L’Unione europea ha finalmente raggiunto l’accordo sul sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia: quello che riguarda l’embargo al petrolio e che era stato annunciato dall’inizio di maggio. I negoziati si sono trascinati fino a notte fonda, dopo di che l’Ungheria ha ottenuto la deroga che cercava. Ma il suo “no” all’embargo ha aiutato anche altri Paesi a dissimulare dubbi e divisioni. Quelle inevitabili tra 27 Stati alle prese con scenari imprevedibili fino a pochi mesi fa e con interessi geostrategici che non possono coincidere automaticamente.
Ma sono anche le divisioni che permettono ai russi di procedere, in modo lento ma all’apparenza inesorabile, nella conquista del Donbass. È un’intesa complicata per la tempistica, le eccezioni, i calcoli sulla sua durata e le valutazioni sulle sue conseguenze. Da tenere conto che, tra le nuove sanzioni su cui si è trovato il nuovo accordo, c’è anche l’ingresso nella black list del patriarca Kirill e l’esclusione dal sistema Swift di Sberbank.
Embargo al petrolio solo via mare: la posizione dell’Italia
Il divieto d’importazione riguarderà solo il petrolio che arriva via mare. Non quello che arriva attraverso l’oleodotto Druzhba, che rifornisce l’Ungheria ma anche Germania e Polonia. Anche la Repubblica Ceca ha ottenuto una deroga di 18 mesi. Per tutti gli altri Paesi il divieto entrerà in vigore entro la fine dell’anno. Ma quanto petrolio russo sarà bandito?
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“Il blocco permetterà di tagliare due terzi del petrolio importato dalla Russia”, assicura il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. “Vieterà il 90% del greggio russo”, calcola invece Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione europea considera infatti l’impegno di Germania e Polonia a fare a meno entro l’anno del petrolio russo, anche di quello che arriva via oleodotto. E quindi l’unica deroga riguarderà l’Ungheria, che importa solo il 7% del totale europeo. Il suo premier Viktor Orbán può dunque proclamarsi vincitore. Anche se l’Ue sottolinea la temporaneità della deroga.
L’Italia, insieme ad altri Paesi, si era mostrata perplessa sul rischio che Germania e Polonia sfruttino a loro vantaggio la deroga ottenuta dall’Ungheria. Non a caso, Mario Draghi aveva chiesto di “mantenere unità sulle sanzioni”, sottolineando che “l’Italia è d’accordo sul pacchetto purché non ci siano squilibri tra gli Stati Ue”. Ora Roma si aspetta che Berlino e Varsavia mantengano l’impegno.
Le altre misure
Oltre all’embargo, il sesto pacchetto di sanzioni prevede l’esclusione dallo Swift (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, il sistema che consente le transazioni interbancarie) di Sberbank, la principale banca russa, e l’inserimento nella blacklist di altre personalità, tra cui il patriarca ortodosso Kirill.
Il valore politico dell’embargo al petrolio russo è ancora tutto da analizzare. Il blocco ci sarà ma entro fine anno, quando la guerra sarà probabilmente finita. Nonostante il via libera di stanotte, a Kiev e in alcune capitali europee il timore è che la determinazione di certi governi a sostenere l’Ucraina sia in recessione. L’invasione lanciata da Putin è entrata in una fase decisiva che potrebbe determinare gli esiti della guerra.
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Intanto la prima nave cargo, dopo due mesi di blocco dovuto alla guerra, ha lasciato il porto di Mariupol, trasportando un carico di metallo. È stata la prima ad entrare nel porto dopo la fine dei combattimenti nella città ucraina.
Putin vuole l’occupazione totale del Donbass entro il primo luglio
Secondo quanto riferito dall’emittente ucraina Canale 24, che cita come fonte l’intelligence di Kiev, Putin avrebbe incaricato l’esercito russo di arrivare fino ai confini amministrativi del Donbass entro il primo luglio.
L’obiettivo del Cremlino sarebbe quello di completare l’occupazione regioni di Luhansk e Donetsk rispettivamente entro il primo giugno e il primo luglio. Al momento la Russia sta concentrando tutte le sue forze sulla presa di Severodonetsk, dove continuano a infuriare i combattimenti. Secondo quanto riferito dal Consiglio norvegese per i rifugiati, nella città fino a 12mila civili sono ancora intrappolati e bisognosi di aiuto.
“Sono inorridito nel vedere Severodonetsk, la fiorente città dove avevamo il nostro quartier generale operativo, diventare l’epicentro di un altro capitolo della brutale guerra in Ucraina“. Lo ha dichiarato Jan Egeland, il segretario generale del Consiglio norvegese per i rifugiati. Dopo il bombardamento di un veicolo di evacuazione vicino a Lysychansk, in cui un giornalista francese è rimasto ucciso e diverse persone sono rimaste ferite, l’evacuazione dalla regione di Lugansk è stata interrotta.
Ucraina, la rimozione delle auto abbandonate e danneggiate trovate a Mariupol
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“Gli occupanti hanno iniziato a portare tutte le auto trovate in città, intatte e danneggiate, senza proprietari, sul sito del mercato ‘Azov’. Se i proprietari non si presentano entro un mese (anzi prima del 1° luglio), tutte le auto saranno riconosciute di proprietà della ‘repubblica giovane’. Il secondo passo dopo la registrazione degli immobili al furto completo della proprietà di Mariupol. Ciò che miracolosamente è rimasto dopo le bombe aeree, la grandine e i tornado. Rabbia, solo rabbia“. Così il Comune di Mariupol, in Ucraina, sulla rimozione forzata delle auto abbandonate trovate per strada in città.