissioni di gas serra dell’Indonesia, che sono già tra le più alte al mondo.
Il problema della deforestazione in Indonesia
Le foreste del Borneo sono costituite in gran parte da torbiere, un tipo di terreno che contiene circa 12 volte più carbonio rispetto ad altre foreste pluviali tropicali. Solo un ettaro di torbiera può rilasciare circa 6.000 tonnellate di anidride carbonica quando viene bruciato.
La deforestazione è stata un problema a Boreno per decenni, poiché le sue foreste pluviali sono state bruciate e tagliate per far posto alle piantagioni di palma da olio. Tra il 1973 e il 2015, il Borneo ha perso circa 32.000 km quadrati delle sue foreste secolari.
Benché tra gli accordi della Cop26 vi fosse quello di eliminare la deforestazione entro il 2030, l’Indonesia a poche ore dalla firma è tornata sui suoi passi. Sostenendo che quanto deciso dai leader a Glasgow fosse ingiusto e che la priorità del paese era di concentrarsi sullo sviluppo prima che sull’ambiente.